Stalking condominiale
Lo stalking condominiale non è un reato autonomo, bensì un particolare modo in cui si realizza il delitto di stalking.
Com’è noto, lo stalking consiste in una serie di condotte persecutorie nei confronti della vittima: minacce, insulti, pedinamenti, telefonate, disturbi vari.
Il reato di stalking scatta quando la vittima degli atti persecutori patisca un grave stato d’ansia; un timore per la propria o per l’altrui incolumità oppure sia costretta a modificare le abitudini della propria vita.
Forzosa comunione condominiale
Secondo la giurisprudenza, si ha stalking condominiale quando una persona è vittima di una sistematica ed ininterrotta serie di condotte moleste; rese ancor più intollerabili dalla forzosa comunione condominiale che facilita l’insorgere di uno stato d’ansia e di un fondato timore di irriducibile e continua esposizione agli atti persecutori altrui.
In pratica, la Corte di Cassazione sembra affermare che le molestie, quando commesse in condominio, si trasformano più facilmente in stalking. La convivenza forzata nello stesso edificio rende ancora più intollerabili le angherie subite, favorendo la produzione di uno di quegli eventi (lo stato d’ansia, il timore per la propria o l’altrui incolumità, la modifica delle abitudini di vita) che connotano il reato di stalking.
Come dimostrare di essere vittima
Come dimostrare di essere vittima di stalking in condominio? Per provare gli atti persecutori ci si può avvalere di qualsiasi mezzo: testimoni, fotografie, filmati, documenti, perizie mediche che dimostrino il grave stato psicologico in cui si versa a causa delle molestie altrui.
In realtà, potrebbero essere sufficienti anche le sole dichiarazioni rese dalla vittima. Nel processo penale, infatti, a differenza del giudizio civile, la testimonianza della persona offesa, se convincente e vagliata per bene dal giudice, può di per sé essere sufficiente per giustificare una condanna.
Secondo la Corte di Cassazione, per dimostrare lo stalking in condominio le registrazioni delle aree comuni possono essere utilizzate nel processo.
Lo dicono i giudici
Secondo i giudici, le registrazioni video e audio effettuate tramite telecamere poste per esigenze di sicurezza delle parti comuni di edifici condominiali; pur non essendo registrazioni effettuate dalla polizia giudiziaria e non potendo essere assimilate alle intercettazioni, possono comunque essere utilizzate come elemento probatorio nel processo penale.
La ripresa di spazi comuni condominiali è legale e non integra il reato di interferenze illecite nella vita privata, nemmeno con riferimento a riprese relative ad aree comuni e a spazi di pertinenza di un’abitazione privata ma non protetti dalla vista degli estranei.
In altre parole, secondo la Corte di Cassazione, non solo sono utilizzabili le riprese video effettuate nelle parti comuni del condominio (pianerottolo, androne, cortile, ecc.), ma anche i filmati riguardanti spazi di pertinenza di un’abitazione privata che non siano protetti dalla vista degli estranei.
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