Tutto è nato tra i bauli del backstage da dove escono fuori amplificatori e strumenti. A suonare era il Banco del Mutuo Soccorso. Parte da quel vissuto l’affascinante viaggio in musica di Viola Nocenzi, figlia d’arte che canta d’amore e di bellezza, in un perfetto mix di pop, rock ed elettronica, surrealmente miscelati fino a fondersi nelle eleganti sonorità del disco intitolato a sé stessa.
Un esordio che rimanda a suggestioni prog, per quella voce straordinaria in grado di sprigionare un’irresistibile sensualità di donna.
A parlare sono le canzoni. Sette sfumature di Viola danno vita all’anima della cantante, fatta di estro e fantasia, sensualità e ironia.
«Il mio colore predominante è il rosso, accompagnato però da sfumature di bianco e nero. Un colore intenso che richiama alla natura più passionale; ad un modus vivendi diretto, carnale, profondo e contemporaneamente a sfumature, ora più eteree come il bianco, ora nette come il nero.»
Una personalità fortemente dicotomica, quella di Viola Nocenzi. Tra risate argentine e lacrime furenti. Una donna avvolta da emozioni forti, che sa cos’è il dolore.
«Una definizione in cui mi riconosco profondamente e che mi rimanda alla grande Anna Magnani. Penso di avere delle note caratteriali parzialmente simili a lei. E poi entrambe siamo del segno dei Pesci!»
Si può essere sé stessi nel dolore e nel piacere, nell’essere piccoli e nell’essere grandi, geni e persone qualunque… ma in assoluta coerenza. Non importa che tu sia Janis Joplin o una casalinga che canta mentre rassetta. Ciò che conta davvero è ricercare l’autenticità della propria natura e riuscire a sputarla fuori.
«Ho fatto della ricerca personale e dell’introspezione, nel senso etimologico del termine, la mia missione di vita. Già dai primi anni delle scuole medie. Ho sempre cercato di raccontarmi tutto, anche quello che non riuscivo a vedere di me. Non c’è stato nulla che io abbia non voluto raccontare di me agli altri. Sono di natura molto selettiva e spesso racconto ciò che mi appartiene attraverso lo sguardo, i gesti, la musica che intendo come linguaggio primario.»
La grande Nina Simone una volta dichiarò che per lei la musica era un regalo e una difficoltà che l’ha accompagnata per tutta la vita.
«La musica mi ha dato tutto. La musica è la mia famiglia, la mia modalità espressiva e il modo in cui percepisco me e il mondo. Forse, il percorso di studi della musica mi ha tolto l’inconsapevolezza, quella possibilità di fruizione della musica stessa più semplice. Ma non credo sia necessariamente un limite.»
La musica per Viola Nocenzi diventa essenza, identificazione esistenziale, la sua stessa natura. Uno speciale rapporto “intimo” in cui la maggiore gratificazione personale è data dalla magia del percorso.
«Viola Nocenzi è un album che nasce da una ricerca certosina fortemente introspettiva. I sette brani che lo compongono sono parti fondamentali di me, raccontano il mio vissuto specifico e anche la mia natura. Sono stati scelti da una rosa di canzoni profondamente significative, e rappresentano l’irrinunciabile.»
Una costante dell’intero lavoro la bellezza. Bellezza che è meraviglia, stupore; quella capacità di restare eternamente bambini, partendo dall’assunto socratico che sapere di non sapere è la prima forma di sapere.
«Credo fermamente nell’idea che noi tutti siamo delle microscopiche briciole all’interno delle quali è contenuto l’universo stesso. Come dico nel brano Bellezza “il piccolo è racchiuso nel grande e il grande nel piccolo”. Quello che mi auguro nella vita è di riuscire a scoprire in ogni cosa che faccio dove poter imparare, dove decostruire delle credenze che pensavo fossero funzionali e che invece non lo erano affatto.»
Il processo fondamentale dell’apprendimento.
«Sono un’insegnante di canto e faccio di questo principio la base di tutto, cercando di far capire ai miei alunni come non si debbano sentire sbagliati nel momento in cui imparano qualcosa. Il processo dell’apprendimento si basa proprio sull’andare a scovare quali siano le parti meno funzionali nell’atteggiamento che abbiamo, ad esempio, nel canto, per eliminarle dalle nostre false credenze o dalle credenze non opportune. Ci vuole molto coraggio per volerlo fortemente. Coraggio, dignità e molta umiltà.»
La bellezza di un intelletto sopraffino che si sposa all’innegabile sensualità di donna.
«Cerco di fare la mia parte per non rinnegare la mia natura femminile, anche l’espressione della mia femminilità, attraverso quelli che credo possano essere i miei punti forti. Ritengo, in fin dei conti, che la vera bellezza sia data dall’allineamento di questi tre fattori: come sei bella, perché lo sei, come lo comunichi.»
All’interno di una società dove si urlano slogan a gran voce per sentirsi protagonisti, bellezza diventa la capacità di notare quei piccoli dettagli di cui non ti accorgeresti, assuefatto dallo stridore assordante di così tante informazioni.
«Quando si parla di slogan mi viene subito in mente un brano del Banco del Muto Soccorso, in seconda battuta una parte di Scritti corsari di Pier Paolo Pasolini. Lo slogan è diventato un po’ il male del nostro secolo: si cerca sempre di riassumere, attraverso frasi ad effetto, concetti urlati a gran voce, poiché l’attenzione media dell’ascoltatore si è abbassata e anche la capacità della memoria.»
Dire di no è un valore, così come la sottrazione.
«Tento di dimostrarlo anche nel modo di modulare la voce all’interno di questo disco. Credo che la sottrazione e l’aria siano ancora più efficaci dell’urlo, che comunque fa parte della gamma dell’espressività, sia vocale che comunicativa. Ma la vittoria sta sempre nell’alternanza, nella differenza.»
Altro valore imprescindibile è l’amore. Una sfera quasi sacra: quando Viola decide di avere a che fare profondamente con un uomo, è già importante in termini di consapevolezza. Più semplicemente, è lei che sceglie.
«Tutte le scelte, in realtà, sono bassate sulle non scelte. È l’istinto puro che mi ha portato nella vita a prendere delle enormi cantonate… ma sono certamente innamorata. Lo sono sempre stata. E penso che l’innamoramento sia una condizione fondamentale nella vita. L’amore è stato alla base della creazione di queste canzoni, del mio volerle cantare. Ed è ancora oggi alla base del mio volerle far parlare.»
Gino Morabito per LiveMedia24