Jalisse: a breve il nuovo video, “Speranza in un fiore”

Incontriamo Alessandra Drusian dei “Jalisse”, il duo musicale che vinse Sanremo nel 1997, con il noto brano, “Fiumi di Parole”. Ringraziamo Alessandra per questa intervista, per la disponibilità.

Alessandra, come nascono i Jalisse e a cosa se ne deve il nome?

Nel 1990 ebbi modo di incontrare il produttore musicale Sergio Bardotti, che, a sua volta, mi fece conoscere Fabio (Ricci). Fabio, come me, era in cerca di una casa discografica a cui presentarsi. Nel 1993, dopo aver preso parte al programma di Pippo Baudo, Gran Premio, mi ritrovai in stazione insieme a lui. Fu lì che si verificò un vero e proprio colpo di fulmine tra noi. Iniziammo a lavorare insieme alle musiche ed ai testi di quelli che sarebbero poi stati, appunto, i Jalisse. Adoro la serie americana “I Robinson”, da cui “I Jalisse” prendono il nome. Questo nome, in arabo, vuol dire, “siedi, accomodati nella nostra casa e ascolta la nostra musica”. Nel 1995, avemmo l’occasione di partecipare a “Sanremo Giovani” e, successivamente, ci fu data la possibilità di prendere parte al Festival nella sezione Big.

I Jalisse. (Alessandra Drusian e Fabio Ricci)

Il 1997 rappresenta l’anno della vittoria, con “Fiumi di Parole”. Subito dopo, prendeste parte all’Eurovision Song Contest, in quel di Dublino. Cosa accadde successivamente?

Abbiamo avuto modo di cantare in tutta Europa ed anche in America, Russia e Inghilterra. Un periodo lungo, senza sosta e felice. Ricordo che avemmo modo di collaborare con la Fondazione Rita Levi Montalcini e con la fondazione Mile Bongiorno. La luce, da sempre, è un tema fondamentale, in tutte le nostre canzoni.

Nel 2018 siete tornati in televisione grazie alla trasmissione, “Ora o mai più”, condotta da Amadeus. Cosa avete provato?

È stata una bellissima esperienza! A sostenerci, vi erano tanti fan del passato, legati al nostro periodo Sanremese. Quel ritorno, ha rappresentato una nuova chance legata al poter confermare la nostra semplicità, la nostra coerenza, sia sul palco che nel nostro quotidiano. Ne siamo usciti felici, soddisfatti.

Di recente avete pubblicato il brano, “Non aver paura di chiamarlo amore”, scelto come colonna sonora nel docu-film di Francesco Zarzana. Immagino sia stata una grande soddisfazione.

Assolutamente si! La canzone era già uscita e Francesco è stato ispirato da questo brano a tal punto che ha scritto di getto la sceneggiatura del docu-film, “L’incanto e Delizia”. Abbiamo anche preso parte alla presentazione che si è tenuta a Sassuolo, all’interno del Palazzo Ducale, dove sono state girate le scene. Ricordiamo con piacere, tra l’altro, la nostra partecipazione al film di Brizzi, “Ex – Amici come prima”, nel 2011. Quella richiesta, oggi come allora, rappresentò una sorpresa.

“Localitour d’Autore”, parlaci di questo format radiofonico.

Dura 15 minuti, su stazione radio, ed è, ovviamente, condotto da me e da Fabio. Un contenitore di idee, suggerimenti e musica inedita. Ogni puntata offre la possibilità di poter ospitare un regista, un narratore, un attore che vuole raccontare la sua arte e la sua creatività.

Questo fermo, per la musica e lo spettacolo, causato dalla pandemia, ha rallentato il vostro lavoro?

No, abbiamo continuato a scrivere, infatti abbiamo fatto pervenire al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, un CD contenente un nuovo brano, dal titolo, “Speranza in un fiore”. Una canzone che vuole fungere da dedica a tutti i nonni scomparsi a causa del Coronavirus. Siamo stati felici di ricevere i suoi ringraziamenti. L’album si intitola, “Voglio emozionarmi ancora”. A breve avrete modo di visionare il video che accompagna il singolo, “Speranza in un fiore”. Un lavoro realizzato da tutti coloro che hanno perso una persona cara come lo sono i nonni, tesoro inestimabile del nostro vissuto.

Federica Lamagra per LiveMedia24

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