Gianni Morandi, un’incredibile carica di vita

Gianni Morandi non si ferma e go! Quell’uno su mille che ce la fa reinventando ancora una volta sé stesso.

Difficile riassumere le tante luci di una storia senza tempo. Più facile ammirare la stella di Monghidoro, fissa lassù in alto, che continua fulgida a risplendere. Una leggenda della musica; una delle voci che, così come il vino, più invecchia e più acquista valore.

Interprete a trecentosessanta gradi, appassionato di sport e fenomeno social, Gianni Morandi non si ferma e go! Quell’uno su mille che ce la fa reinventando ancora una volta sé stesso.

L’energia inesauribile, la passione per la corsa, l’entusiasmo contagioso. Classe 1944, quasi ottant’anni ma non li dimostra.

«Finché ho fiato trovo l’energia per correre e la voglia di stare sul palco. Quando sarà, mi piacerebbe che tutto finisse con una corsa o su un palcoscenico.»

Tante volte in gara, altrettante come ospite, una vittoria insieme a Tozzi e Ruggeri, per due anni alla conduzione. Poi la chiamata del direttore artistico.

«La telefonata di Amadeus è stata una vera sorpresa, non mi aspettavo mi facesse una proposta del genere. Avevamo già lavorato insieme in occasione de “L’anno che verrà” in tempi di Covid, in uno studio Rai vuoto, e tra noi si è subito creata una buona sintonia, andavamo molto d’accordo, sempre in linea sulle varie decisioni da prendere. Con il tempo abbiamo avuto modo di conoscerci meglio e siamo diventati amici. Quando mi ha telefonato per chiedermi di essere co-conduttore del Festival di Sanremo ho subito accettato, onorato della bellissima e stimolante proposta.»

Numeri uno come Vasco Rossi, Zucchero Fornaciari, Eros Ramazzotti, Laura Pausini e più recentemente i Måneskin, Mahmood e Blanco. Tutti artisti, lanciati dal Festival, che sono diventati grandi icone nel nostro Paese e in tutto il mondo.

«Negli ultimi anni Amadeus ha fatto davvero un grandissimo lavoro nel selezionare i brani in gara. Le canzoni uscite da Sanremo sono diventate dei grandissimi successi, stanno lasciando un segno nella storia della musica italiana.»

La vera svolta è arrivata con Domenico Modugno.

«A Sanremo ritorno bambino, quando nel 1958 vidi Modugno che cantava “Volare”. Forse da lì deriva il grande amore per questo mestiere. Ma anche l’amore e il rispetto per quel palco. Ricordo il bar a Monghidoro dove c’era solo un televisore in bianco e nero, tutto annebbiato, che non si vedeva neanche bene, ma c’era metà paese che guardava il Festival. E, quando arrivò Modugno, per me fu un colpo fortissimo. Avevo tredici anni.»

Il successo lo travolge come un’onda anomala negli anni Sessanta, quando tutta l’Italia si ferma per ascoltare la storia di un eterno ragazzo.

«Allora in Italia c’era quel clima straordinario in cui si cominciava a intravedere qualcosa di positivo: l’economia andava meglio; compravamo la cinquecento, i frigoriferi, le prime tivù.»

Essere stato dentro ai tempi che cambiavano, come esempio inconsapevole.

«Non sono stato consapevolmente quello che dice: “Ora vi spiego io come si fa!”. Ero lì, ero testimone. Ero uno di quei ragazzi entusiasti sempre col sorriso sulle labbra, perché la vita ci sorrideva. Cantavo canzoni allegre, brillanti, che rimandano molto a quell’epoca.»

Oggi come allora, il bolognese, il napoletano, il pugliese.

«Sono cinquant’anni e più che ci conosciamo. Facevamo Canzonissima: una volta vincevo io, una volta Claudio Villa, poi era il turno di Ranieri. Al Bano era sempre lì, c’erano anche la Berti e la Zanicchi. In quel periodo io e Massimo vivevamo una sorta di dualismo. Quando – da ragazzi – ho visto che si stava affermando ed era veramente forte mi sono innervosito. La rivalità però faceva bene ad entrambi. È sempre stato così, da Coppi e Bartali a Baggio e Del Piero. Lui napoletano, io bolognese. Provenivamo da famiglie povere, di lavoratori, con una storia simile alle spalle. Inevitabilmente siamo diventati amici. Così come con il pugliese. È tanto che si parla di un progetto tutti e tre insieme. Chissà che un giorno non si possa concretizzare. Al Bano ci ha già detto che ha il calendario pronto in testa.»

Partenza da Rimini, per poi proseguire a Milano, Firenze, Roma, Bologna, Torino, Ancona, Bari ed Eboli. A marzo Go Gianni Go! Morandi nei palasport, la nuova avvincente corsa per raggiungere e riabbracciare il suo pubblico.

«Ho pensato a una speciale scaletta, un concentrato di vitalità e potenza che mescola i brani frutto del fortunato sodalizio artistico con Jovanotti – “L’allegria”, “Apri tutte le porte” e “La ola” – ai classici del mio repertorio, affiancato da una formidabile band di dodici elementi diretta dal Maestro Luca Colombo.»

Il tour prodotto da Trident Music segue la scia delle partecipazioni di Morandi sui palchi del Jova Beach Party, che hanno animato l’estate 2022 con performance iconiche e inediti duetti. Ultimo, in ordine cronologico, quello con Sangiovanni sulle note dell’intramontabile Fatti rimandare dalla mamma a prendere il latte. Una special edition 2.0 (Epic/Sony Music) per festeggiare i sessant’anni dalla sua pubblicazione, abbattendo le barriere generazionali.

«È straordinario vedere una delle nuove voci del pop italiano cantare “Fatti rimandare dalla mamma a prendere il latte”, un brano pubblicato sessant’anni fa che continua ad essere tramandato di generazione in generazione.»

Una canzone, per sempre.

«Nella vita, per sempre è impossibile. Però non mollare finché ce la fai, quello sì.»

Di certo si può dare di più.

«Credo che nella vita di ognuno ci sia sempre la possibilità di dare di più. Magari rivolgendo un pensiero non solo a sé stessi e alla propria famiglia, ma anche agli altri. Occorrerebbe uno scambio reciproco di fiducia, di affetto. La necessità di un pensiero comune che abbia come obiettivo il bene della collettività. Talvolta, certe liti a cui ci capita di assistere, sembrano un po’ pretestuose… e allora si può dare di più, per stare meglio tutti insieme.»

Gino Morabito per LiveMedia24

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