LiveMedia24 incontra oggi l’attore Carlo Caprioli tra progetti, passioni e quei primi calci al pallone. Diplomatosi all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio D’Amico di Roma, è poi approdato al teatro e successivamente al cinema e in televisione. Tanti i lavori a cui ha preso parte negli anni: “Ferdinando e Carolina”, “Quer pasticciaccio brutto de via Merulana”, “Don Matteo”, “Walking with Dinosaurs”, sino al successo della pellicola “Oh mio Dio!”
Chiacchierare con lui è un vero piacere; trapela sin da subito la sua umiltà, la sua gentilezza e tutto ciò ci ha permesso di confrontarci con l’uomo e solo successivamente con l’artista.
Carlo Caprioli (Photo: Azzurra Primavera)
Appassionato di calcio sin da ragazzo, sei poi approdato sulle tavole del palcoscenico. Quanto breve è stato il passo dal campo da gioco al diventare attore?
Il passo è stato brevissimo. Mio padre si accorse che giocavo bene con la squadra di calcio della scuola e così decise di portarmi ai provini della Lazio. Restai con loro soltanto un anno e fu un’esperienza formativa bellissima, ma non ho mai pensato di diventare un calciatore. Il lavoro dell’attore mi ha invece permesso di avere la possibilità di confrontarmi continuamente con me stesso, perché quando il lavoro coincide con la passione che si ha, è una crescita sempre costante e continua. Potrò essere attore per tutta la vita, perché è un mestiere che non ha scadenza alcuna, cosa che invece non mi avrebbe consentito il calcio.
Viviamo un periodo di fermo. Un qualcosa di inaspettato e anche spaventoso per taluni aspetti. Come hai affrontato tutto ciò?
Chi fa questo mestiere sa bene che finito un ruolo deve per forza di cose aspettare che ce ne sia un altro e quindi il nostro è ad ogni modo un fermo obbligato che affronto come un qualcosa che fondamentalmente ci appartiene. La prossima settimana sarò sul set di un film, e questo pensiero mi ha permesso di tenere la mente impegnata sapendo che comunque ho delle date da aspettare e dei contratti in essere. La fortuna è stata proprio quella di non sentirmi psicologicamente nella bufera, perché so che a breve riprenderò il mio lavoro, seppure a marzo dello scorso anno abbia dovuto interrompere una tournée in pieno corso.
Carlo Caprioli (Photo: Azzurra Primavera)
Alcuni anni fa sei stato protagonista al cinema nella pellicola “Oh mio Dio”. Parlaci del tuo Gesù, di come sia stato impersonarlo, di come lo hai vissuto.
Giorgio Amato, il regista di “Oh mio Dio”, ha voluto dare corpo a quello che era un suo desiderio da anni e voleva realizzarlo in una maniera del tutto indipendente. Ha messo mano alla sceneggiatura e ha scelto il cast affrontando il tutto con i relativi limiti che una scelta del genere comporta. E’ stato un esperimento simile al lavoro di bottega che si fa a teatro, che ci ha permesso libertà di movimento annesso ad una grande crescita personale. Quel ruolo ha fatto in modo che avessi la possibilità di affrontare anche un ripasso di quelli che sono i valori ed i temi etici e morali ed è stato molto salutare anche spiritualmente.
Un personaggio a cui ancora oggi sei legato e, al contempo, uno che non hai ancora avuto modo di interpretare?
Davvero Tanti! Magari c’è n’è qualcuno che pensi ti sia sfuggito di mano per età e cominci a guardare a quello più vicino attualmente, come Amleto o suo zio, Claudio. Come dicevo poco prima, il calciatore ha un arco di vita breve, il teatro e il cinema invece possono ospitarti per tutta la vita. Lavia diceva: “il teatro è la moglie e il cinema è l’amante”. Non c’è un’età dove non c’è un personaggio e più cresci e più sono belli da impersonare. È per questo che penso che sia un delitto ed un peccato, proprio ora, questo essere fermi e questa negata opportunità di confrontarsi e di cibarsi di quello che è il nostro patrimonio culturale. La storia ci insegna che i drammi e le crisi più grandi, si risolvono quando la collettività si stringe in un unico abbraccio. Non è solo questione di fisica, è anche una questione di spirito e di identificazione comune che non si può placare stando a meno di un metro l’uno dall’altro, rischiando così che tutto possa terminare nella divisione. È come se ognuno avesse paura del prossimo.
Carlo Caprioli (Photo: Azzurra Primavera)
Guardiamo al futuro. Cosa prevedi per quest’anno dal punto di vista lavorativo?
Cerco di cogliere le occasioni che ci sono, sempre che queste abbiano la possibilità di concretizzarsi. Ci sono tante battaglie che noi attori come categoria stiamo combattendo, approfittando di questo periodo di fermo e riflessione. Con Unita e come associazione di categoria stiamo cercando di dare una forma reale al nostro mestiere e alla nostra identità professionale. Questa è anche un’occasione per poterci unire professionalmente, per conoscerci e farci conoscere al meglio. Dove c’è una crisi c’è sempre un’opportunità. A breve, come vi dicevo, comincerò a lavorare ad un nuovo progetto dal titolo “Credimi”, con un’artista che seguo sin dai suoi esordi e stimo molto, la regista Luna Gualano. Con me in questa nuova avventura: Chiara Baschetti, Alessio Di Persio e Giulia Gualano. Mi auguro davvero che tutto possa riprendere presto perché la cultura è davvero fondamentale per il bene della nostra umanità. Siamo importanti, non siamo marginali, anche perché in un periodo come questo, chiusi a casa, saremmo stati nulla senza musica, libri e film.
Ringraziamo Carlo Caprioli della cortesia e del tempo dedicatoci.
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