Frank Pilato: pulsioni, istinti e spiritualità di un virtuoso del jazz

Un’esistenza al bivio. Lasciare il certo per l’incerto, prendere il coraggio a due mani e diventare un musicista. È la storia di Frank Pilato, compositore, chitarrista, autore, solista, sideman e clinician. Per brevità chiamato artista. Da Hollywood a Latina, pulsioni, istinti e spiritualità di un virtuoso del jazz.

Spesso la società ci spinge ad essere ciò che gli altri si aspettano che tu sia.

«È l’espressione di una bugia continua, come se ognuno di noi stesse da sempre interpretando un copione scritto da altri. Siamo come condizionati, costretti a indossare quella maschera, talvolta senza esserne nemmeno consapevoli.»

Si scuote, reagisce, manda una demo al Musicians Institute di Los Angeles, in California, per essere ammesso al loro master specialistico in guitar performance.

«Vinsi una borsa di studio e partii alla volta di Hollywood, io che non ero mai uscito dall’Italia e all’epoca parlavo un inglese imbarazzante. Quell’esperienza negli Usa ha fatto sì che avessi il privilegio di suonare con musicisti di altissimo livello: Ludovico Fulci, Allan Holdsworth, Dave Carpenter, Jeff Berlin dei Van Halen con cui ho realizzato anche un disco, Gary Willis, Mitch Forman, Andrea Marcelli, Joey Zalla…»

Dopo l’inizio come session player, ben presto Frank Pilato si rende conto che quella di suonare per gli altri non era la sua strada.

«Ho avuto la fortuna di conoscere e restare in contatto con diversi artisti, fra cui Marilyn Manson e Jeff Young. Ci sono voluti molti anni per creare una mia voce, adesso mi dedico solo ai progetti che partorisco io stesso o a quelli per i quali mi lasciano carta bianca su tutto.»

Insieme con Volpato, Contu, Colafiglio, Giglioli, Cassano, Arena, Profazi… prende vita Y.O.U., il tributo alla leggenda inglese Allan Holdsworth. L’artwork del disco viene presentata in anteprima su Musica Intorno.

«Sono stato contattato da Paolo Volpato per partecipare al disco tributo ufficiale di Allan Holdsworth. Non vedo l’ora che questo splendido lavoro veda la luce.»

Progetti di indiscusso valore artistico per i quali il musicista di origine fiorentina non scende a compromessi.

«Viviamo in una società che penalizza l’autenticità dell’opera d’arte per favorire le logiche di mercato. L’arte è autentica, pura, non un prodotto!»

Opere in musica che raccontano un processo di maturazione interiore.

«Una sorta di discesa negli inferi per elaborare un contenuto e portarlo al simbolo, fra pulsioni, istinti e spiritualità.»

Dal bebop nero di Charlie Parker fino a Miles Davis e John Coltrane, per arrivare dritto al cuore del jazz.

«Si tratta del mio nuovo lavoro di prossima pubblicazione intitolato “Giant nerds”. Una raccolta di standard, un salto nel passato con un piede nel jazz elettrico e nelle sonorità più moderne. È appena uscita la preview di un riarrangiamento per chitarra del capolavoro di Joni Mitchell, “Both sides now”, brano che farà da apertura al disco.»

Frank Pilato & The losers, una rivincita in atto.

«Sono sempre stato quel ragazzo rock, chiodo di pelle nero e pieno di tatuaggi. Ho iniziato a suonare la chitarra all’età di undici anni, t-shirt sopra jeans strappati, mentre i miei compagni erano in Lacoste. Ma, se in piena adolescenza vivevi in California e indossavi una polo, venivi etichettato come nerd. Allargando il cerchio d’onda del ragionamento, credo che in molti possano identificarsi in quell’espressione. “Giant nerds” in qualche modo la riassume.»

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Gino Morabito per LiveMedia24

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