LiveMedia24 ha il piacere di incontrare l’attore Fabio Mazzari che in molti ricorderanno nei panni di Alfio Gherardi nella soap “Vivere”.
La nota soap opera di Canale 5 è terminata molti anni fa ma l’attore Fabio Mazzari non ha mai smesso di mietere successi, di proseguire con la sua carriera da attore.
Ritroviamo, in questo periodo, Fabio Mazzari alle prese con il suo amato teatro, con la sua felice e sempre ricca carriera da attore.
Ti ringraziamo per aver accolto l’invito di LiveMedia24, Fabio Mazzari. Come stai?
Sto molto bene, grazie! Sono una persona di ben settantotto anni che vive la sua età in salute reggendo uno spettacolo di due ore completamente da solo in scena.
Come ti sei avviato a questa carriera da attore?
Tutto ha avuto inizio nel 1968, nella mia Bologna. Avevo intenzione di dedicarmi alla regia e non alla recitazione. Per caso, per motivi che non ricordo tra l’altro, dovetti sostituire un attore, anni dopo, ed ero l’unico a conoscenza della parte. Quello fu il mio primo debutto come attore. Soltanto alcuni anni dopo, nella bella Milano, cominciai a dedicarmi anche al doppiaggio. Il mio primo ruolo da protagonista, quello vero, fu nei panni del Cyrano de Bergerac, con tanto di cappello e baffi.
Quali artisti hai avuto il piacere di doppiare, negli anni?
Ho doppiato un giovane Jack Nicholson ed anche Dennis Hopper e molti altri artisti. Ho avuto il piacere di prestare la mia voce per molte serie televisive, film e fiction. Il doppiaggio fa parte di una corsia, diciamo pure, obbligatoria. Ha fatto parte della mia vita ma, vi dirò, non è mai stata la mia massima aspirazione. Preferisco di gran lunga le tavole del palcoscenico.
Parlaci dello spazio che gestivi anni fa, Zazie?
Zazie, una vecchia officina dismessa, ha rappresentato un periodo bellissimo della mia vita. Devo a mia moglie quello spazio, quel regalo. Una stanza in cui poter mettere in scena le mie idee, e non solo. A caratterizzarlo, l’incontro più che ravvicinato con il pubblico. Diveniva, in tal modo, difficile riconoscere il confine tra attore e spettatore. Rivivrei volentieri i momenti vissuti in quel periodo, in quello spazio unico, bellissimo.
Che ricordo hai del tuo Alfio Gherardi e del periodo che ti ha legato a “Vivere”?
Custodisco un bel ricordo di quel periodo e della popolarità che mi ha concesso quel personaggio. Come attore mi ha concesso tanto, anche a livello di stima, affetto da parte delle persone in strada. Ricordo anche che, spesse volte, ciò che veniva riportato sullo schermo veniva confuso con la realtà. Ci sono avvenimenti legati al rapimento di Alfio. Ad alcuni colleghi, come Ciompi, furono proposti dei soldi, cifre molto piccole, per supportare la causa (ride).
Cosa avevi in comune con quel personaggio?
Con Alfio avevamo in comune i mitici anni ’60! Alfio si era formato da solo, studiando, lottando. Io, a differenza sua, non ho avuto modo di terminare gli studi. Ho preferito, a loro, la recitazione. In comune con lui ho anche la lealtà verso il prossimo, la voglia di condivisione, l’amore per la famiglia, per le donne.
Che ricordo hai del tuo collega di soap, Paolo Calissano?
Avevo un buon rapporto con Paolo, a suo tempo. Certo, lo dico a fin di bene, era il più divo di tutti ma era un buono. Rimpiango di non essergli stato accanto nella giusta maniera, quando ebbe i primi problemi. Ci sentimmo ma sporadicamente, sui social. La sua fidanzata aveva ragione, era solo ed avrebbe avuto bisogno di supporto. Vivevo un periodo particolare, ai tempi, difficile, e non ho potuto mostrargli la mia vicinanza.
Se di pandemia si parla, tu cosa puoi dirci a riguardo?
Non ho accusato alcuna preoccupazione per il periodo pandemico perché, specie nel “momento” iniziale, ero impegnato a dare supporto a mia moglie. Qualche anno fa è mancata a causa di una malattia del sangue. Ne sento terribilmente la mancanza!
Cosa puoi anticiparci sul tuo futuro artistico?
Porterò in giro, in tournée, lo spettacolo teatrale su Kafka. Conto, inoltre, di poter realizzare altri spettacoli insieme a Luca Guardabascio. Situazioni a cui tengo molto e di cui spero di potervi parlare in futuro.
Alessia Giallonardo per LiveMedia24