Erik Tonelli è un artista a tutto tondo. Toscano di nascita, ma romano di adozione, ama la recitazione e tutto ciò che le è affine, senza disdegnare l’apprendimento per le lingue e la continua evoluzione verso la musica, compreso il canto. Parlare con lui è piacevole, perché Erik è sempre pieno di interessi e sa metterti a proprio agio. Il successo è arrivato recentemente, impersonando l’irrequieto Leonardo Arena nella Soap Opera di Rai3: Un Posto al Sole. Parleremo dei suoi esordi, di quel ciak durante il primo lockdown che aveva il sapore di una forte rinascita e di molto altro ancora.
Erik Tonelli (Foto: Alessandro Pellegrini Management)
Grazie per essere con noi, Erik. Ti andrebbe di raccontarci dei tuoi inizi, di come ti sei avvicinato al mondo dello spettacolo?
Tutto è nato in maniera spontanea e per pura passione. Non sono figlio d’arte, quindi mi sono avvicinato al mondo dello spettacolo semplicemente attraverso la visione di un film, senza avere la direzione di qualcuno. Ma prima ancora di avvicinarmi al mestiere dell’attore, mi sono avvicinato a questo ambiente studiando regia. Provengo da un piccolo paese della Toscana e ricordo che quando sono partito alla volta di Roma, per studiare da attore, amici e conoscenti non avevano idea di cosa volesse significare. È stata una scoperta anche per me. Ho dovuto capire a chi affidarmi, come studiare e molto altro. Il mondo dello spettacolo è tanto bello ma anche pericoloso. È vero che si realizzano sogni, ma al contempo ci sono anche molte persone pronte ad approfittarne. Dal mio canto, mi reputo fortunato, perché non sono mai incappato in situazioni spiacevoli. Certo, di errori se ne fanno tanti, ma di quegli errori ne faccio tesoro perché devo a loro ciò che sono adesso.
Sui tuoi social sono presenti foto in cui suoni la chitarra. Anche quella è una tua forte passione?
Si, molto. Prima di avvicinarmi al cinema il mio sogno era quello di diventare un musicista. Suono da quando avevo tredici anni. Ho seguito lezioni, come tutti, ed avevo messo in piedi anche un gruppo con degli amici. Oggi suono anche l’ukulele, uno strumento che per molti potrebbe sembrare un giocattolo, invece dà molte soddisfazioni. Da ragazzo, purtroppo, non avevo ancora ben chiaro il fatto che se hai un obiettivo, un sogno da perseguire, la pratica fa tanto. Ora che ho ben chiaro questo, sfrutto tutto ciò nella recitazione e penso che se avessi impiegato le stesse energie anche nella musica, oggi sarei un ottimo musicista. Ho sempre avuto questa propensione nell’apprendere cose nuove. in un prossimo futuro, ho in programma di imparare a suonare anche il pianoforte.
Durante il lockdown hai realizzato un video in cui parli di quelli che sono i tuoi interessi e di come hai sfruttato quel lasso libero di tempo. A quanto pare ti sei iscritto ad un nuovo corso universitario?
Si, durante la pandemia mi sono iscritto ad un’università americana. La finalità di questo corso era la scrittura di un plot riguardante una serie televisiva. Un’idea da sviluppare, insieme ad altri colleghi di corso, completa di parte teorica, sviluppo dei personaggi e quanto altro. Un percorso che ci ha poi portato a scrivere una vera e propria puntata pilota. Tutto ciò era ovviamente caratterizzato da una doppia difficoltà, l’avere compagni e insegnanti inglesi. È stata un’esperienza molto stimolante perché, benché non abbia nel mio percorso artistico alcuna finalità di passare alla scrittura, studiare sceneggiatura mi ha comunque aiutato nel mio lavoro di attore. Cerco di fare in modo che il mio interesse per l’apprendimento venga collegato a più cose possibili da sfruttare poi nel mio ambito. Quando ho deciso di imparare lo spagnolo, ad esempio, l’ho fatto in funzione del fatto che in futuro possa propormi come attore italiano in qualche co-produzione spagnola di passaggio in Italia. Il lockdown ha fatto scaturire in me anche la voglia di studiare canto. Non possiamo sapere cosa ci potrà essere utile, di volta in volta, nel nostro percorso attoriale e proprio per questo cerco di formare sempre più la mia persona, di non sentirmi mai arrivato. Un pensiero che non deve essere vissuto con accezione negativa, bensì va rivisto in una visione del tutto positiva.
Erik Tonelli (Foto:Alessandro Pellegrini Management)
Quale ruolo ti piacerebbe interpretare in futuro?
Dopo l’esperienza vissuta ad Un Posto al Sole, dove mi sono trovato ad interpretare un personaggio pieno di conflitti interiori ma comunque interessante da impersonare, mi auguro di poter realizzare qualcosa di più leggero. Un genere romantico o magari una commedia, qualcosa che mi consenta di mettermi alla prova. Se parliamo invece di un ruolo specifico, mi piacerebbe interpretare un personaggio legato alla passione che ho per la musica, come Lucio Battisti. Ad oggi credo sia impossibile avere un film sulla sua persona, ma avrei piacere di cimentarmici. Ricordo ad esempio, con piacere il Johnny Cash di Joaquin Phoenix. La sua interpretazione fu realistica, non falsata e combacia a pieno con il mio modo di intendere la rivisitazione di un personaggio.
La popolarità è arrivata negli ultimi anni, interpretando Leonardo Arena nella Soap Opera di Rai3, Un Posto al Sole. Come sei arrivato ad interpretare quel personaggio e quanto realmente c’è di te in Leonardo?
