Ubertone: i miei pezzi in bella in “Meconio”

Ubertone ci presenta il suo nuovo lavoro, "Meconio", un modo per mettere i suoi pezzi in bella, nell'album che per l'autore rappresenta simbolicamente una nave di Teseo.

Ubertone ci presenta il suo nuovo lavoro, “Meconio”, un modo per mettere i suoi pezzi in bella. Una raccolta che spazia da intense ballate a narrazioni caratterizzate da una forte componente umoristica.

“Meconio” per Ubertone è un po’ come la nave di Teseo, una specie di porto sicuro.

Vi lasciamo alle sue parole, al racconto delle collaborazioni di Ubertone con Mogol, Gialappa’s Band e non solo.

Ti ringraziamo per aver accolto l’invito di LiveMedia24, Ubertone, parlaci di come ha avuto inizio questa tua passione per la musica?

Grazie a voi dell’invito! La mia passione per la musica è nata quando avevo sette anni. Ascoltavo “La mia moto”, di Jovanotti, a tutto volume saltando sul divano. Da allora non mi è mai passata.

Cosa ti ha portato l’esperienza di studio in Kentucky e quali differenze, una volta tornato in Italia, hai riscontrato nel fare musica?

Avevo diciassette anni e, all’epoca, vivevo una piccola crisi esistenziale. Ho voluto fare tale esperienza per cambiare aria. Devo dire però che trovarmi senza amici, lontano da casa, in un primo momento ha peggiorato le cose. Per superare quel senso di alienazione che provavo ho cominciato a scrivere canzoni. La banale ma fondamentale differenza che ho riscontrato nel fare musica, al mio ritorno, è stata che, per la prima volta, le canzoni che suonavo erano mie.

Hai avuto esperienze musicali legate a Mogol, ai Pinguini Tattici Nucleari e non solo. Cosa porterai con te da queste collaborazioni?

Più che collaborazioni li definirei incontri. Quello con Mogol è stato il più importante. Quando ho capito che credeva in me ho iniziato a farlo davvero anche io. Era il presidente di giuria ad un corso musicale. Ha permesso di vincere “L’aereo sta candendo”, una canzone tragicomica che avevo suonato chitarra e voce. Il premio era una borsa di studio per il CET, la scuola di musica che lo stesso Mogol ha fondato in Umbria. Negli anni successivi ho frequentato assiduamente quel luogo incredibile incontrandolo spesso. Ho avuto modo di incontrare anche il suo team di insegnanti e decine di colleghi cantautori. Un’esperienza unica. Ai Pinguini ho semplicemente aperto un concerto. È stato molto divertente ma è stata l’unica volta che li ho incontrati.

Nel tuo vissuto vi è anche la partecipazione a progetti legati come autore alla Gialappa’s. Parlaci di questa esperienza..

Mi avevano preso sulla base di un foglio di battute. All’inizio, per quanto loro siano stati veramente gentilissimi con me, ero abbastanza spaventato. Si trattava di un lavoro completamente nuovo e temevo di non essere tagliato per poterlo fare. Anche in questa occasione è stata la musica a salvarmi. Per riempire un buco di puntata, c’era bisogno di qualcuno che in un paio d’ore scrivesse un rap da far cantare a Valerio Scanu. Ho intravisto uno spiraglio e mi ci sono buttato. Ai tre gialappi quel rap è piaciuto e dalla puntata successiva il mio ruolo è diventato quello di scrivere “canzoni sceme”.

“Meconio” è il titolo del tuo primo album. Come ha preso vita questo lavoro?

Suono in giro da molti anni ma la cosa che mi è sempre mancata è stata quella di mettere in bella i miei pezzi: farli arrangiare e distribuirli su Spotify. Meconio è il primo passo di quest’opera di concretizzazione di un lavoro che fino a poco fa era volatile. Fondamentale è stato l’incontro con Graziano Beggio, il producer che ha curato la maggior parte degli arrangiamenti del disco.

Chi è Ubertone e cosa ti auguri di poter concretizzare in futuro?

Ubertone sono io, con le mie stranezze e le mie fragilità. In futuro proseguirò in questo percorso, continuando però anche a comporre. I prossimi dischi conterranno sia materiale che ho già proposto dal vivo, sia materiale completamente nuovo che sto scrivendo ora.

Alessia Giallonardo per LiveMedia24

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