Dopo aver visto approfonditamente come fotografare la via lattea e come impostare la fase di post produzione è bene fare un focus sulla fase di stacking e sul suo significato.
I programmi maggiormente utilizzati sono Sequator e Deep Sky Stacker. Entrambi sono software freeware (quindi completamente gratuito) e nascono per allineare, calibrare e infine eseguire lo stack delle nostre astrofotografie dopo la fase di acquisizione.
Praticamente il 99,99% di tutte le astrofotografie che voi abbiate mai visto passa dalla cosiddetta fase di stacking. Questa è strettamente necessaria per “sommare” il segnale recuperato in tutte le pose fotografiche e per ridurre il più possibile il rumore presente in esse.
Ci si serve di questo processo per ridurre al più possibile il rumore sulle nostre immagini ottenendo un’immagine finale “somma” delle foto sorgenti (o light frames), in quanto gli oggetti del cielo profondo sono notoriamente molto deboli.
In questo articolo divideremo il processo di stacking in tre fasi ben specifiche:
- Allineamento dei light frames: questa fase, più propriamente detta “fase di registrazione“, serve per allineare tra loro tutti i light frames. Chiaramente è necessaria per poter “sommare” correttamente le immagini tra loro.
- Calibrazione dei light frames allineati: In questa fase – la più articolata – il software si preoccuperà di “pulire” singolarmente ogni foto sorgente rimuovendo da essa – o quasi – il rumore termico, quello di lettura, quello dovuto alla variabilità dell’efficienza quantica e così via. Come potete immaginare questa risulta anche la fase più delicata e come tale è composta da più sottofasi che vedremo nei prossimi articoli.
- Stacking delle immagini calibrate: durante questa fase il software prenderà tutte le immagini calibrate e le “sommerà” al fine di ottenere un’immagine finale qualitativamente superiore da poter post-produrre con maggiore libertà.
L’obiettivo infatti, non è stackare le immagini per il solo piacere di complicarsi la vita. Tutt’altro! Il goal finale è proprio quello di ottenere un’unica immagine con molto meno rumore e quindi maggiormente maneggiabile in fase di post-produzione.
La calibrazione, il vero fulcro dell’intero processo, si serve di particolari frame per pulire i light frame. Questi sono i flat frame, i bias frame (o offset frame) e i dark frame. Questi ultimi serviranno per attenuare il cosiddetto rumore termico presente nelle astrofotografie. Il primo passaggio consiste proprio nell’importare specificatamente ogni tipologia di frame.
La fase successiva è l’allineamento dei light frames. In questa fase il software leggerà tutte le immagini alla ricerca di eventuali stelle da utilizzare come punti di riferimento.
Per avviare questa procedura è sufficiente cliccare su Register checked pictures. Si aprirà il pannello delle opzioni: i più smaliziati saranno liberi di sperimentare diversi parametri tra i quali la Soglia di rilevamento stelle (Fig.5), utile nel caso in cui il software non riuscisse a trovare stelle utili per l’allineamento (eventualmente ridurla).
Adesso il passaggio decisivo: lo stack dei light frame calibrati. Cosa significa “calibrazione”? Cosa vuol dire esattamente calibrare un light frame?
La calibrazione è quel processo che ci permette di (tentare di) rimuovere dalle nostre astrofotografie rumori di qualsiasi natura: termico, lettura, fixed-pattern e così via. Questi sono introdotti nell’immagine al momento dell’acquisizione dalla nostra stessa camera e in specifiche condizioni. E’ proprio per questo che ci si serve solitamente di dark, flat e bias frame, i quali non sono altro che una sorta di firma della nostra stessa camera, per attenuare qualsiasi artefatto presente nelle immagini.
Lo stacking invece immaginiamolo come una vera e propria sovrapposizione delle immagini (Fig.6) allo scopo di ottenerne una priva di rumore. Questa combinazione può essere effettuata attraverso qualsiasi algoritmo di nostra scelta. Gli algoritmi più utilizzati sono quelli che calcolano la media o la mediana.
L’operazione di stacking mediante media tra le singole immagini ci permetterà di ottenerne una i cui effetti di rumore saranno stati inevitabilmente attenuati.
Dopo questo focus sullo stacking, siamo ancora più preparati su come fotografare la Via Lattea.
Mattia Radoni per LiveMedia24