Paola Rinaldi in scena al Teatro de’ Servi di Roma

Il teatro ha segnato il percorso artistico dell'attrice Paola Rinaldi che si è formata con Boncompagni e Proietti ed oggi vive di recitazione e di una ritrovata serenità.

LiveMedia24 incontra l’attrice Paola Rinaldi pronta a raccontarci del suo vissuto, del suo percorso artistico, del suo prossimo ritorno in scena con un nuovo spettacolo teatrale.

Paola Rinaldi è un’artista che si è formata da giovanissima, per poi capire che esistono tante altre strade, senza alcuna paura di cambiare.

Ti ringraziamo per aver accolto l’invito di LiveMedia24, Paola. Come stai?

Sto davvero bene, grazie! Non sono vicinissima alle scene, in questo momento, se non per una nuova, carinissima, occasione teatrale, prevista dal 14 gennaio, a Roma. Sarò al Teatro de’ Servi nello spettacolo, “Il berretto a sonagli”, di Pirandello. Due settimane di spettacolo sia per grandi che per piccini.

Che ricordo porti con te dei passi mossi nella recitazione grazie a Gianni Boncompagni, con “Discoring”, e del laboratorio a cui hai preso parte diretto da Gigi Proietti e non solo?

Su tutto ricordo che desideravo avere una mia autonomia e la possibilità di vivere con delle risorse soltanto mie. Mi piaceva l’arte ma il famoso sacro fuoco non era così ben radicato dentro me. Semplicemente, a suo tempo, accadde che un regista venne a tenere un corso di scenotecnica all’Accademia di Belle Arti. Ai tempi frequentavo la sezione scenografia e da lì a poco serviva fare uno spettacolo. Capì che il mestiere di attrice avrebbe potuto ‘privilegiarmi’ dal punto di vista economico. Durante uno di questi spettacoli poi, un agente cinematografico mi disse che avrei potuto prendere parte a dei provini e così andai. Avevo un vestitino di lana, diversamente da tante altre ragazze molto più estrose. Il mio essere ‘normale’ fece leva su Gianni Boncompagni. Ben presto mi ritrovai in televisione ma realizzai sin da subito che quella scatola non era il luogo adatto a me.

Presente nel film “In viaggio con papà“, con Carlo Verdone e Alberto Sordi, senza dimenticare il passaggio di qualche anno alla soap di Rai3, “Un Posto al Sole”. Ne conseguì una certa popolarità nel vestire i panni della cinica Sonia Campo. L’andare via ti ha portata a scrivere “Memorie di una soap-operaia”, nel 2002… 

Ho sentito che tutta l’esperienza teatrale vissuta, una volta arrivata alla soap, si sposava bene con quella situazione. La fortuna del prodotto era l’avere nel cast una buona parte di attori legati maggiormente al teatro. Un prodotto particolare, un periodo molto bello ricordato con “Memorie di una soap-operaia”. Fu bellissima anche l’esperienza al cinema con Alberto Sordi e Carlo Verdone. Fu proprio Sordi a scegliermi e fu molto carino.

Scrivere ti ha sempre appassionata? 

Da sempre! Ugo Gregoretti mi chiamava ‘la grafomane’ proprio perché mi piaceva tanto. Ero quotidianamente pronta ad imprimere qualcosa su un quadernetto. Nacquero tante altre cose dopo ‘Memorie di una soap-operaia”: “101 modi per non buttare via nulla”, per Newton Compton Editori, “Sani da morire”, pubblicato con Sperling & Kupfer e non solo.

Quali consigli regali a tuo figlio, Guglielmo Poggi, anche lui attore proprio come i suoi genitori? 

Guglielmo ha preso tanto da Pierfrancesco Poggi, suo padre. Sono due veri e propri talenti! È nato mentre eravamo impegnati nella preparazione di una tournée teatrale che avrebbe dovuto prendere vita al Piccolo Eliseo. La sua nascita, per fortuna, ha preceduto il tutto, regalandomi quindici giorni di ripresa prima della ‘prima’. Fummo degli incoscienti nel decidere di accettare calcolando sommariamente i tempi della nascita. Ad ogni modo posso dirti che non gli è servito alcun consiglio, se non il ricordargli di essere se stesso, su tutto.

Alessia Giallonardo per LiveMedia24

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