“Comandante”, il film di apertura dell’80esima Mostra Del Cinema di Venezia, è nelle sale dal primo di novembre.
Inaugura ad agosto la Mostra del Cinema di Venezia dove approda, con la delegazione del film, uno sfavillante Pier Francesco Favino e suscita una serie di polemiche nel mondo del cinema. Comandante di Edoardo De Angelis è un film inusuale per il cinema italiano: un grande progetto in cui troneggia l’interpretazione di Pierfrancesco Favino, attore versatile e sempre perfetto in ogni ruolo. Porta sul grande schermo la figura di un ufficiale della Marina Italiana, Salvatore Todaro, comandante di un sommergibile di nome “Comandante Cappellini”, che nel 1940, nell’Atlantico, affonda un mercantile di bandiera belga in navigazione a fari spenti.
Dopo poche sequenze, lo spettatore si ritrova nell’angusta dimensione spaziale di un sottomarino che ben presto si immerge nel Mediterraneo. La destinazione è l’ Oceano Atlantico, oltre lo stretto di Gibilterra, in una ardita missione, alla ricerca di navi nemiche da affondare. Lo spazio ristretto e claustrofobico del sottomarino italiano crea una distanza ravvicinata con il Comandante Salvatore Todaro, interpretato splendidamente da Pierfrancesco Favino.
Unica la figura del Comandante. Come in ogni film di guerra, l’ufficiale impartisce gli ordini con decisione e consapevolezza ai suoi uomini. Ma nell’intimità della sua cabina, si rivolge all’amico e collaboratore di sempre, Vittorio Marcon (Massimiliano Rossi), con un dialetto veneto colorito. Si abbandona alla nostalgia della sua terra di adozione, Sottomarina (VE), riflette e medita su testi di classici greci in una dimensione personale che sfugge alla violenza del momento.
Ciò che differenzia questa opera da un tradizionale film di guerra, dove le azioni militari fondano la struttura filmica, è la figura speciale del Comandante Todaro (Favino). L’ufficiale guida l’equipaggio con l’autorità che gli compete, cerca il nemico da abbattere, lo individua e affonda a colpi di cannone. Portata a termine la missione, dal sottomarino italiano Cappellini vengono avvistati i sopravvissuti naufraghi che chiedono aiuto in balia delle onde. Per il Comandante Todaro, di fronte all’uomo che chiede soccorso, scompare la legge degli Stati, vige la legge del mare. Il nemico si affonda ma l’uomo in mare si salva.
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Tra mondo classico e attualità
Il Film Comandante, scritto dallo stesso regista Edoardo De Angelis con Sandro Veronesi, racconta un fatto storico realmente accaduto durante la Seconda Guerra Mondiale. L’idea nasce nel 2018, quando De Angelis cerca ispirazione per un nuovo progetto che si interroghi su che cosa significa essere italiani. Nella sua ricerca si imbatte nella illuminante narrazione dell’Ammiraglio Pettorino, in occasione del 123esimo della Guardia Costiera. L’Ammiraglio, per indicare ai propri marinai come comportarsi di fronte a uomini, donne e bambini naufraghi in mare, narrò la storia di Todaro. Emerse la grande personalità del Comandante che abbatteva il nemico ma salvava l’uomo inerme. Dopo questa missione, quando gli fu chiesto perché avesse messo a repentaglio la vita dei suoi marinai, rispose che prima di essere un militare era un uomo di mare con alle spalle duemila anni di storia.
Le polemiche
Il film ora nella sale, alla premier di Venezia ha suscitato nel pubblico qualche polemica. Sono state viste con sospetto le collaborazioni di Rai Cinema e Marina Militare. In particolare l’enfasi della Marina Militare che ha dedicato al film Comandante uno speciale del suo Notiziario, diretto dal capitano di Fregata Alessandro Busonero, con interviste e immagini esclusive dei protagonisti. Sicuramente il film gode del beneplacito di alcune parti dello Stato Italiano ma ciò non dovrebbe essere divisivo.
In realtà Comandante non può essere rappresentare la posizione di alcuna forza politica. Il suo messaggio è trasversale, richiama ognuno di noi alla responsabilità di fronte alla legge, a ritrovare lo spazio di decisionalità che supera ogni regola ed impone di agire di fronte a qualsiasi uomo in difficoltà. Il Comandante Todaro forse trae ispirazione, nella elaborazione dei suoi valori, dalla dimensione culturale dei classici greci che alimentano le sue letture e fondano la sua umanità.
Il film dell’italianità
Il Comandante racconta una vicenda di guerra in cui vita e morte si intrecciano. Al compito di proteggere e difendere la vita è coinvolto l’intero equipaggio, guidato in modo inflessibile da un indiscusso Comandante, interpretato magistralmente da Favino. L’obiettivo condiviso dei marinai, provenienti da ogni parte d’Italia, costretti ad una convivenza forzata, difficile e pericolosa, diviene salvare l’esistenza di tutti. Nel sottomarino i dialetti diversi, le abitudini, i modi di vita delle realtà regionali, diventano una ricchezza che mitiga la difficoltà dell’impresa. Le profonde diversità di quei marinai, nel pericolo del nemico e delle condizioni anguste del sottomarino, si trasformano in un patrimonio che è un vero e proprio inno all’ italianità.
Ancora una volta l’interpretazione di Pierfrancesco Favino è imponente. Sono perfettamente comprensibili le dichiarazioni dell’attore, rilasciate alla stampa a Venezia, accusatorie nei confronti di registi stranieri come Michael Mann che si appropriano in modo discutibile di icone italiane. Il film incriminato è sicuramente Ferrari, in concorso a Venezia, atteso nelle sale il 14 dicembre.
Condivido pienamente l’opinione del bravo attore italiano: non si mette in discussione la bravura di Adam Driver o di Penelope Cruz protagonisti del film. Desta un po’ di meraviglia la recitazione in inglese ed un punto di vista che non valorizza la figura di Enzo Ferrari, imprenditore ed icona mondiale dell’automobilismo.
Gli Stati Uniti proteggono il loro cinema dalle maestranze straniere attraverso una apposita legislazione. Allo stesso modo l’Italia dovrebbe custodire il suo unico patrimonio storico, artistico e sociale che può essere ampiamente diffuso nel mondo con produzioni, attori e registi italiani. Il cinema Italiano dimostra il suo valore ed il notevole potenziale. Film come Comandante risvegliano l’orgoglio di essere italiani e diffondono nel mondo una immagine finalmente positiva del nostro Paese.
A cura di Emma Borella per LiveMedia24