Possiamo proprio dire che, parlando di eredità musicale personale, il sottoscritto essendo il 5 di 6 fratelli di cui il maggiore è nato nel 1956, la musica nei suoi migliori periodi e produzioni sia passata nei vinili e concerti vissuti da tutta la famiglia. Si, possedendo e avendo fatto girare tanti bei “piattelloni neri” su giradischi di ogni marca, i miei muscoli stapediali delle mie orecchie anno fatto sempre una buona ginnastica a base di rock e tanti altri generi musicali di ogni periodo storico. Tra questi ci sono stati alcuni vinili dei Genesis, quelli con Peter Gabriel e poi con Phil Collins, quindi, anche le chitarre di Steve Hackett sono passate dalle mie orecchie di ragazzino.
Nel concerto di Firenze, la formazione era davvero straordinaria e diversa da altre esibizioni di Steve Hackett. Infatti il batterista questa volta era mitico Craig Bundell, con Jonas Reingold al basso e alle bellissime doppie chitarre+basso e 12 corde, il tastierista Roger King e il poli-strumentista Lob Tossendo.
La set-list ha attraversato i brani tratti da “Seconds out” e poi alcuni pezzi di Steve Hackett. La voce sul palco è stata affidata al carismatico Nad Sylvan, appena uscito da una scena di un film degli anni ’70, con tanto di folta chioma (nonostante i suoi 63 anni!) la stupenda voce e eterea presenza. Anche Nad ha all’attivo una numerosa discografia. L’apparizione, al primo e all’ultimo brano di Amanda Lehmann chitarrista nei tour di Hackett dal 2009, ha dato vece e forte presenza femminile al palco.
Lo spettacolo è stato molto intenso, nonostante le pause di Steve, che ogni tanto doveva utilizzare lo sgabello, per riposare i suoi onorevoli 72 anni di carriera, sei dei quali tra il 1971 e 1977 con i Genesis, poi ritrovati negli anni 80 e fino al 2003.
La sua personale discografia era cominciata con due band proto/prog-rock e anche con il fratello flautista. Si anche Steve ha origini basate sullo studio di musica classica. In capo ai suoi 24 album da solista, ai 13 in live, i 14 con i Genesis e molte altre stampe e decine di collaborazioni, tra cui anche la nostra PFM.
Steve Hackett non ha perso il suo tocco, anzi, sono anni che è in tour e se se deve appoggiare ad un panchetto ogni tanto, che faccia pure. In due momenti il volume del concerto si è alzato fuori misura, facendo vibrare senza motivo apparente, le casse toraciche della platea centrale, ma c’è stato qualcuno a cui è piaciuto.
Il palco del MusArt 2022 è stato attraversato da Ned Sylvan molte volte, che entrava e usciva dalle quinte ogni volta che Steve Hackett avanzava con i suoi granitici assoli. Sono stati eseguiti degli assoli da tutta la formazione, probabilmente la parte più impressionante è stata, quella di Craig alla batteria.
Avendo visto recentemente un altro guru delle bacchette (Gavin Harridon al Viper Theatre, sempre a Firenze) mi sono accorto che anche Craig utilizza la serie di mini-piatti per arricchire i fill e alcune parti dei pezzi in scaletta, se non fosse per la differenza d’età, chissà quale risultato avrebbe dato in una drums-battle con Phil Collins!
Luci e fumo sul palco, una ottima programmazione delle scene, nei primi brani molto più statici, movimentate e riempite egregiamente, nella seconda parte del concerto. Un sold-out previsto, e una platea abbastanza tranquilla e piena di Senior.
Steve Hackett by Luca Brunetti