“Give it a break” è il secondo singolo di Lorenzo Pasini, presente nel progetto “Material Fields”.
Un disco, “Material Fields”, che ha permesso a Lorenzo Pasini di esprimere ciò che sentiva nel profondo, così come ne “Give it a break”.
Vi lasciamo alle parole di Lorenzo Pasini, da sempre abile chitarrista, al racconto di “Give it a break” e qualche accenno alla band.
Ti ringraziamo per aver accolto il nostro invito, Lorenzo, parlaci del nuovo singolo, “Give it a Break”, di come ha preso vita e, in maniera approfondita, di “Material Fields”, il tuo primo lavoro discografico?
“Material Fields” nasce dalla necessità di comunicare, di esprimere il più compiutamente possibile come mi sentivo. Lì dentro ha trovato spazio un ampissimo spettro della musica che ascolto, in generale dell’arte con cui entro in contatto e delle atmosfere a cui mi ispiro.
Non mi sono posto particolari limiti, anche se credo che tra i pezzi traspaia chiaramente un’identità e una coerenza di fondo. Anche tematicamente mi sono dato carta bianca, parlo di amore, di tristezza, di isolamento, di gioia. È un lavoro di cui vado molto fiero, credo racconti molto della persona e del musicista che sento di essere oggi.
“Give It A Break” nasce dalla stessa urgenza di raccontarsi, pur facendolo in una direzione musicalmente leggermente diversa rispetto al primo disco. C’è più elettronica, ho lasciato più spazio all’industrial che c’era già in “Material Fields” e per la prima volta ho suonato e programmato ogni strumento sul pezzo, oltre a occuparmi per intero della produzione e di buona parte del processo di mix.
Prima di “Give it a Break” c’è stato “Low Lights”. Quanto c’è di te in ogni pezzo, in ogni singola canzone ed emozione?
Tantissimo. Ogni pezzo che ho pubblicato fino ad oggi con questo progetto parla di qualcosa che provo, che si tratti di pensieri o sentimenti. Ricordo che, leggendo una biografia di Trent Reznor, mi imbattei in un passaggio dove lui diceva di parlare di sé stesso, poiché era ciò che conosceva meglio. Il mio approccio ai testi di Material Fields è lo stesso.
Una carriera da chitarrista, la tua, ma come ha avuto inizio tutto ciò, sino al percorso che ti ha poi legato alla band dei Pinguini Tattici Nucleari?
Ho avuto la fortuna di ascoltare tanta musica in casa e, fin da piccolo, sono cresciuto tra i vinili dei Pink Floyd e quelli di Frank Zappa. Ho iniziato a suonare a 12 anni, nemmeno troppo presto in realtà… Dall’inizio, ho pensato che sarebbe stato bellissimo poterne fare un lavoro. La mia crescita anche musicale è da sempre insieme e in parallelo al mio percorso con i ragazzi. Io e Riccardo ci conosciamo da quando avevamo 15 anni. Una vera fortuna perché ho avuto la possibilità di vivere ed entrare in contatto con una quantità di esperienze e stimoli enorme.
Da quanto era nell’aria la voglia di “staccarti” dal gruppo, seppure per poco, per dedicarti alla tua musica, alle tue idee?
Non è per niente uno staccarsi, piuttosto, un percorso in parallelo. È impossibile esprimere in un solo progetto tutto ciò che si vorrebbe, quindi dedicarsi al contempo ad altri progetti è una scelta molto naturale. Lo era quando suonavo metal in adolescenza, lo era con la mia precedente band Prog Marsyas e lo è anche oggi con Material Fields, è una necessità molto spontanea credo.
Chi è Lorenzo Pasini nel quotidiano, al di là del suo fare musica?
Ho la fortuna di essere una persona innamorata. Oltre a questo mi piace leggere di esplorazione spaziale e di astronomia (pur non essendone lontanamente un esperto), cucinare (non gli animali però, non li mangio), andare al cinema e fare la spesa. Per qualche motivo trovo rilassante fare spesa.
Cosa puoi anticiparci, nei limiti del possibile, sulle novità che riguarderanno il tuo percorso?
Ho intenzione, per ora, di continuare a scrivere, produrre e pubblicare musica, anche se dopo “Give It A Break” non ho altre release in mente a breve termine. Oltre a questo sarò molto impegnato con il prossimo tour della band che parte in primavera. Vogliamo sempre realizzare il miglior live, quindi la preparazione richiede molto tempo e lavoro.
Alessia Giallonardo per LiveMedia24