“CHI SEGNA VINCE”, “PIU’ O MENO E’ SUCCESSO TUTTO DAVVERO”

Il nuovo film di Taika Waititi "Chi segna vince" nelle sale dall'11 gennaio, la nostra recensione

Il regista-sceneggiatore Taika Waititi   torna al suo mondo indie con un film girato alle Samoa Americane

Non è certo un novellino del cinema lo sceneggiatore neozelandese  Taika Waititi, Hollywoodiano di adozione, regista in  importanti produzioni di  major come  Marvel e  Disney, autore di numerosi film di successo quali Thor: Ragnarok (2017) ed il recente Thor: Love and Thunder (2022). Noto ai più per l’  Oscar alla migliore sceneggiatura non originale di “Jojo Rabbit” (2020), di cui è anche regista.

Il suo nuovo lungometraggio,  Chi segna vince sceglie una storia vera, ambientata idealmente ad un “passo da casa”, nel paradiso delle Samoa Americane.

“Più o meno è successo tutto davvero”

I fatti realmente accaduti da cui trae ispirazione il film sono recenti. Ebbene, il  piccolo stato  Samoa, che giuridicamente è controllato dagli Stati Uniti, ha la sua nazionale di calcio, formata da giocatori tutto fare, un allenatore naif e un presidente buon padre di famiglia. La memoria calcistica di tutto il popolo Samoa Americano, però, è segnata da una grave  sconfitta, inflitta alla nazionale  nel 2001,  dall’Australia. In quella fatidica partita i giocatori subiscono ben  31 goal, senza mai infilare il pallone nella rete avversaria! Nel 2014, prossimi alle qualificazioni mondiali, il team calcistico cerca un nuovo allenatore per tentare di coronare il sogno di fare almeno un goal e superare l’onta subita di fronte al mondo intero. Toccherà all’allenatore inglese Thomas Rongen, iracondo,  alcolizzato e senza un impiego, preparare l’improbabile squadra ad affrontare le nuove qualificazioni.

“Il calcio è come la vita”

Il primo personaggio che appare sullo schermo è lo stesso regista Waititi,  camuffato maldestramente con barba e capelli finti a presentare l’ incredibile  vicenda,  nella veste del predicatore, padre spirituale  dell’isola.

La cinepresa scruta l’intera  comunità Samoa. Questo esiguo ed originale popolo  sembra assistere da lontano a ciò che accade nel resto del mondo, ancorato saldamente alla propria filosofia di vita, fiero di uno stile in cui ogni  cambiamento riecheggia  filtrato dalla cultura indie. In un tale contesto la squadra della nazionale di calcio è lo specchio del  substrato sociale: il calcio è una delle tante attività dei giocatori, non la più importante e nemmeno quella decisiva. Nessuno è disposto a sacrificare  il proprio  benessere interiore per affrontare lo stress di una buona  preparazione atletica. Il nuovo allenatore Thomas Rongen, bianco, irrimediabilmente occidentale, che arriva da lontano con una valigia rotta e scalcinata come lo è lui, dovrà fare il miracolo: trasformare quei ragazzotti goffi, a volte grassi e maldestri in atleti grintosi, affiatati che credono nel loro coach.

Tocca all’attore Michael Fassbender essere Thomas Rongen: prima centrocampista, in seguito allenatore americano, violento, noto per le sfuriate  iraconde , per i lanci di oggetti  sui campi di gioco, al limite con una dipendenza di alcolismo e un passato che lo imprigiona come la piccola isola dove è costretto a recarsi.

Chi segna vince non è solo un film su una vicenda buffa e incredibilmente improbabile ma vera. Anche se  quasi sempre i personaggi sono su un campo da calcio vero o fittizio, in realtà in gioco ci sono le vite di ognuno di loro,  con i molti cocci da rimettere insieme, i percorsi bloccati da traumi e delusioni da  superare, nel cammino delle esistenze.

 Commedia lieve e scanzonata

Chi segna vince è una commedia leggera che predilige una dimensione ironica e vitale. Il casus calcistico è solo un espediente per incontrare un popolo con i suoi valori umani nel rispetto di ogni individualità e dello spirito agonistico puro. Le riprese calcistiche non si annoverano tra le migliori della storia del cinema, e probabilmente il calcio non piace nemmeno all’autore. Il film scivola veloce leggero, senza clamorose cadute, ma non incide in profondità. Suscita un sorriso più che una risata allegra ed appassionata.

A cura di Emma Borella per LiveMedia24

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