Un progetto durato quarant’ anni
A tanto risale l’ideazione di Megalopolis per l’ottantaquattrenne Francis Ford Coppola. L’opera, imponente e visionaria, è forse il suo testamento spirituale e la summa del suo cinema. Un lungo flusso di coscienza di un regista che non ha bisogno di presentazioni. Accolto da un’ ovazione in sala al Festival di Cannes dove ha partecipato in concorso nella scorsa primavera, proiettato in pre – apertura il 15 ottobre alla Festa del Cinema di Roma, è sicuramente il film del momento su cui discutere o riflettere, in ogni caso da vedere anche solo per omaggiare un grande maestro.
Una favola moderna
Protagonista in Megalopolis un futuro distopico, in cui l’architetto visionario Cesar Catilina (Adam Driver) vuole plasmare New Roman (una New York avveniristica), attraverso un progetto di rigenerazione, con un elemento misterioso: il Megalon (materia di cui sono fatti i sogni ?) con cui dare vita alla città del futuro. A lui antagonista il sindaco Franklyn Cicerone (Gianluca Esposito) acerrimo nemico alla trasformazione della città in un modello di perfezione. Tra i due si inserisce Julia (Nathalie Emmanuel), la figlia del sindaco, fortemente legata al padre ma nello stesso tempo affascinata dal prodigioso architetto di cui si innamora.
Una colta summa di cinema
Capolavoro o disastro, Megalopolis divide pubblico e critica. Coppola ha creato un film con una sceneggiatura a lungo pensata e rimaneggiata, libera da ogni schema, visionaria, anche se a tratti ingenua, in cui confluiscono una miriade di suggestioni e rimandi culturali. Talmente particolare che non ha trovato una casa di produzione disposta a sposare il progetto. Il regista ha altresì finanziato autonomamente, con un impegno significativo, circa 120 milioni di dollari, il film a lungo sognato e finalmente portato a termine. Ma i botteghini finora non gli danno ragione. Negli Stati Uniti ha incassato 7 milioni di dollari e circa 3 nei paesi in cui il film è uscito.
Capolavoro
Fin dalla presentazione al Festival di Cannes la critica si è divisa. Molti riconoscono nel grande maestro una libertà che sovverte ogni ordine e si affida ad un intuito visivo e percettivo, in una fantasmagoria di riferimenti culturali e cinematografici. Una avventura creativa senza alcuna regola e alcun limite, nella logica di un puro sperimentalismo in cui si fondono ricerca di radici storiche e il tentativo di comprendere il presente in analogie molto criticabili dal punto di vista storico ma affascinanti in questa favola moderna.
Disastro
Ai detrattori che stroncano Megalopolis non piace la sceneggiatura troppo sperimentale, in cui confluiscono idee originali accanto ad ingenuità grossolane. Lo scarso favore del pubblico che non riempie le sale accentua l’idea del fallimento. Si aggiungono le accuse di comportamento un po’ troppo licenzioso di Coppola sul set che ha baciato alla francese le attrici per spiegare come dovessero recitare. Si vocifera di un clima caotico, senza alcun controllo dove tutto è stato possibile. Alcune scene sono considerate di una “banalità” disarmante collocate in una narrazione con cui si fatica a ritrovare un filo conduttore di vera coesione.
In ogni caso Francis Ford Coppola non si può ignorare. Che si apprezzi o si bocci questo film è sicuramente da vedere, anche solo per condividere l’universo emotivo e culturale di un gigante del cinema. Per farsi tentare dalle sue intuizioni creative che sanno di presente e futuro, dal desiderio di indicare all’umanità un compito che si riassume nel monito: ” Non lasciate che l’oggi distrugga il per sempre”
Emma Borella per http://LiveMedia24.com