La lunga notte di “Ponyboi”

L'opera seconda del regista Esteban Arango in concorso al Torino Film Festival

Un progetto lungo e coraggioso nel mondo della intersessualità

Cinema di frontiera nell’edizione 72 del  Festival del Cinema di Torino, diretto da Giulio Base? Per alcuni film sembra proprio di sì!   Ponyboi è sicuramente uno di questi. L’uscita in Italia non è ancora nota ma di sicuro il lungometraggio  non lascerà  il pubblico indifferente e offrirà la possibilità di conoscere la dimensione fluida ed indefinita della  intersessualità di cui finora si è dato poco spazio sul grande schermo. Il vero artefice del progetto Ponyboi è River Gallo. L’attore, sorridente e disinvolto,   racconta in conferenza stampa la genesi del film che risale a ben 10 anni. Da una pièce teatrale nata ai tempi dell’università ad un corto poetico ed intimista, fino  alla sceneggiatura dai toni dinamici più dark in cui il mondo ipermascolino della mafia e degli ambienti popolari del New Jersey fa da sfondo alla vita di Ponyboi nel film omonimo.

 

River Gallo in conferenza stampa

Alla ricerca della propria identità

Il film convince per  sceneggiatura e regia dinamiche  in cui sessualità malavita e droga si incontrano in universi fluidi. In questa ambientazione, nel New Jersey degli anni 2000,  ogni prospettiva sessuale, affettiva ed umana, è possibile. Fin dall’incipit si comprende che il passato è una terra straniera dissolta nella mente del protagonista dal nome Ponyboi (River Gallo). Un sogno sbiadito del suo passato è la chiave di lettura di una esistenza alla ricerca della propria identità e di una dimensione nel mondo. Una lavanderia e il suo retrobottega sono i luoghi di Ponyboi, del suo tornare dove per lui c’è casa, con l’amica del cuore a cui è legato da un rapporto fraterno. Un bambino in gestazione ed un grande desiderio di famiglia e di normalità si prospettano in un futuro vicino. Ma ovviamente tutto si complica.

E’ una storia di immigrazione, sradicamento, in cui tutti i valori di origine vengono messi in discussione, come pure l’identità di genere assegnata. Tutto avviene in una notte, non a caso la notte di san Valentino. Sesso mercenario amicizia ed amore si confondono con droga, malavita e delinquenza. Non rimane che scappare a Ponyboi alla ricerca della salvezza in una fuga che è anche accettazione  della propria sessualità e ricerca di amore. Tutti i personaggi del film sono lo specchio del New Jersey così squallido, “quasi tinto di ruggine” (Esteban Arango). In questa realtà ognuno ha delle aspirazioni pur nella contraddittorietà dei suoi comportamenti. Non esiste infatti una contrapposizione tra bene e male, bensì una ricerca insolita  di felicità a tratti discutibile.

Le caratteristiche psicologiche  del personaggio Ponyboi sicuramente coincidono, seppur con le differenze artistiche di una buona sceneggiatura, con l’esistenza dello stesso protagonista River Gallo. Di origine salvadoregna, immigrato negli Stati uniti, scopre  a 12 anni di essere  intersessuale ( come dischiara in conferenza stampa), si dedica al teatro ed al cinema.  Scrive e realizza il  corto Ponyboi nel 2019, prima opera a parlare di intersessualità con un attore dichiaratamente tale. Ora al Festival di Torino River Gallo si augura che il suo film possa essere visto da più persone possibili, di ogni orientamento sessuale.

Il corto : https://www.youtube.com/watch?v=PZs0EhQImCI&t=881s

 

Emma Borella per http://LiveMedia24.com

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