Vermiglio
Il secondo film di Maura Delpero: Vermiglio, in concorso alla Mostra del Cinema n 81, tra i 5 italiani in gara, accanto ad opere di registi di consolidata fama, vince il Leone d’Argento, ovvero il massimo riconoscimento per la regia. Il film, uscito nelle sale il 19 settembre, incontra il favore del pubblico e continua ad essere apprezzato per il grande rigore stilistico e la freschezza narrativa. A tale successo si aggiunge la designazione (a cura del Comitato di Selezione, istituito presso l’ANICA) di rappresentare l’Italia agli Oscar, sconfiggendo i pronostici che davano come favorita Partenope di Paolo Sorrentino, presentato al Festival di Cannes a maggio scorso ed in uscita nelle sale italiane il 24 ottobre.
La Meteora Delpero, rivelazione del cinema italiano
Nata a Bolzano, Maura Delpero si laurea in lingua e letteratura moderna conseguita dopo i suoi studi a Bologna, Parigi e Buenos Aires. Insegna in un liceo a Bologna e coltiva la grande passione per il cinema, a suo dire, in modo “bulimico”, da autodidatta nella Cineteca della città. A 28 anni decide di seguire un regista in Bangladesh per la realizzazione di un documentario. Esordisce alla regia nel 2005 con un documentario dal titolo “Moglie e buoi dai paesi tuoi”. Realizza altri vari progetti tra mediometraggi e documentari e tutti ottengono premi internazionali prestigiosi. Il primo film Maternal guadagna quattro riconoscimenti al Festival di Locarno a cui partecipa in competizione. Il secondo, Vermiglio incanta la giuria di Venezia 81 presieduta da Isabelle Huppert che le riconosce “di avere portato la poesia in immagini” senza sdolcinatezze, con toni di elegante e raffinato stile nell’affrontare l’universo femminile e la maternità.
Il film
Girato nell’omonimo paese della Val Di Non, situato al limite, in un luogo isolato quasi di confine, nell’inverno del 1944 fino alla fine della Guerra, Vermiglio è frutto di un anno di riprese. Un anno di fatiche per la regista che, all’epoca da poco mamma, ha allattato e ha messo sul set, in alcune sequenze, la deliziosa figlioletta così come il marito attore Argentino. Un anno di contatto con la montagna e le sue leggi severe per fissare con la telecamera la vita di una famiglia patriarcale formata dal maestro della piccola comunità, dalla docile moglie e dai 10 figli, da quelli vivi e da quelli deboli che non ce l’hanno fatta. Sono le vicende familiari del padre e del nonno, di Maura Delpero a fornire l’ispirazione per la sceneggiatura del film.
La guerra
Come ne i Dannati di Minervini, in Vermiglio la guerra è solo evocata, esiste al di fuori ma, nella dimensione familiare in cui si lotta per sottrarsi al freddo e si contano le patate per cibarsi, l’evento è lontano, quasi incomprensibile. Così come è quasi enigmatica la presenza di due soldati fuggiti dal fronte ed accolti a Vermiglio. Uno di loro è siciliano e farà innamorare la più grande delle tre sorelle della famiglia che diventa sua sposa.
Le donne
Il film, di dialoghi rarefatti in dialetto trentino, corredati da sottotitoli, fissa una serie di personaggi femminili: dalla madre e moglie della famiglia Graziadei, alle tre sorelle Lucia, Ada e Flavia (l’unica designata dal padre, maestro del paese, a continuare gli studi). La poesia delle immagini, nelle quali si avverte il tocco documentaristico, trasformate in elemento narrativo da un montaggio convincente e da riprese davvero originali, ci trasporta in una realtà povera di una famiglia stretta attorno al padre, figura autoritaria, non violenta ma che rappresenta la legge a cui non si può derogare. Come sempre il destino delle donne è segnato, i ruoli sono fissi. L’unica via d’uscita, a diventare mogli e madri sottomesse oppure occupate in umili mansioni, può essere l’istruzione. A qualcuna tocca questo privilegio, l’unico possibile per l’emancipazione.
Sarebbe riduttivo, tuttavia, individuare il focus del film solo ed esclusivamente centrato sul ruolo delle presenze femminili. La regista Delpero, ispirata dagli eventi che in quegli anni la sua famiglia di origine ha vissuto, riesce ad esprimere, attraverso una regia fresca e molto raffinata, la magia della maternità. E’ infatti toccante il personaggio della madre Adele (Roberta Rovelli) quasi sempre incinta, che si dedica completamente ai propri figli, riconoscendo come primari i loro bisogni e anteponendoli ai propri. Diverso è il vissuto della giovane sposa Lucia (Martina Scrinzi) con la complessità delle circostanze che la coinvolgono. Senza svelare gli accadimenti e concludendo, si può affermare che alcune scene di Vermiglio superano il tempo storico ed immortalano emozioni di rara dolcezza.
A cura di Emma Borella per http://LiveMedia24.com