Zone marginali, l’umana speranza nella lirica di Airam
La voce morbida di Airam scivola nuda sotto pelle e canta Zone marginali, il primo singolo estratto dall’album omonimo.
Zone marginali dell’umano sentire dove sterminare a perdita d’occhio il cuore. Zone sopravvissute comunque e lambite dai sentimenti. La voce morbida di Airam scivola nuda sotto pelle, e canta.
Canta il sottile piacere dell’incontro, il bisogno d’affetto, la voglia di redimere sé stessa. La vulnerabilità di una donna allo specchio, gli occhi accesi di vita, e “pensare a ripetizione che non vorrei essere io”. La seduttiva dualità di un’anima che si urla in faccia di esistere davvero, a dispetto di tutto e tutti. Airam ci riesce attraverso la sua musica.
«La musica è stata un modo per sopravvivere.» spiega l’artista «Rappresenta una profonda ed intensa forma di comunicazione, un ponte che congiunge l’intima dimensione spirituale dell’atto creativo con il mondo reale.»
Un mondo dove ai margini delle nostre esistenze routinarie, ci raggiungono pensieri tornati vividi, nostalgie antiche. La memoria del cuore ci riporta al passato cancellato, a visi e anime che ci tenevano in vita. Scopriamo che persino il dolore, dal quale abbiamo sempre fuggito, può essere una benedizione.
Assuefatti alla solitudine che si consuma in mezzo agli altri, ammaestrati all’invidia, all’astio, alla diffidenza, nutriamo segretamente una speranza. In zone marginali della nostra mente, esiste un “noi” che rimane. Rimane nonostante i pronomi personali e quelli possessivi, nonostante le mura di cemento armato, le proprietà private. Resiste un’umana capacità di comunione, di provare ancora affetto, empatia, desidero.
“In zone marginali sopravvive il sogno di un’umanità non corrotta, in attesa che le persone arrivino a reclamarla”.
Zone marginali, tra il quartiere Canalicchio di Catania e Parco Dora di Torino. Il video rimanda idealmente a tutte le periferie del mondo, a tutte le marginalità del pianeta. Come se Airam cantasse e Asia Passerella danzasse in nome di ogni diversità, di ogni cultura alternativa. Le diverse foto di murales, scattate da Francesco Giugiaro, esaltano inoltre l’anima migrante del brano. Rafforzano l’invito a spostarsi dai luoghi comuni verso quei luoghi che ci rappresentano. Per la regia di Andrea Tomaselli, il videoclip di Zone marginali è disponibile al seguente link https://youtu.be/WZB07l3MSI4.
Musicalmente concepito in un mood acustico, il brano è stato realizzato presso TRP Music di Riccardo Samperi a Tremestieri Etneo (CT). È prodotto artisticamente da Edoardo Musumeci che suona anche le chitarre acustiche ed elettriche, e cura gli arrangiamenti assieme a Mario Pappalardo al piano. La batteria è di Angelo Spataro; il basso di Domenico Cacciatore; il violoncello di Alessandro Longo; la viola di Gaetano Adorno. La voce è quella sinuosa di Airam.
Biografia
Innamorata dell’arte, appassionata di libri, patita di cinema. Soprattutto quando alle immagini dei film si uniscono quelle melodie senza tempo. Si spengono le luci in sala, vanno via i pensieri pesi e si accende l’immaginazione, l’incanto, lo stupore. Per Maria Tomaselli, una laurea in Lingue e letterature straniere e quattro anni al Conservatorio “Vincenzo Bellini” di Catania, si è trattato di una scoperta. Nuovi mondi, nuove emozioni, un altro modo di comunicare attraverso un diverso linguaggio.
Il pianoforte di zia Amalia è il primo passo verso la musica. Quando capitava che i genitori la portavano a farle visita, restava seduta davanti a quei tasti bianchi e neri. Ne era completamente attratta, rapita. E, in quel mondo, si sente a proprio agio, sta bene, è solo e soltanto sé stessa. In seguito, arrivano i primi strumenti musicali. Elementi tutti che hanno rappresentato, nel tempo, la possibilità di convogliare in un primario canale espressivo la profondità, i sentimenti, l’unicità. Un viaggio lontano dalla quotidianità e dalla noia. Una speciale lente per osservare le cose dall’interno, non dall’esterno. L’arte diviene ben presto il modo di esprimere il suo stato d’animo, le sue emozioni, il suo mood interiore.
La siciliana Airam inizia a comporre, a scrivere canzoni. Tante. Ma anche musiche per corti e lungometraggi. Ha sempre preferito affidarsi al suo orecchio, alle sensazioni, ai movimenti interiori, all’atto creativo della composizione. Pian piano, fa lo stesso col canto. Premio Recanati, Festival di Castrocaro, Laboratorio 5, Rai Stereo Due e l’acquisita consapevolezza della propria identità. Una cantautrice nel pieno della maturità artistica, che prima di tutto è donna. Una donna ammaliata dal potere seduttivo dell’arte. Uno straordinario potere con cui tentare di costruire o anche solo percepire, odorare una nuova umanità. Un rinascimento che è possibile, se si pensa all’incredibile potenziale di ogni essere umano. Se solo si prova a sentire di più, a guardare più in là… oltre la siepe.
Oggi Airam non ha paura di mettersi a nudo. Esce allo scoperto con un progetto di ampio respiro e pubblica Zone marginali, il primo singolo estratto dall’album omonimo. Un disco d’autore prodotto artisticamente da Edoardo Musumeci e realizzato presso TRP Music di Riccardo Samperi a Tremestieri Etneo (CT). “In zone marginali sopravvive il sogno di un’umanità non corrotta, in attesa che le persone arrivino a reclamarla”.
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