Un libro all’attivo per l’attore, doppiatore ed anche scrittore Mario Cordova, “Gli uccelli non hanno vertigini”. Un progetto in cui l’autore ha creduto sin dal principio.
‘La nascita di un figlio’, così Mario Cordova ha definito questo libro, “Gli uccelli non hanno vertigini”.
Vi lasciamo alle parole di Mario Cordova, al suo racconto del libro “Gli uccelli non hanno vertigini”, a qualche stralcio del suo percorso di vita e artistico.
Ti ringraziamo per aver accolto l’invito di LiveMedia24, Mario. Parlaci di come ha preso forma questo tuo scritto, “Gli uccelli non hanno vertigini”?
Potrei definire questo libro, “Gli uccelli non hanno vertigini”, qualcosa di pari alla nascita di un figlio, di un progetto a cui ho tenuto particolarmente. Era da vent’anni che desideravo scriverlo. Dopo due matrimoni, due divorzi e cinque separazioni in tribunale, ho deciso di prendermi un periodo per me. Precisamente, un anno sabbatico e mi sono serviti tutti e dodici i mesi per realizzarlo. Non ho tralasciato, però, il doppiaggio, una grande passione… In questo libro, edito da Bertoni, c’è tutto il mio cuore, al suo interno.
Cosa ti ha regalato di bello, in questi anni, il doppiaggio?
Ho prestato la voce a grandi attori del calibro di Willem Dafoe e Richard Gere, Patrick Swayze e Jeremy Irons. Il doppiaggio mi ha sempre reso felice, appagato. Presto, tra l’altro, vi sarà un remake del famoso film, “Il Corvo”, il primo distribuito da Medusa nel 1994, di cui curerò la direzione artistica. Onorato di poterlo bissare, posso dirvi che doppierò di nuovo Dafoe nel film “Kinds of kindness” e Richard Gere nel suo nuovo lavoro, “Longing”.
Che ricordo porti con te di quelli che sono stati i tuoi inizi?
Ero molto giovane quando ho cominciato e, siccome da bambino facevo ridere tutti raccontando barzellette, le persone che avevo intorno continuavano a ripetermi che avrei dovuto fare l’attore. A causa del lavoro di mio padre, era un poliziotto, viaggiavamo spesso, ci spostavamo di continuo. Fu a Genova, a quindici anni, che decisi di prendere parte ad una vera e propria scuola di recitazione.
A fine liceo firmai il mio primo contratto. A vent’anni mi innamorai di una donna triestina e decidi di trasferirmi da lei, accantonando per due anni lo spettacolo. Mi misi a vendere biscotti. La passione per la recitazione era, però, troppo forte, cosi decisi di trasferirmi a Roma per inseguire il successo.
Presi parte a diversi sceneggiati televisivi importanti e il successo arrivò… per poi convincermi di non esserne all’altezza. La chiamata che mi ha poi riportato in televisione è stata quella di Rossella Izzo per “Provaci ancora Prof” e, in seguito, la soap “CentoVetrine”, “Le 3 Rose di Eva”, “L’onore e il rispetto”, tornando anche in teatro con il musical “Datemi tre caravelle”, con Alessandro Preziosi. Un successo al Sistina, un’emozione indimenticabile. Il resto è storia…
Alessia Giallonardo per LiveMedia24