“Non mi ricordo una Mazza” è il modo più semplice, pratico e simpatico, che il maestro Gianni Mazza ha trovato per descriverci episodi della sua vita.
“Non mi ricordo una Mazza”, edito per Bertoni Editore, è un libro che si rivolge a tutti coloro che amano la musica e non solo. In questo libro, Gianni Mazza, parla di costume e società, rivolgendosi ai più curiosi, in particolare.
Un primo libro, “Non ricordo una Mazza”, per il maestro che tutti abbiamo apprezzato, per cui tutti abbiamo simpatizzato. Un libro che parla non solo alle vecchie generazioni ma anche alle nuove, con fare fiducioso. Un vero e proprio contenitore di ricordi, aneddoti, ripresi anche nelle teche della Rai. Fanno parte delle teche Rai, ad esempio, le puntate di Quelli della notte, di cui tanto si parla nel libro.
“Non mi ricordo una Mazza” è anche un chiaro tentativo di raccontare qualcosa di bello, di vissuto, in una maniera anche scostumata. Vista l’età del protagonista, alcune situazioni potrebbero anche sembrare talvolta inverosimili. Le foto presenti nel libro sono la dimostrazione che tutto ciò di cui si parla è realmente accaduto.
Queste le parole di Gianni Mazza sul libro:
“Chiuso in casa, come tutti, durante la pandemia, non sapevo cosa fare. Mi son detto, scrivo un libro. Su cosa? Sulle barche, sul mare… che sono una mia passione? Poi, ho capito che potevo semplicemente (così credevo) raccontare della mia vita, del mio lavoro. Ho scoperto ben presto che l’impresa era più complicata di quello che avessi previsto e il titolo, rende bene l’idea. Quando ho cominciato a scrivere, mi sono reso conto che spesso i ricordi erano ingarbugliati, mi sfuggivano alcuni particolari, tornandomi poi in mente, fuori tempo massimo. Ho dovuto ripartire dal mio curriculum per riordinare in modo temporale tutto quello che ho fatto in tanti anni.
Sono disordinato, lo ammetto, ma, a onor del vero, il mio computer non collabora come dovrebbe. So che lui ha tutto, ma non mi trova quello che chiedo. Volevo fare un libro ricco di foto, aneddoti, spartiti scritti a mano e pezzi poco conosciuti, che potessero finalmente essere riascoltati. All’epoca, tanto per capirci, non sapevo neanche come si chiamasse il QR code e lo definivo tra me e me, bacarozzo. Alla fine, ho dovuto dare il libro a qualcuno che mi mettesse le virgole, perché le avevo dimenticate. Parlando con me stesso, scrivevo, prima a mano e poi sul computer, perché fosse comprensibile visto che scrivo malissimo! – sottolinea il Maestro Mazza – È stato un lavoro pazzesco che davvero non avevo immaginato”.
Alessia Giallonardo per LiveMedia24