All’arrembaggio della vita, al traguardo dei cinquantasei, e via sul palco. Un’incredibile impresa, quella di capitan Lorenzo Cherubini, che sa di amore, coraggio, felicità, trasformazione, meraviglia.
Evolvendosi, per rimanere uguale a sé stesso: curioso, sfidante, istrionico performer che incarna il pensiero positivo e se ne fa bandiera. Sventola ruggente, issata all’albero maestro della sua nave pirata portando in giro il più grande spettacolo dopo il Bing Bang.
Dalla spiaggia di Lignano Sabbiadoro all’aeroporto di Bresso, sbarcando sul lungomare di Marina di Ravenna e all’Ippodromo dei Fiori ad Albenga, e ancora ad Aosta, Marina di Cerveteri, Barletta, Fermo, Roccella Jonica, Vasto, Castel Volturno, Viareggio.
Vivo, divertente, emozionante, innovativo, moderno, avvincente, tribale, ancestrale, giocoso, intenso. All’urlo liberatorio di Ri-Party-Amo è esploso il Jova Beach Party 2022. E, come recita, il titolo di un suo brano pubblicato nell’88, mai più iconica fu l’espressione “è qui la festa!”.
L’impresa è vivere, gettarsi nel mondo, realizzare la propria biografia.
«In base alla mia esperienza di ragazzino che metteva da parte i soldi per andare a vedere un concerto, ho ben chiaro in mente quanto quel tipo di esperienza possa essere stata importante per me. Già come parte del pubblico, prima ancora che diventasse il mio lavoro.»
Da sempre fan della musica, con una grande ammirazione per quegli artisti capaci di allargare gli orizzonti.
«Ammiro quelli che mi hanno fatto scoprire qualcosa che non sapevo. Penso a Battiato, a Dalla, alla musica africana, a Paul Simon quando ha realizzato “Graceland”.»
Scoprire dell’apartheid in Sudafrica durante un concerto, e del grande divario di povertà che esisteva nel Sud del mondo grazie al Live Aid dell’85.
«… E l’ho scoperto in momenti in cui non ero ad una lezione ma mi stavo divertendo come un pazzo, mentre cantavo le canzoni che mi piacevano, immerso nella musica, nel volume. Quindi so bene quanto sia importante un concerto, perché il concerto è una festa.»
Emanuele Severino, filosofo e accademico italiano del Novecento, raccontava come la parola festa abbia origine comune con le parole teoria e contemplazione.
«Questa scoperta mi ha entusiasmato, anche se in fondo l’ho sempre saputo. La festa è una teoria, un’idea di mondo che qualcuno in quel momento prova a trasformare in realtà, in base a dei dati incerti, come tutte le teorie. Poi c’è la parola contemplazione: la festa è una sorta di propulsione del tempo che permette di contemplare e di ricordarti successivamente quanto sei vivo in quel momento, quanto sei permeabile alle emozioni e alle sensazioni.»
Il corpo è uno strumento di conoscenza fondamentale. Nell’esperienza di un live, aumenta la capacità di percepire le informazioni, moltiplicata dall’emozione che ne scaturisce.
«Quando abbiamo progettato il primo Jova Beach Party, ho pensato che, in quel momento di condivisione e di empatia aumentata che si vive durante una festa, immersi negli elementi della natura antropizzata come la spiaggia, se avessimo offerto un’informazione legata ai comportamenti che vanno nella direzione della sostenibilità, beh, in una situazione del genere, quell’informazione sarebbe stata più efficace, rispetto alla possibilità di veicolarla in uno stadio o in un palasport.»
Lorenzo Jovanotti Cherubini, quella naturale propensione a diventare un accumulatore di energia.
«Ho iniziato a fare il dj nell’ottantadue. Avevo quindici anni, ne stavo per compiere sedici. Quest’anno sono quarant’anni che lo faccio. Tutto, nel mio percorso, ha portato al Jova Beach Party. Mettere i dischi nei locali, fare la radio, i programmi tivù, la scrittura, i concerti, gli stadi… Tutto è confluito in un formato, diverso da un concerto, che mette insieme le peculiarità di ciascuno di quegli aspetti. Jova Beach Party è il media che mi è più congeniale in assoluto da quando faccio questo lavoro. Mi assomiglia profondamente.»
Nel 2019 seicentomila persone, la forza dei numeri quando si trasformano in capacità di cambiamento.
«Ho solo motivi per essere entusiasta. Jova Beach è stato un grande successo artistico, una bellissima esperienza per chi è venuto. Un’esperienza faticosa anche, ma era previsto. Jova Beach Party non è un concerto, è un’avventura. Chi viene, sa che c’è anche una componente legata all’essere catapultati in una dimensione d’altri tempi, qualcosa che assomiglia un po’ a quello che vedevamo nei filmati di Woodstock.»
A distanza di qualche anno, lo slogan è Ri-Party-Amo. Una produzione da venti milioni di euro, centocinquanta persone in tour e altre mille prese in loco a ogni data.
«Il nostro Ri-Party-Amo è da intendersi come partiamo da un livello superiore, facciamo una scommessa in più. E allora niente famigerate bottigliette di plastica ma l’acqua distribuita nelle lattine di alluminio, che, a differenza del PET, è un materiale facilmente riutilizzabile, e nei bicchieri di carta completamente compostabile; riciclaggio totale di tutti i rifiuti per trasformarli, ad esempio, in oggetti di arredo urbano e magliette da indossare sulla spiaggia; o ancora, partendo dall’energia da fonti rinnovabili, la realizzazione di un fumetto distribuito ai ragazzi e ai ragazzini che sono poi quelli più ricettivi e attenti a questo tipo di informazioni.»
L’obiettivo da raggiungere è la pulizia di venti milioni di metri quadri di aree naturali critiche, nel tempo invase dalla plastica, dai rifiuti, dai liquami, da tutto ciò che in qualche modo rende il nostro ambiente malato.
«È il più grande progetto di recupero, di ripristino di equilibrio ecologico di aree problematiche in Italia mai fatto nella storia. Non c’è mai stata un’iniziativa così grande! E l’idea che questa iniziativa sia resa possibile attraverso la cosa più effimera che c’è, un concerto, una megafesta sulla spiaggia, mi fa indubbiamente piacere ma non è un mio merito specifico. L’unico merito del quale godo è quando qualcuno mi dice che gli è piaciuto un concerto, si è divertito, ha ballato, si è emozionato. Tutto il resto fa parte della mia impresa.»
Gino Morabito per LiveMedia24