LiveMedia24 ha il piacere di incontrare Giorgio Biavati. Lo ricordiamo tutti in “Vivere”, prima soap opera italiana di Canale5, in onda dal 1999, e in “Vento di Ponente”, fiction di successo di alcuni anni fa.
Giorgio Biavati, a cuore aperto, ci parla del suo percorso da attore, degli spettacoli realizzati, dell’avventura in “Vivere”.
Un vissuto, quello di Giorgio Biavati, caratterizzato anche dalla realizzazione di un libro, “Rispettati ragazzo”.
Ti ringraziamo per aver accolto l’invito di LiveMedia24, Giorgio, come stai?
Sto davvero bene, grazie per avermelo chiesto!
L’Accademia del Piccolo Teatro di Milano ha contribuito a formare il tuo percorso artistico. A seguire hai avuto modo di prendere parte a svariate opere guidate da Dino Risi, Pupi Avati e non solo. Che ricordo hai di tali esperienze?
Devo molto, tra tutti a Paolo Grassi, al tempo direttore del Piccolo Teatro di Milano. Una guida reale, per me, un maestro di vita. Ho poi preso parte a svariati lavori con gli artisti citati, e non posso che definirmi felice di ciò che ho affrontato, vissuto. Ricordo con piacere anche Franca Rame, con cui ebbi modo di affrontare una tournée intera molto devo anche alla conoscenza con suo marito, Dario Fo. Che dire poi di Strehler, persona magnifica.
“Vivere” soap per Mediaset in onda dal 1999 e, successivamente, la fiction “Vento di Ponente”, hanno contribuito a regalarti la giusta popolarità, televisivamente parlando. Cosa porti con te da quelle esperienze?
Ricordo con immenso piacere entrambe le esperienze, così come ricordo i colleghi di avventura, le emozioni condivise. Un cast consolidato, forte, ed un vuoto, un’assenza, realizzata dopo alcuni mesi dalla fine di quel primo prodotto, “Vivere”. All’inizio, una volta chiuso quel capitolo, ho faticato a sentire determinate mancanze, così come l’interruzione di quei frenetici ritmi di lavoro. Eravamo sul set circa dieci ore al giorno, ininterrotte.
Giorgio, posso chiederti un tuo personale ricordo del collega Paolo Calissano, con cui hai condiviso entrambe i set di cui parlavamo poc’anzi?
Io e Paolo ci siamo sempre voluti bene. Abbiamo avuto un rapporto splendido e, ti dirò, molti tendevano anche ad identificarci come padre e figlio. A fondamento di ciò, i tratti del viso molto rassomiglianti. Ho risentito della sua scomparsa, ne sono profondamente dispiaciuto.
“Rispettati ragazzo” è il titolo del libro che hai pubblicato nel recente 2020. Cosa puoi dirci a riguardo?
Ad ispirarmi, nella realizzazione di questo scritto, la carta gialla utilizzata da mia madre, ricordo dei nostri momenti insieme. Faccio fatica, talune volte, a ricordare il suo viso, ma quella carta mi riportava spesso a lei, alle nostre passeggiate in villa. Ho perso mia madre che ero piccolo, giovanissimo, e le sue parole sono sempre state un monito per me, da sempre.
Alessia Giallonardo per LiveMedia24