A CASA TUTTI BENE – LA SERIE Recensione

 A casa tutti bene – La serie, produzione Sky Original, ha lo stesso titolo e gli stessi personaggi del film del 2018 di Muccino, ma gioca con le caratterizzazioni e con gli eventi, distanziandosi leggermente dalla narrazione già tracciata e dando un respiro più ampio alla narrazione.

La serie racconta la storia di una famiglia divisa in due rami, i Ristuccia e i Mariani, una dinastia dell’alta borghesia romana. Tutti si ritrovano al ristorante di famiglia, il San Pietro, per festeggiare il compleanno di Pietro, patriarca dei Ristuccia. Ma la festa si trasforma nel territorio perfetto per affrontare problemi e tensioni familiari.A fine serata, Pietro si accascia colpito da un infarto. Proprio dopo la cena succede la tragedia che darà vita ad una serie di vicende familiari. La morte di Pietro porterà all’apertura di un testamento che non farà che esasperare le divisioni e i problemi tra i due rami della famiglia, che si troveranno a scoprire vecchi segreti tenuti nascosti e ad affrontare nuovi guai che rischiano di mettere in pericolo gli affari e la tenuta stessa delle loro famiglie.

A casa tutti bene – La serie

A casa tutti bene – La serie parte dall’idea di Gabriele Muccino di approfondire i rapporti umani tra i suoi personaggi, soffermandosi dettagliatamente su ognuno di loro, rielaborando e modificando il soggetto originale da cui la serie è tratta e il luogo in cui avvengono le vicende dei protagonisti. Se nel film, infatti, le vicende si svolgevano nell’arco di tre giorni sull’isola di Ischia, qui, il regista sceglie Roma e i meravigliosi paesaggi dell’Argentario come luogo dove ambientare le storie dei protagonisti.

Tutti gli otto episodi sono collegati da una serie di flashback misteriosi di cui avremo risposte solo a fine stagione. L’utilizzo dei flashback ci permette di capire le dinamiche che si sono create nel corso degli anni, ma soprattutto il motivo degli attriti tra i Ristuccia e i Mariani.

Complessivamente funziona e dimostra che la serialità italiana può essere popolare ed esportabile senza essere banale.

 

Silvia Maddalo per LiveMedia24.

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