A Firenze sono terminati i restauri della facciate interne del Battistero, iniziati nel 2017 ma rallentati dalla pandemia.
Il prossimo intervento, previsto per l’autunno e caratterizzato da uno speciale ponteggio che renderà il cantiere visitabile. Nello specifico riguarderà lo splendente mantello duecentesco in mosaico d’oro che riveste internamente la cupola.
Gli interventi sulle pareti hanno anche consentito la pulitura del donatelliano monumento funebre dell’antipapa Giovanni XXIII e del pavimento in tarsie marmoree con l’antica ruota zodiacale.
Ritrovano il loro antico splendore i mosaici parietali, quelli sulla volta e sull’arco trionfale dell’abside, all’interno del magnifico Battistero di Firenze, decantati anche da Dante che li definì del “bel San Giovanni”.
Diretto e finanziato dall’Opera di Santa Maria del Fiore con 2 milioni e 600 mila euro e con un contributo della Fondazione Friends of Florence per l’intervento sulla scarsella, il restauro delle pareti interne del Battistero di Firenze è stato condotto sotto l’alta sorveglianza della Soprintendenza ABAP per la città metropolitana di Firenze e le province di Pistoia e Prato, e la collaborazione per le indagini diagnostiche con Università italiane e laboratori specialistici. L’intervento ha interessato le otto facciate interne dell’edificio ed è cominciato nel 2017.
Le nuove scoperte.
Numerose sono state le scoperte emerse durante il restauro delle otto facciate: prima di tutto la tecnica musiva impiegata nei mosaici parietali, un vero e proprio unicum. La seconda questione riguarda le tracce di foglia d’oro su uno dei capitelli dei matronei, che potrebbe indicare come in origine fossero anch’essi tutti dorati.
Dobbiamo immaginare che un tempo il Battistero fosse completamente rivestito d’oro: nei capitelli dei matronei, nei mosaici parietali e nella cupola mosaicata. Un tempo tutto illuminato solo dalle luci delle candele.
I restauratori e architetti hanno inoltre notato come i mosaici dell’abside (detta scarsella) si differenziano da quelli parietali. Sono diversi per la complessità narrativa e per la tecnica di esecuzione. Infatti gli artisti impiegarono tessere di misura estremamente minuta e una straordinaria varietà cromatica di paste vitree e altri materiali preziosi tra cui il corallo.
Non a caso sull’antico pavimento in tarsie marmoree, che rappresenta anche lo zodiaco, si legge: “Qua vengono tutti coloro che vogliono vedere cose mirabili”.
Fonte: Artribune
Acura di Serena Maddalo per LiveMedia24.