Incontriamo Wanda Fisher, al secolo Vanda Radicchi, un percorso, quello che la riguarda, fatto di musica, di salotti televisivi, sino a parlare dell’amica Barbara D’Urso e del dover reagire dinanzi a ciò che ci riserva la vita. Un incontro piacevole che ci auguriamo di poter ripetere presto.
Ti ringraziamo della disponibilità, Wanda Fisher. Come stai?
Sto bene, grazie! Procede tutto a meraviglia. Sono una persona positiva, quindi non potrei dire diversamente. Mi auguro ci sia presto modo di tornare a vivere, a stare davvero bene.
Attraversiamo un periodo particolare, inaspettato. Come lo affronti e quali cambiamenti ha apportato al tuo vissuto?
Reagisco a tutto ciò che accade, dedicandomi alla musica e alla palestra, di cui sono una vera patita. Sono una persona attenta, capace di seguire le regole alla perfezione. Bisogna continuare a reagire, ad andare avanti, senza abbattersi mai.
Chi è Wanda Fisher e cosa sognava di poter realizzare da ragazza?
Sognavo di prendere parte a questo mondo da quando avevo sette anni e prendevo lezioni di pianoforte. Un sogno, quello legato allo spettacolo, che inseguivo anche da ballerina, altra passione che nutrivo. Sono stata corista per i grandi della musica, da Mina a Battisti, per poi seguire i consigli dell’amico Cristiano Malgioglio, diventando così una cantante. Sento di essere una donna realizzata, felice, adulata e appagata.
Spesso ospite negli studi di Barbara D’Urso, come affronti questo mondo fatto di lustrini e paillettes?
Nulla mi scalfisce, perché questo è il mio mondo, che vivo con grande ironia e tanta semplicità. Un blocco, quello che viviamo ora, che affronto con tranquillità, ma spero che presto si possa tornare a vivere quei salotti, quel bellissimo mondo di cui sento enormemente la mancanza, così come sento la mancanza di Barbara.
La tua vita è da sempre dedita allo spettacolo, ma è andata sempre come ti aspettavi che fosse?
Ci sono state delle circostanze in cui non è andata come avrei voluto, benché avessi messo il cuore in ogni minima situazione. Il nostro mestiere è legato a tante situazioni imprevedibili, non facili da carpire, da impedire.
Una canzone che porterai sempre nel cuore e nel tuo bagaglio personale e artistico?
“Il mio canto libero”, senza alcun dubbio. Tra l’altro, anni fa, ho avuto modo di incontrare Battisti, che ha saputo apprezzare le mie doti artistiche. Un bellissimo ricordo che porto nel cuore. In occasione del compleanno di questo pezzo, cinquanta per l’esattezza, abbiamo deciso di unire trenta voci, da Platinette ad Armani e tantissimi altri artisti, per rimettere in piedi questo brano. Peccato che il tutto sia stato realizzato durante il lockdown, impedendo così la giusta pubblicità a questo lavoro, a questa canzone più che storica. Un aiuto a tutti gli infermieri, a chi ha voluto e potuto supportarci, con un testo interamente rimesso in piedi da Mogol. La speranza, adesso, è che questo pezzo possa essere presentato al prossimo Festival di Sanremo. Attendiamo fiduciosi.
A chi devi “grazie”, tra le tante persone che ti sono vicine?
Il primo grazie va al mio social manager, una persona davvero preparata, a cui devo molto. Devo grazie anche ad un mio collaboratore, Luigi Migliaccio, e al mio amico Cristiano Malgioglio, che è sempre stato al mio fianco, consigliandomi di dedicarmi alla musica dance. Ce ne sarebbero altri, ma al momento mi viene difficile poterli menzionare tutti.
Progetti futuri?
Avevo dei progetti in ballo ma, al momento, siamo fermi. Appena possibile riprenderemo il tutto e sarò lieta di potervi tenere aggiornati sul mio percorso artistico.
Alessia Giallonardo per LiveMedia24