Ritroviamo Yari Gugliucci, poliedrico artista, attualmente impegnato nello spettacolo teatrale, “L’Ombra di Totò”, ad opera di Stefano Reali ed Emilia Costantini.
Una figura sempre in ombra, quella di Dino Valdi, di cui l’artista Yari Gugliucci ci parla, da sempre al “seguito” di Totò.
Tanti interrogativi, per uno spettacolo denso di emozioni, come quelle che lo stesso Yari Gugliucci vive, di volta in volta, nell’affrontare nuovi ruoli.
Ti ringraziamo per aver accolto nuovamente l’invito di LiveMedia24, Yari parlaci dello spettacolo “L’Ombra di Totò”, l’ultimo portato in scena.
Ho vissuto due anni di tournée belli, intensi, ricchi di soddisfazioni. Lo spettacolo prende vita da un’idea di Stefano Reali ed Emilia Costantini. Porto in scena la figura di Dino Valdi, da sempre controfigura di Totò, il principe De Curtis. Valdi giunse a Roma per tentare la carriera di attore. La somiglianza con Totò, sin da subito, lo portò a diventare sua controfigura ufficiale.
Yari, ti andrebbe di parlarci della trama, nei limiti del possibile?
Lo spettacolo ha inizio con il funerale di Totò e con lo scorgere, proprio di fianco alla Faldini, la sua figura. In realtà altri non era che proprio Dino Valdi. La pièce porta lo spettatore ad interrogarsi se Valdi sia stato felice o meno della vita, del lavoro, vissuto al “seguito” di Totò.
Di volta in volta, nuovi volti da intrecciare, nuove vite da impersonare. Cosa si cela dietro ogni ruolo portato in scena?
Il mio “Manuale dell’attore emotivo”, realizzato “recentemente”, parla proprio delle difficoltà insite nell’affrontare ciò. La prefazione del libro è ad opera di Veronica Pivetti, con note della Wertmüller, Giannini e Gilliam. Ho inserito, nel manuale, tutto ciò che ho avuto modo di apprendere. Un percorso attoriale consapevole del fatto che non vi sia alcun metodo, nessuna pozione magica, basta che funzioni. Ciò è sempre stato sostenuto anche dallo stesso Woody Allen. Tutto condensato in questo manuale, caratterizzato dalle mie esperienze personali, senza invenzione alcuna. Ho voluto evidenziare la bellezza di questo lavoro ed il percorso, più che l’arrivo.
Alessia Giallonardo per LiveMedia24