“Giurato numero 2”, la recensione del nuovo film di Clint Eastwood
Il nuovo film di Clint Eastwood è un legal/thriller.
La recensione di “Giurato numero 2” con la regia di Clint Eastwood.
Dopo “Cry Macho” (2021) e “Richard Jewell” (2019), Clint Eastwood torna al cinema con “Giurato numero 2“.
Giurato numero 2 riflette sul significato di giustizia e sul fatto che non sempre verità e giustizia coincidano.
La prima inquadratura si sofferma su una statua di una donna bendata che sorregge una bilancia, simbolo di equità. Si tratta di Themis, la dea della giustizia, situata all’esterno del tribunale dello Stato federale della Georgia. Eastwood ricorrerà spesso a quest’inquadratura per far comprendere allo spettatore quanto siano in realtà fragili le certezze che appaiono solide. È quello che accade a Justin Kemp, un uomo profondamente innamorato di sua moglie, in dolce attesa, a cui la vita ha dato una seconda possibilità. Tutto sembra procedere per il meglio nella sua vita nonostante il bagaglio che trascina con sé. Kemp ha, infatti, un passato da alcolista e il dischetto che stringe in mano nei momenti di forte ansia, è il simbolo che tutti possono cambiare. Justin Kemp non è più l’uomo di una volta e questo lo spettatore lo comprende sin dalle prime battute. Il protagonista è affidabile, amorevole e integro. Ma come accade spesso, il passato sa essere beffardo.
Il processo
In attesa del nascituro, Justin Kemp entra a far parte di una giuria per un processo per omicidio che ha tutte le potenzialità per concludersi velocemente. Sin dalle prime indagini, il sospettato è uno solo, il colpevole perfetto: James Sythe, il fidanzato di Kendall Carter, la vittima. Un anno fa, il 25 ottobre, Sythe, ex membro di una gang di quartiere, dal passato turbolento, dopo una violenta litigata con la sua fidanzata, avvenuta in locale molto frequentato, l’avrebbe seguita fuori, prima a piedi, e poi con l’auto l’avrebbe investita. Per il pubblico ministero non ci sono dubbi, solo certezze. Eastwood riduce il processo all’essenziale: la narrazione dei fatti, due testimonianze, l’arringa finale della difesa e quella dell’accusa. La dea bendata non si lascia influenzare da giudizi esterni, è simbolo di ponderatezza. Al contrario, il PB non è interessata alla verità. Faith Killebrew, in piena campagna elettorale per il ruolo di procuratrice distrettuale, ha perso di vista i suoi principi morali. Bendati sono anche i giurati a cui interessa concludere in fretta il processo per tornare dalle proprie famiglie. Justin Kemp sembra essere l’unico interessato alla verità, forse perché lui, la verità la sa già. Sin dalla prima esposizione dei fatti, Kemp, così come lo spettatore, comprende subito che il vero colpevole non è seduto al banco degli imputati bensì a quello dei giurati. Quella tragica notte di un anno fa, anche lui era in quel bar, ha assistito alla fatidica lite, poi, sotto una pioggia torrenziale, ha guidato per qualche miglio prima dello schianto. Quando comprende di non aver investito un cervo, come creduto sino a quel momento, per Kemp inizia un vero e proprio dilemma morale tra ciò che è giusto e ciò che è necessario fare.
Tematiche
Clint Eastwood pone lo spettatore di fronte al fatto compiuto. Justin Kemp non rappresenta il modello che l’immaginario collettivo definisce un assassino, al contrario, James Sythe segue totalmente quei canoni. C’è una continua oscillazione tra trasparenza e oscurità. Sin da subito si conosce il vero colpevole, difatti, il film non mira all’indagine in sé ma vuole insinuare nello spettatore la misura del dubbio, la sottile linea che punta a scalfire ogni più labile certezza. Justin Kemp è un perfetto antieroe, un uomo diverso da ciò che era, propenso ad un nuovo inizio ma tormentato dal passato. Un omicidio gravita sulla sua vita e sul suo futuro di padre e di questo Kemp ne è consapevole. Il dialogo tra il protagonista e Faith Killebrew è il fulcro del film e in quanto tale non poteva che avvenire proprio davanti la dea bendata che sorregge una bilancia ormai traballante. Il verdetto finale non tarda ad arrivare.
Con un finale aperto, Eastwood pone lo spettatore dinnanzi ad un dilemma: quand’è che la giustizia supera la verità? Quanto si è disposti a perdere per avere giustizia? È sempre possibile tornare indietro?
Cast
Nicholas Hoult nel ruolo di Justin Kemp; Tony Colette è Faith Killebrew; J.K. Simmons è Harold, uno dei dodici giurati e poliziotto in pensione; Gabriel Basso è James Sythe; Kendall Carter è interpretata da Francesca Eastwood; Zoey Deutch è Ally Kemp; Chris Messina nel ruolo di Eric Resnick, l’avvocato difensore. A completare il cast: Cedric Yarbrough; Kiefer Sutherland; Leslie Bibb; Amy Aquino; Adrienne C. Moore; Chikako Fukujama; Onix Serrano.
Credits
“Giurato numero 2” è prodotto dalla Dichotomy Films, da Gotham Group e dalla Malpaso Productions, la società di produzione di Clint Eastwood. La distribuzione in Italia è a cura della Warner Bros. La sceneggiatura è di Jonathan Abrams. Il DOP (direttore della fotografia) è Yves Bélanger. Il montaggio è a cura di Joel e David Cox. Le musiche sono di Mark Mancina.
Trailer ufficiale di Giurato numero 2
A cura di Erika Cervone per LiveMedia24
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