Dalla musica francese alla napoletana, da quella ebraica al tango, con raffinate incursioni nel jazz e nel blues. Performer e vocal di grande temperamento, Susy Berni spazia tra diversi generi e sperimenta, affiancando agli studi accademici dell’arte la voce come strumento primario.
Artista pura, versatile, eclettica, riceve notevoli consensi di pubblico e di critica, esibendosi con i massimi esponenti della world music. Fondatrice del teatro sonoro, porta in scena storie intrise di simbologia, passioni, rabbia, amore; racconti inediti di emancipazione sociale, lotta, libertà. Contribuendo con il proprio talento alla crescita culturale del Belpaese.
L’approccio al canto avviene sopra un albero.
«Da piccola amavo arrampicarmi ma non sapevo scendere. Ricordo che mi trovavo vicino a Bordeaux in Francia, quando salii su una grande quercia. Vicino c’era un circo in tournée e nella discesa venne in mio aiuto proprio il trapezista. Incuriosito, l’uomo mi chiese oltre a quello cosa mi piacesse fare. Ed io senza alcuna esitazione gli risposi: “Cantare!”. Lui sorrise e mi guardò, stette un attimo in silenzio e poi disse: “Allora tu canterai, piccolo elfo!”. Così eccomi qua.»
L’essere artista le ha permesso di morire e rinascere infinite volte.
«Nel mio percorso umano e artistico ho sperimentato momenti estremamente bui, ma ho sempre pensato che esista il bicchiere mezzo vuoto e mezzo pieno. Tutto dipende da come lo si guarda.»
Fiorentina per nascita e appartenenza, rivela una grande passione per le matrioske come metafora delle emozioni più nascoste.
«Di quelle bamboline russe ne ho di varie dimensioni e fogge. Mi piacciono perché stanno tutte dentro le une alle altre, come le nostre emozioni che si sovrappongono in ogni fase della vita.»
La vita, Susy Berni, l’ha sempre vista come un treno che va dritto, spedito sul proprio binario.
«Può solo andare avanti. E dentro a quel treno ci sono ricordi, emozioni, incontri. Un po’ come quando s’interpreta un brano: non è mai uguale, tutte le volte è diverso, perché dipende dal cuore, dall’ascolto, da dove indirizzi l’energia.»
Artista eclettica, a tuttotondo, porta in scena il teatro sonoro contribuendo alla crescita culturale dell’intera comunità.
«Il gioco di parole è chiaramente evocativo dell’ambiente teatrale. Il lavoro, svolto da diversi anni, ci ha portato a prendere coscienza di essere musicisti appassionati alle possibilità di applicazione e relazione della musica con le altre arti, che creano una “fisicità” che il suono in sé non ha. Insieme con alcuni colleghi musicisti portiamo in scena delle storie cantate e suonate, una particolare qualità di spettacolo, di “teatro sonoro” per l’appunto, contribuendo nel nostro piccolo alla crescita culturale della comunità.»
Liberamente ispirato ad Et voilà, café chantant da Napoli a Parigi andata e ritorno, Fili di seta live è uno spettacolo dedicato ad Ada Scarlatti e a tutte le donne libere in una società agli inizi del Novecento, che non riconosceva loro gli stessi diritti degli uomini. Un viaggio di voce, amore, emozioni tra la musica napoletana colta e quella francese.
«Il progetto Fili di seta live mette in scena la storia personale di Ada Scarlatti (mia nonna materna, discendente della famiglia di compositori musicisti), voce lirica e studente di canto assieme al baritono Gino Bechi, entrambi sotto la direzione del M° Frazzi. Sul palco si ripercorrono i drammi e le lotte di donne che decidevano di essere libere di esprimersi, in un dialogo aperto e paritario con gli uomini, nel rispetto delle reciproche differenze. Ma ahimè spesso non trovavano accoglienza all’interno di una società maschilista, che non riconosceva pienamente i loro diritti. Quelle che osavano ribellarsi venivano considerate dalla borghesia di inizio secolo donne perdute o “chanteuse”, francesismo che stava ad indicare una condizione di completo abbandono da parte delle famiglie di origine e della società benpensante.»
Dalla cultura francese alla raffinatezza jazz del Kintsugi, l’arte segreta di riparare la vita con polvere d’oro.
«È stato pensato per un duo composto da chitarra jazz e classica e voce. Un progetto del tutto particolare, sia per il sound che ne scaturisce, sia per l’accostamento minimale ed elegante che ne consegue. Il nostro Kintsugi è fatto di un ascolto raffinato che miscela la voce scura e il jazz style della chitarra.»
Susy Berni è performer e creatrice di particolarissimi spettacoli e concerti che prendono spunto dalla simbologia e dall’immaginario onirico. Suggestive esibizioni live, come i De Pookan, dove la voce e gli strumenti musicali antichi si fondono alla moderna elettronica, con richiami alla world music.
«I De Pookan sono una sorta di percorso iniziatico e, come in tutti i cammini, chi è a corto di energia sufficiente per crederci… se ne va. E non si tratta di trasformare la rabbia o la passione, doti queste sempre presenti. Io ne sono la testimonianza!»
Celata da un’apparenza esile, ha forte personalità e grande temperamento, in grado di sprigionare una straordinaria potenza sonora.
«Mi sento dire spesso “da te non me lo sarei mai aspettato, una voce tanto possente in un corpo così minuto”. Apparentemente sembro esile, poi comincio a cantare e tutto cambia.»
Segui Susy Berni su:
https://www.facebook.com/susyberni
https://www.instagram.com/susyberni_singer/
Web
YouTube
https://www.youtube.com/channel/UC6sC1hZ9phdUKR-QRTroAlw
Gino Morabito per LiveMedia24