GOOD OMENS seconda stagione: LA RECENSIONE
La prima stagione di Good Omens, come ricorderete, era tratta da un romanzo autoconclusivo intitolato “Buon apocalisse a tutti”. Tanto nella serie televisiva quanto nel libro, si concentra sull’imminente apocalisse e sulle avventure di Crowley e Aziraphale nel tentativo di fermarla.
Neil Gaiman immagina questa seconda stagione di Good Omens come una sorta di prequel al nuovo romanzo che lui e Pratchett, scomparso nel 2015, avevano in mente. Liberato da vincoli, Gaiman è libero di continuare la saga tenendo conto solo di ciò che potremmo eventualmente vedere nella terza stagione.
Con questa premessa, Gaiman costruisce una stagione molto meno complessa a livello narrativo, talmente semplice da sembrare vuota e priva di sostanza. Tuttavia, questo non è il caso. Gaiman si concentra sul rapporto tra l’angelo e il demone, esplorando la loro lunga relazione, dall’alba dei tempi fino ai giorni moderni in cui è ambientata la serie. Non ci sono apocalissi, bambini o profezie che animano la narrazione, ma solo un’approfondita analisi di una relazione tra un angelo cacciato dal paradiso e un demone che finalmente vive senza vincoli infernali.
Good Omens: Season 2
La stagione inizia con i nostri protagonisti che hanno trovato un equilibrio sulla terra, alcuni anni dopo la mancata apocalisse. La routine dei protagonisti viene interrotta dall’arrivo dell’Arcangelo Gabriele (interpretato da Jon Hamm). Un arcangelo che non ha nulla a che fare con il personaggio arrogante e spietato della prima stagione. Scopriamo che Gabriele è colpito da una improvvisa amnesia e sarà compito dei nostri protagonisti proteggerlo e scoprire il mistero.
I due mondi ultraterreni sono sempre più rappresentati come uffici, con regole rigide e burocrazia infinita. Questo permette a Gaiman di esprimere un umorismo e una satira che riprendono le basi impostate nella prima stagione.
Sia le forze dell’Inferno che quelle del Paradiso lo cercano e saranno proprio i nostri protagonisti a proteggerlo, trovando anche il tempo per fare da cupido a due impacciate negozianti del vicinato.
Tra i momenti memorabili della prima stagione c’erano i flashback incentrati sugli eventi narrati nella Bibbia che avevano coinvolto i due protagonisti e la cronaca dei loro incontri con le grandi figure del passato. La seconda stagione porta questa parte della narrazione a un livello superiore, con una messa in scena più accurata e ricca.
Good Omens: Season 2
Il climax della stagione non si trova nel ritrovamento di Gabriele da parte del Paradiso e dell’Inferno, ma nei minuti finali che portano Crowley e Aziraphale a separarsi dopo un bacio sofferto e arrabbiato. Questo ci conferma come Gaiman abbia interpretato e scritto la serie come un ponte: infatti sono proprio gli ultimi minuti della stagione a porre le basi per la storia che lui e Pratchett avevano già ideato.
Sarà questa narrazione a rientrare nella eventuale Terza stagione, e noi non vediamo l’ora.
Silvia Maddalo per LiveMedia24.
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