“Che cosa significa “rinnovamento” nel contesto culturale cinese e nel suo scorrere? È uno stato mentale. Innanzitutto e soprattutto, il cambiamento è costante.
Allo stesso tempo, nella tradizione culturale cinese il cambiamento avviene all’interno di una continuità. Si tratta di un “cambiamento all’interno dell’immutato”. Come ha osservato uno studioso belga, il paradosso è come una cascata – uno dei temi preferiti della pittura paesaggistica cinese – sembra statica come un blocco di roccia quando la si guarda da lontano, ma vista da vicino è spettacolarmente dinamica.L’esistenza stessa di una cascata è segno di un’ecologia sana, che dal punto di vista della biologia è caratterizzata dalla “simbiosi”.
Nell’edificare il loro habitat, i cinesi sono abituati a “rinnovarsi”. Di solito prestano poca attenzione ai gesti che sono volti alla ricerca dell’ “immortalità”. Al Padiglione Cina della Biennale Architettura 2023, guardando attraverso il prisma del mondo costruito negli ultimi 40 anni, raccontiamo il rinnovamento simbiotico cinese di vita, architettura, città e natura. Un colonnato è formato da più di 50 enormi colonne, che ricordano il vagare in una metropoli. Attraverso la “visione”, lo “svolgimento”, la “contemplazione” e la “passeggiata” nel Padiglione Cina, i visitatori cercano risposte ai problemi del nostro tempo e immaginano il futuro.”
Queste le parole attraverso cui il curatore del padiglione cinese Ruan Xing sintetizza le sfide affrontate da diversi architetti cinesi nell’ambito della Biennale Architettura 2023. Lo spazio espositivo in questione, reso possibile da China Arts and Entertainment Group, mette in evidenza come alcuni esperti cinesi d’architettura hanno tentato di affrontare una delle sfide più importanti della Cina contemporanea legata alla vivibilità in ambienti ad altissima densità abitativa. È possibile garantire la convivenza tra natura, spazi verdi in moderne megalopoli tecnologiche abitate da milioni di abitanti senza voltare le spalle quegli aspetti fondamentali dell’antica cultura cinese? Come mettere in pratica un tipo d’architettura a basso impatto ambientare che includa una relazione simbolica tra alta tecnologia, rispetto dell’ambiente ed esseri umani?
Altra domanda fondamentale posta dalla curatrice della mostra Lesley Lokko “cosa significa essere un ‘agente di cambiamento“? Ecco alcune delle domande alle quali gli espositori hanno cercato di rispondere proponendo progetti molto interessanti e altamente innovativi che intrecciano l’alta tecnologia con la tradizione cinese.
Il Foodie Social 2.0.
Una delle proposte più interessanti è il “foodie social 2.0” proposto dall’architetto Qian Shiyun. Si tratta di un’ enorme oasi verde di 5mila m2 localizzata al quinto piano dell’enorme complesso commerciale Hall of the Sun a Shanghai. Un mini-villaggio immerso nella natura con un tetto in vetro che permette il passaggio della luce naturale nel bel mezzo di una città che presenta il più alto tasso di abitanti per km quadrato al mondo e che conta più di 30 milioni di cittadini. Un luogo pensato attraverso un design “biofilico” che vuole incorporare la natura dal punto di vista architettonico negli ambienti interni con l’obiettivo di creare spazi rilassanti che offrano l’illusione di trovarsi immersi nella natura e di respirare aria pulita in una delle città più inquinate al mondo.
Il “Village Lounge” di SONG Yehao.
Altra proposta interessante è il “Village Lounge” di SONG Yehao situato nel villaggio millenario di Shangcun. Si tratta di un progetto che vede il recupero e la trasformazione di un vecchio cortile caduto in disuso in un grande spazio pubblico multiuso a libera disposizione di cittadini e turisti.
Il progetto fa parte di una più ampia iniziativa sostenuta dal governo cinese per preservare e incoraggiare lo sviluppo di questo antico villaggio montano. Il cortile è stato ristrutturato ed ampliato utilizzando principalmente materiali in bamboo, piastrelle e mattoni prodotti in loco con cui sono stati ricavati ampi ambienti aperti sfruttati a seconda delle esigenze degli abitanti. I materiali sono stati lavorati e messi a punto da esperti artigiani locali così da includere gli stessi abitanti nel processo di riconversione degli spazi. Con questo progetto Song Yehao dimostra che è possibile recuperare, modernizzare e valorizzare spazi decadenti anche in piccole comunità rurali riconsegnandole alle comunità.
Insomma, le numerose proposte nell’ambito del padiglione cinese dimostrano che è assolutamente possibile far convivere progresso tecnologico e natura nei vasti agglomerati urbani. Tuttoquesto nel pieno rispetto delle tradizioni locali. La Cina ci invita a riflettere ancora una volta sull’importanza del cambiamento. Ma non solo anche su come quest’ultimo possa avvenire nel pieno rispetto del passato fornendo una risposta coerente alla domanda posta in apertura dalla curatrice. Essere un agente di cambiamento dal punto di vista architettonico può significare anche offrire soluzioni concrete e sostenibili.
Tutte le informazioni per visitare la biennale di architettura le potete trovare sul sito ufficiale.
Elsa Martino per LiveMedia24