Un pasteur
Opera del regista francese Louis Hanquet, al suo primo lungometraggio documentario, approda al Festival della montagna di Trento, in anteprima italiana, Un pasteur, ottenendo il consenso del numeroso pubblico, presente nelle sale nei due giorni di proiezione.
Sinossi
Felix sceglie la vita del pastore, timido e riservato, accudisce il proprio gregge seguendone i movimenti nella ricerca di pascoli fruttuosi. Nelle fitte foreste di lecci delle Prealpi francesi segue i propri animali con una attenzione inusuale, pronto a curare piuttosto che nutrire ogni capo in difficoltà. Vive da solo in una dimensione sospesa dal tempo ma è in contatto con il padre da cui ha ereditato il mestiere. In estate percorre più di duecento chilometri a piedi per condurre la mandria in montagna nella valle dell’Ubaye, nelle Alpi dell’Alta Provenza. In un paesaggio impervio, roccioso, talvolta inaccessibile, vive per lunghi mesi solo con le pecore e i cani, isolato dal mondo, in sintonia con l’ambiente che lo circonda ed il lento fluire delle giornate, seguendo il ritmo biologico di un mondo quasi ancestrale. Ma in questo mondo apparentemente idilliaco si cela un pericolo quasi invisibile: il lupo.
Documentario di osservazione coinvolgente
Con i ritmi lenti dello stesso personaggio, il regista Louis Hanquet osserva il giovane protagonista senza essere una figura invadente. Lo accompagna nella vita quotidiana fatta di una gestualità semplice e ripetitiva. Nella vita di Félix ciò che conta sono i propri animali di cui lui è custode. In primo luogo il benessere e la loro difesa. In questa dimensione, così immersa nel contesto montano, sembra quasi che la logica economica sfugga alle preoccupazioni dei pochi pastori rimasti nella zona: il protagonista, il padre e pochi altri. Chi resta lo fa per scelta consapevole e coraggiosa. Adotta una etica rispettosa della natura, degli animali che alleva e di quelli che sono selvaggi.
Il film coinvolge nelle sequenze in cui Felix si prende cura degli agnelli o delle pecore ammalate. Sicuramente propone un modello inusuale in una epoca di allevamenti intensivi che sono di una crudeltà inaudita.
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Emma Borella per LiveMedia24.com