Mi è stata posta spesso questa domanda. Sicuramente c’è qualcosa di me in lui ma, al contempo, viene difficile capire quanto possa averci messo io e quanto Leonardo stesso abbia potuto insegnare alla mia persona. Lo scambio è stato comunque di certo reciproco, cosa che a mio avviso è fondamentale. Il mio ruolo è quello di far apparire un dato personaggio per come viene richiesto e quindi è chiaro che tutto ciò provenga dalla bravura dell’attore e dalla sua capacità di plasmare il carattere. È vero quindi che quando Leonardo decide di buttarsi nella droga, o quando decide di compiere tali azioni meschine nei riguardi di chi gli ha voluto bene, ho dovuto trovare delle analogie e capire come avrei agito in tali situazioni. Per quanto negativo, come personaggio, resto dell’idea che l’attore non debba giudicare il ruolo che va a ricoprire. Abbiamo tutti dei lati oscuri e, sebbene si possa pensare che non saremmo in grado di compiere tali azioni, il nostro lavoro consiste proprio nell’indagare su questo. La redenzione ultima di Leonardo non ci sarebbe stata, se non avessi avuto la verità, senza giudizio alcuno, nell’andare ad interpretare quei momenti negativi. Mi piace considerarlo un distacco coinvolto.
I primi a tornare sul set, durante la pandemia, siete stati tu e la tua collega di set, Miriam Candurro. Che sensazione avete provato?
Si, siamo stati i primi, sia sul set di Un Posto al Sole che in Italia in genere. È stata una bella sensazione. Nessuno si sarebbe aspettato che saremmo stati chiusi in casa tre mesi. Il rientro sul set è stato caldo, sia per il clima che per il piacere di ritrovare i colleghi di set e tutte le persone che lavorano dietro le quinte. Un Posto al Sole è davvero una grande famiglia ed una routine per chi guarda la serie da anni. Quel ritorno sul set, ha rappresentato un messaggio per tutta l’Italia. Equivaleva ad una ripartenza!
Erik Tonelli (Foto: Alessandro Pellegrini Management)
Poco prima parlavamo di clima. Come hai trascorso il periodo a Napoli, durante le riprese di Un Posto al Sole?
Sono toscano, vivo a Roma da anni ed ho lavorato a Napoli per un lungo periodo. Ora per me la Toscana rappresenta il grigio, un clima invernale. Napoli invece l’ho vissuta bene e non solo per lavoro. Scendere a Napoli era un piacere perché di volta in volta organizzavo cosa andare a visitare. Non volevo perdermi l’occasione di esplorare una città in cui non ero mai stato e che quindi non conoscevo. Ho dedicato tre giorni interi alla scoperta del Rione Sanità e mi hanno sorpreso tutti i tesori nascosti e, a mio avviso, poco valorizzati. Ne sono un esempio le catacombe, che fino a pochi anni fa erano ancora senza controllo alcuno. Nel vederle ho pensato fossero patrimonio mondiale! Roma si, è la Capitale ed è ricca di storia, ma Napoli non è affatto seconda in quanto a cultura, a bellezze da visitare. Durante i miei sopralluoghi, ho avuto anche modo di incontrare molti fan di Un Posto al Sole, pronti a scambiare quattro chiacchiere o una semplice battuta. Questo evidenzia il rapporto di familiarità che gli abitanti di Napoli hanno con gli attori della Soap Opera.
Con quale regista e/o collega ti piacerebbe lavorare un domani?
Un regista molto valido per me è Paolo Virzì, mio compaesano. Apprezzo molto anche Ferzan Ozpetek, con quello stile tutto suo e così particolare. Ho visto da poco la sua “Napoli Velata”, l’unico lavoro che non avevo ancora avuto modo di visionare. Ha saputo trasformare le sensazioni avute dalla sua precedente permanenza a Napoli, in una bella storia. Dal punto di vista attoriale, invece, ti rispondo Claudio Santamaria e Pierfrancesco Favino. Sono i miei punti di riferimento da quando ho cominciato a studiare recitazione.
Volgiamo uno sguardo al futuro. Progetti lavorativi all’orizzonte?
Qualcosa c’è, ma non posso parlarne al momento. Con la mia agenzia siamo sempre alla ricerca di progetti, anche per quanto riguarda le co-produzioni estere. Sono certo che prima o poi qualcosa arriverà anche in quella direzione. Ma c’è anche un lato personale, oltre all’aspetto professionale. Un anno fa ho cominciato a studiare spagnolo, che oggi parlo in maniera fluente e, da poco, ho cominciato a studiare anche il cinese. Magari tra un anno ci sentiremo e vi dirò che parlo bene anche quella lingua.
Erik Tonelli (Foto: Alessandro Pellegrini Management)
Se ti chiedessi di lanciare un messaggio positivo, vista la pandemia ancora in atto?
La pandemia mi ha reso più consapevole, più indulgente. Sono dell’idea che ogni individuo debba porsi degli obiettivi e debba cercare di raggiungerli, passo dopo passo. Potrò sembrare un positivo estremista, ma se non fossi stato così concreto e se non avessi adottato questa pratica, avrei trascorso male il periodo legato al primo lockdown. Bisogna procedere step by step, avendo fiducia nel percorso che stiamo andando a compiere, nel traguardo che stiamo tentando di raggiungere. Ma, se questo non accade, non dobbiamo essere cattivi verso noi stessi. Il segreto è insito nell’essere gentili e grati per le cose belle che abbiamo e che ci capitano: “quando trovi una porta chiusa, aprila!”.
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