
A REAL PAIN: LA RECENSIONE DEL FILM DI JESSE EISENBERG
La seconda regia di Jesse Eisenberg, alla ricerca delle proprie radici
A Real Pain
Noto per alcuni film di successo tra cui The Social Network (2010), in cui interpreta lo studente di Harvard, il famoso fondatore di Facebook Mark Zuckerberg, Jesse Eisenberg, dagli esordi, ha costruito un percorso artistico coerente con la sua personalità, in cui confluiscono diverse esperienze come attore ma anche come autore teatrale e regista cinematografico. Con A Real Pain è alla sua seconda regia dopo “Quando avrai finito di salvare il mondo” girato nel 2022.
Il film, presentato nel 2024 al Sundance con un certo riscontro di critica, è ora forte di un premio Oscar Al Migliore Attore non protagonista per Kieran Culkin interprete di un personaggio ambivalente e complesso ovvero Benji Kaplan.
Un ritorno nella memoria
A Real Pain è la storia di due cugini David e Benji Kaplan, in viaggio verso la Polonia, alla ricerca delle proprie radici di ebrei newyorkesi dalle origini europee. La diversità dei due caratteri è evidente da subito: David, molto organizzato e previdente chiama continuamente al cellulare Benji per informarlo dei suoi spostamenti. Inutilmente, cerca un contatto, una risposta rassicurante dal cugino che invece appare molto sereno e disinvolto, felice di compiere un viaggio voluto dalla nonna recentemente scomparsa a cui è profondamente legato.
Entrambi sono affetti da lievi disturbi della personalità, ma si distinguono per due percorsi di vita quasi antitetici. Più controllato David, interpretato dallo stesso Jesse Eisenberg: Newyorkese con una buona professione, una moglie innamorata ed un figlio vivace e curioso. Differente Benji (Kieran Culkin), sensibile, irrimediabilmente impulsivo e schietto, senza una propria dimensione definita. Molto sentimentale e talora critico, può però abbandonarsi a reazioni incontrollate mettendo a disagio coloro che gli sono intorno.
Uniti dal comune obiettivo di soddisfare la volontà della nonna, e di vedere la casa in cui è vissuta per tanto tempo, arrivano a Varsavia. Inizialmente si uniscono ad un gruppetto di turisti che desiderano compiere lo stesso viaggio alla ricerca di alcuni luoghi ebraici barbaramente segnati dall’Olocausto. Prende il via così un tour con una guida inglese ben preparata, sempre pronta ad assecondare le esigenze fisiche ed emotive dei propri clienti. Cominciano con il Monumento della rivolta nel ghetto di Varsavia e alcuni altri luoghi simbolici mostrati con grande delicatezza dal regista che, prima di chiudere lo sguardo con mestizia dentro il campo di concentramento di Majdanek, vuole toccare alcuni emblemi del passato polacco con una certa ariosità e leggerezza.
Recensione
Ad opinione di chi scrive, pur con una sceneggiatura inedita, elegante, concentrata sulla relazione complessa e contrastata di due personalità opposte, talora stridenti, fino all’ossimoro, con l’intento di creare un punto di vista ancora nuovo sul tema dell’ Olocausto, A Real Pain non riesce a decollare veramente. L’animo irrequieto di Benji, la sua grande spontaneità, genera momenti di leggerezza che dovrebbero sfociare in una atmosfera comica. In realtà spesso le scene sono sotto tono, compresa quella della corsa in treno senza biglietto, per sfuggire al controllore. Le parti più briose sciolgono la tensione con un sorriso freddo, poco coinvolgente, senza trasformarsi in divertente e leggera vivacità.
Un’altra occasione mancata è data dal contatto dei protagonisti con la popolazione locale. I due cugini davanti la casa della nonna dialogano in polacco e “Broken English” in modo quasi insignificante, il loro contatto con una cultura diversa rimane superficiale e macchiettistico e quindi ancora una volta poco incisivo, privo di spunti interessanti.
Inoltre, A Real Pain non lascia spazio ai personaggi secondari, che restano sullo sfondo, anonimi, come quello di Marcia, interpretato da Jennifer Grey, che avrebbe potuto dilatare la prospettiva, animare le dinamiche dei rapporti interpersonali conferendo all’azione qualche stimolo in più.
Sicuramente il personaggio di Benji è interpretato in modo ineccepibile da Kieran Culkin, giustamente premiato agli Oscar ma nel complesso il film non coinvolge in modo profondo.
Emma Borella per http://LiveMedia24.com
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