THE ANIMAL KINGDOM
Il giovane regista francese Thomas Cailley porta nelle sale una ventata di nuovo
The Animal Kingdom
E se un giorno ci svegliassimo scoprendo una strana mutazione che lentamente ci trasforma in un animale?
E’ quello che accade ad alcuni personaggi dell’originale The Animal Kingdom, (attualmente nelle sale).
Porta una ventata di nuovo, alla sonnolenta estate cinematografica, questo originale film del regista francese Thomas Cailley (1980), al suo secondo lungometraggio, dopo The Figters – Addestramento di vita, di dieci anni fa. Un fantasy in cui due ragazzi si arruolano nell’esercito ma finiscon0 per fuggire e correre nei boschi.
Il nuovo film, The Animal Kingdom, riconferma la passione di Thomas Cailley per il genere fantasy, anche se in realtà il nuovo lavoro è un melange poco classificabile, che unisce l’ horror, strizza l’occhio alla fantascienza, non rinuncia al genere di formazione, con uno sguardo acuto sul sociale e una accentuata sensibilità ecologista.
Film di apertura della sezione Un Certain Regard del Festival di Cannes, edizione 2023, vince cinque premi ai César – 2024, precisamente: miglior sonoro, migliore fotografia a David Cailley, migliore musica a Andrea Laszlo De Simone, migliori costumi, migliori effetti visivi.
Il progetto
L’idea nasce durante l’attività del regista di giurato per La Fémis (scuola di cinema statale francese di Parigi), in cui legge una sceneggiatura scritta da Pauline Munier, che parla del tema della ibridazione uomo – animale. Colpito nel profondo, Thomas Cailley avverte ” la sensazione che in quella metafora convergono tutti i temi” che gli sono cari: “la trasmissione, i mondi che vogliamo lasciare in eredità, quelli che ereditiamo, quelli che distruggiamo e quelli che, forse, restano ancora da inventare”.
The Animal Kingdom nasce dunque dalla collaborazione tra una giovane sceneggiatrice ed un regista visionario. Insieme creano una storia che racconta la relazione tra un padre ed un figlio sedicenne, in un momento in cui nel mondo accadono strane mutazioni che risvegliano “la parte animale” degli esseri umani, “come un gene latente che si risveglia offuscando il confine invisibile tra umanità e natura”(Thomas Cailley)
L’uomo nella natura
I due personaggi François (Romain Duris) ed Émile (Paul Kircher), rispettivamente padre e figlio, devono affrontare un evento inaspettato che li colpisce da vicino: la moglie e madre sta subendo la mutazione e per questo è rinchiusa in un istituto assieme ad altri individui colpiti dalla stessa trasformazione seppur in forme animali diverse. La vita di François, ecologista convinto e pronto a non rinnegare l’amore per la moglie, deciso inoltre a proteggere suo figlio ed educarlo ai suoi valori, cambia in fretta. Il figlio Lucas si ritrova in una nuova scuola ed il padre si adatta ad un lavoro di tuttofare in un ristoro della regione meridionale dove insieme si trasferiscono per seguire l’amata.
Un incidente del mezzo che deve trasferire LE BESTIE in un istituto apposito porta alla libertà gli strani mutanti e crea una forte reazione nel tessuto sociale in cui i personaggi si muovono.
Le BESTIE e gli uomini
The Animal Kingdom è un film piacevolmente fluido, sceneggiatura e regia creano una tensione costante ma non eccessiva. Belle le immagini dei boschi e delle paludi della Guascogna rese da una fotografia riconosciuta con un premio, interessanti gli effetti speciali e i costumi che creano gli strani esseri. La colonna sonora che accompagna l’azione è di Andrea Laszlo De Simone, musicista molto noto in Francia e soprattutto nel cinema d’ Oltralpe.
I temi della crescita di un adolescente con l’irrompere delle mutazioni, della ricerca del proprio posto nel mondo hanno in realtà un alto tasso simbolico. Tra le molteplici riflessioni su cui ci si può soffermare, merita una particolare attenzione il dualismo tra la dimensione umana e quella ferina. La sceneggiatura crea quasi un’ antitesi tra le Bestie libere, il compiersi sempre più della loro transizione e l’armonia del loro essere in natura, contrapposta alla società umana che impaurita le rifiuta (ad eccezione di qualche caso), cercando in tutti i modi di dominarle o annientarle. Gli autori sembrano suggerire che il pianeta è di tutti, uomini e bestie e che si possono trovare dei sistemi di convivenza e rispetto di ogni individualità di qualunque forma di vita.
Emma Borella per Livemedia24
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