Beetlejuice Beetlejuice, la recensione

Il divertente film di Tim Burton resiste al botteghino

Beetlejuice Beetlejuice, il nuovo film di Tim Burton.

Scelto come film di apertura alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, Beetlejuice   è nelle sale dal 5 settembre e sta riscuotendo un meritato successo, mantenendo il secondo posto nella classifica dei film più visti la scorsa settimana.

Dopo cinque anni di pausa dal set, il regista statunitense gira una commedia/horror convincente, con un cast affiatato e di primo ordine composto da alcuni attori che già recitarono  nel primo  Beetlejuice, uscito nel  1988, quali Michael KeatonWinona Rider, Catherine O’Hara, accanto a  nuovi interpreti come Monica Bellucci, Willem Dafoe e la giovane Jenna Ortega. Il divertente Horror non tradisce le aspettative degli amanti di Burton, riserva altresì una piacevole sorpresa allo spettatore che si fa tentare dal genere. Garantiscono l’ incalzante sceneggiatura, la regia impeccabile e  una dose massiccia di effetti speciali fatti “alla vecchia maniera”, sorprendenti ed esilaranti.

Dopo i condizionamenti subiti dalla Disney nella realizzazione del controverso Live-action Dumbo, Burton libero da ogni vincolo, ritrova la pienezza del suo universo onirico, in cui convergono diverse  dimensioni che si intersecano in una commistione di vita e morte originalissima.

Un successo meritato

Beetlejuice Beetlejuice  è la prova di  una capacità di confezionare cinema davvero completa, forte della fervida fantasia e di un passato ricco di esperienze artistiche-cinematografiche che in questo film sembrano convogliare in  equilibrio. Si tratta di una sorta di summa dell’universo spettrale Burtoniano che rispecchia la sua grande passione per la dimensione sconosciuta della morte e per l’horror, coltivata  fin dalla  gioventù, inizialmente  nutrita  ed ispirata dal mondo narrativo di Edgar Allan Poe, composto da  presenze e spiriti inquietanti.

Per una visione più consapevole

Tra la filmografia precedente di Tim Burton alcune opere possono essere richiamate brevemente per offrire allo spettatore una visione più approfondita e consapevole di questo film. Opere che in un qualche modo mantengono una sorta di liaison con Beetlejuice Beetlejuice.

Nel 1984 il regista gira il corto Frankenweenie in cui riprende in modo originale il mito dell’inventore Victor Frankenstein che trasforma in un bambino intento a ricostruire il suo cagnolino Sporky, morto in seguito ad un incidente, con cuciture e marchingegni elettronici.

E’ il 1988 quando Burton crea la pellicola che lo rende famoso: Beetlejuce-Spirito porcello. Ancora una volta i morti sono i protagonisti. Una coppia scomparsa infesta la casa dove ha vissuto e si rivolge ad un bio-esorcista  per scacciare i nuovi abitanti (vivi).

La sposa cadavere è del 2005, lungometraggio girato in stop motion, una tecnica molto cara a Burton appassionato di fumetti e animazione da sempre. Nel film, nominato all’Oscar come Migliore lungometraggio d’animazione, il mondo dei vivi e dei morti si mescolano, e stranamente, l’oltre tomba è molto più spassoso e divertente rispetto alla dimensione dei vivi, decisamente più tetra.

Nel 2007 arriva un vero e proprio musical, ovvero Sweeney Todd – il diabolico barbiere di Fleet Street, interpretato da un incredibile Jonny Deep, premiato come Miglior film commedia o musicale ai Golden Globe. Nello stesso anno Tim Burton ottiene Il Leone d’Oro alla carriera alla Mostra del Cinema di Venezia.

Il sodalizio con Jonny Deep continua nel 2012 in Dark Shadows, in cui l’attore interpreta Barnabas Collins, giovane ricco, colpevole di avere fatto innamorare in modo ossessivo una strega.

Dunque, quale sarà la strana storia di Beetlejuice Beetlejuice? Non resta che andare al cinema per scoprirlo!

 

Emma Borella per http://LiveMedia24.com

 

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