LA TESTIMONE – SHAHED

Una ordinaria storia di violenza sulle donne

Uno sguardo al femminile

Arriva nelle sale il 31 ottobre Shahed – La testimone, terzo lungometraggio dell’iraniano Nader Saeivar, scritto insieme a Jafar Panahi autore anche del montaggio. I due cineasti, già assieme anche in “Tre volti” e “Gli orsi non esistono”  proseguono  la loro finalità di documentare la realtà del loro paese, in questo caso esplorando un tema  che valica i confini nazionali e accomuna le donne di ogni società esposte alla violenza domestica.

Il film The Witness (titolo inglese), quasi clandestino in patria, girato a Teheran “sottotraccia” in 45 giorni  per sfuggire ai controlli governativi, dopo due mesi di montaggio,  è stato tecnicamente completato  all’estero. Incerta anche la presenza della pellicola al Festival di Venezia, comunicata alle autorità iraniane solo 15 giorni prima e fino all’ultimo in bilico anche  la partecipazione  del cast all’evento.

Una storia di ordinaria violenza

Shahed  racconta di Tarlan, una anziana signora, testimone degli avvenimenti  che hanno condotto alla Rivoluzione ed all’avvento dello Stato Islamico in Iran. Madre adottiva di Zara, la donna coraggiosamente partecipa  alle attività del sindacato a cui si rivolgono molte donne per risolvere i loro problemi più gravi. L’adorata Zara è una provetta danzatrice, che trasmette alle  allieve della sua scuola la capacità e l’armonia di esprimersi con il corpo in equilibrio ed in connessione con la propria interiorità. Il marito però la maltratta  ed in modo violento le chiede di rinunciare alla sua attività. Le vessazioni  domestiche quotidiane non si fermano alle  percosse …  Tarlan compie una vera e propria indagine per scoprire la verità della morte di Zara sotto gli occhi della giovane Ghazal, figlia della vittima, che incarna la coraggiosa volontà delle nuove generazioni  di resistere alla oppressione ed agli abusi.

Il punto di vista di Nader Saeivar

“La testimone – Shahed è il riflesso delle attuali condizioni della società iraniana. Il film mostra il modo in cui il governo agisce e come le persone debbano obbedire anche a scapito della loro dignità. Questa storia ci mostra che di fronte a un regime repressivo, le persone che fanno di tutto per mantenere la loro dignità e umanità vengono cancellate e la verità distrutta. L’antagonista di questa storia è un cittadino che tratta con dei governi stranieri per conto del regime iraniano, il cui scopo è aggirare le sanzioni economiche. Qualsiasi crimine commesso sarà ignorato o addirittura nascosto da questa politica di
immunità del governo. E finché queste persone continueranno ad agire da intermediari, la loro esistenza
rimarrà fondamentali per il regime. La testimone – Shahed esamina questa situazione attraverso una storia personale. L’omicidio commesso da uno di questi intermediari deve essere insabbiato. Ma c’è
una testimone e questa testimone non vuole svendere la sua dignità di fronte alla pressione politica e alla paura” racconta il regista.

Conclusione

Il film colpisce per la toccante l’interpretazione dei personaggi femminili che trasmettono con profondità incisiva gli argomenti trattati. Le tre immagini di donne rappresentano altrettante generazioni oppresse dalla violenza fisica e psicologica. Le accomuna il desiderio di non piegarsi al dominio maschile e ad un potere teocratico che svilisce ogni ruolo femminile nella società, limitando in modo inaccettabile la libertà personale. In questa vicenda, però, i fatti più gravi di sopraffazione avvengono all’interno della famiglia. Purtroppo, ed è triste ricordare che,  ciò non  accade  solo in Iran!

A cura di Emma Borella per http://LiveMedia24.com

 

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