Incontriamo Margherita Ferri, la regista del film “Il ragazzo dai pantaloni rosa”
Una storia che ha colpito gli animi altrui, "Il ragazzo dai pantaloni rosa", e che meritava di essere raccontata con la giusta intensità grazie a Margherita Ferri e ai suoi protagonisti.
Una storia che meritava di essere raccontata, “Il ragazzo dai pantaloni rosa”, questa la scelta dell’abile regista Margherita Ferri.
Un secondo lungometraggio per Margherita Ferri, un cast voluto, ricercato, un’occasione per parlare di un tema importante, più che degno di nota.
Vi lasciamo alle parole di Margherita Ferri, alla sua passione per la regia, all costruzione di questo progetto.
Ti ringraziamo per aver accolto il nostro invito, Margherita. Un secondo lungometraggio all’attivo, “Il ragazzo dai pantaloni rosa”, un cast più che apprezzato, per una storia degna di nota, dal 7 novembre nei cinema. Cosa puoi dirci a riguardo?
Mi sono chiesta più volte se era o meno il caso di intraprendere questo racconto così doloroso, straziante, legato ad una morte precoce. Ho poi deciso di affrontare tutto ciò parlandone da un punto di vista onesto, senza togliere nulla al valore che di per sé ha già. Ho voluto parlare ai giovani, artefici volontari o meno di bullismo, in modo da far sì che possano rendersi conto del peso che tutto ciò può assumere.
Nel cast figurano Claudia Pandolfi, tra tutti, Corrado Fortuna, Samuele Carrino, Sara Ciocca e Andrea Arru. In base a cosa li hai scelti?
Adoro lavorare con gli attori, dare loro il giusto peso, provando tanto, adattando i dialoghi in base alla loro personalità, affinché possano essere affini ad ogni singola persona. Per i giovani ho effettuato dei casting mentre avevo già ben chiara l’idea di avere nel cast, nel ruolo della mamma, Claudia Pandolfi e per fortuna era libera da qualsiasi impegno. Claudia si è commossa nel conoscere la storia, vuoi per il fatto di essere mamma di due figli maschi, ed è stata abilissima nel gestire anche il piccolo Pietro Serpi che impersona uno dei suoi figli all’interno della storia. Che dire di Samuele Carrino, abilissimo, portato per la recitazione. Del suo girato non abbiamo buttato nulla.
Quali altri storie vorresti poter raccontare un domani?
Mi piace raccontare le diversità, le problematiche giovanili, proprio come accade nel mio primo lungometraggio, “Zen – sul ghiaccio sottile”. Non appena arriverà qualcosa di giusto da raccontare lo farò, con la passione di sempre.
Alessia Giallonardo per LiveMedia24
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