Lo scorso 8 aprile, in seconda serata, ha debuttato “Il lato Positivo”, un programma nuovo di zecca targato Rai2. Alla conduzione, insieme a Fabrizio Biggio e Melissa Greta Marchetto, troviamo Stefano Bini, abile giornalista, autore e conduttore. Abbiamo avuto il piacere di incontrarlo e di conoscere, attraverso le sue parole, come ha avuto vita “Il lato Positivo”. Affronteremo, insieme, una parte del suo vissuto e le consapevolezze scaturite dopo aver attraversato un periodo difficile, legato alla malattia. Stefano è l’allegria e la positività in persona, un vero vulcano.
Stefano Bini
Ti ringraziamo per essere con noi, Stefano. Come stai?
Vivo un momento piuttosto fortunato di cui non posso affatto lamentarmi. Ho “Il lato Positivo” ad impegnarmi, la collaborazione con Libero ed altri progetti che bollono in pentola.
“Il lato Positivo”, in seconda serata dall’8 aprile, per quattro puntate. Come nasce questa idea?
L’idea nasce dalla Fondazione Ania e dal produttore Matteo Scortegagna che hanno pensato e realizzato un gioiellino della televisione italiana. La scelta dei conduttori non è affatto casuale. Biggio è un presentatore ed è anche un comico, Melissa è un volto di Rai2 e voce di Radio2 ed io sono comunque stato un volto Rai. A noi tre si aggiunge tanta professionalità, positività, sorrisi e voglia di impegnarsi in un progetto carino e molto innovativo. Speriamo di trasmettere al telespettatore gioia e speranza, portando buone notizie dall’Italia e dal mondo.
Come hai vissuto il rapporto con i colleghi, Melissa e Biggio, durante la lavorazione del programma?
Conoscevo i miei colleghi dal punto di vista televisivo ma, non avevo ancora avuto modo di conoscerli di persona. Sin da subito si è instaurato un bel feeling, così come con tutta la troupe de “Il lato Positivo”.
Cosa ha comportato realizzare un programma al tempo del covid?
Alla lavorazione non ha apportato nulla di diverso. Eravamo tamponati e quindi in totale sicurezza, consapevoli di girare un programma di buone notizie in un momento di cattive notizie. Era quindi maggiore la voglia di dare qualcosa in più allo spettatore, di far sorridere, di rendere qualcosa di buono nelle case degli italiani, mettendoci tutto l’entusiasmo possibile.
Stefano Bini (Photo di Alessandro Giugni)
Da ragazzo hai vissuto un periodo difficile. Quali cambiamenti ha prodotto, nel tuo modo di essere e nell’affrontare oggi la vita, la malattia e quali consigli senti di voler dare a chi vive ciò che è capitato a te?
Ieri come oggi, nelle situazioni difficili, adotto sempre due “strade”. La prima è quella di occupare la mente con pensieri positivi, futuri mentre la seconda è quella di “fare”. Uscire con la mia ragazza, passeggiare con il mio cane, realizzare progetti in casa, strutturare programmi televisivi e quanto di più. È pur vero che non è sempre facile attuare determinate cose durante la malattia ma, nel mio caso, mi ha aiutato, sin da quando ero rinchiuso in una camera in ospedale. Usualmente, di notte, indirizzavo richieste di collaborazione a varie testate giornalistiche, radio e altro. Cercavo di darmi da fare affinché potessi sentirmi vivo. Penso che sia questo il segreto, impegnarsi in un momento difficile.
Chi è oggi Stefano, dopo aver attraversato un periodo difficile legato alla malattia?
Ero consapevole della sofferenza delle persone che mi erano intorno ed era quindi naturale per me regalare loro un sorriso, fingendo che nulla fosse accaduto. A ventiquattro anni sono guarito e mi sono ritrovato dall’essere un ragazzo ad essere un uomo consapevole. Ho preso seriamente l’università, i primi lavoretti, ho acquistato maggiore consapevolezza della vita. La malattia ti aiuta a maturare e ad essere più sensibile ma, al contempo, rende anche quel pizzico di egoismo. Capisci che puoi affrontare una selezione, pur non facendo mancare mai un sorriso a chi mi è poco simpatico. Non voglio alcuna negatività intorno a me.
Cosa ne pensi della situazione in cui versa il settore dello spettacolo in questo periodo?
È una situazione che mi fa imbestialire. Sono vicino a tutti coloro che sono in piena difficoltà. Personalmente ho apprezzato le manifestazioni che sono state attuate in alcune città. Stesso discorso per i ristoratori. Mi sento di dirgli di continuare, di combattere perché non li lasceremo soli. Avete la solidarietà di noi tutti, di tutti coloro che hanno voglia d tornare alla normalità.
Chi saresti oggi se non avessi perseguito questa strada?
È una domanda che mi sono posto spesso e a cui non ho mai trovato risposta. Credo che ci si nasca con questa passione. Alle elementari le maestre mi sceglievano per essere protagonista delle recite, alle medie la stessa cosa e così via. L’alternativa a questo lavoro sarebbe stato il prendere parte alle aziende della mia famiglia ma, non ho alcuna passione per la ristorazione. Non so quale sarebbe stata quindi la giusta alternativa. Ora che ho affrontato la mia sana gavetta, forse ti direi che mi piacerebbe entrare in un management editoriale, in una corporate magari, al fianco di Marina Berlusconi, una imprenditrice che stimo tantissimo.
Cosa prevede il tuo futuro lavorativo?
Ci sono un paio di work in progress, uno con Mediaset ed uno con Discovery. Per tutto quello che mi sta accadendo in questo periodo, vorrei fare cinque ringraziamenti: il primo a Fernando e Silvio Capecchi, il secondo a Ludovico Di Meo che è il direttore di Raidue e gli ultimi due a Maurizio Costanzo e Mauro Crippa. Sono davvero fondamentali per me.
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