Grant Slone: vi parlo delle mie origini e passioni

Salito sul palco a solo 5 anni, Grant Slone si racconta a LiveMedia24, in un percorso che partendo dalle origini, arriva fino ai giorni nostri.

Approfondiamo la conoscenza del vissuto personale e artistico di Grant Slone.

Cresciuto in una famiglia che ha completamente stravolto la sua vita, Grant Slone ci parla di sé e non solo, Grant  confida in un futuro migliore, nella pace dell’anima e tra ogni singola persona.

Un animo buono, quello di Grant Slone, dedito alla recitazione, alla famiglia, allo scoprire sempre nuove forme d’amore.

Ti ringraziamo per aver accolto il nostro invito, Grant come procede il tuo vissuto?

Sono multitasking e, oltre ad amare l’arte, sono anche uno speaker motivazionale. Mi piace incoraggiare la gente e rafforzare la loro vita spirituale, perché la vita secondo me è fatta come uno sgabello, a tre gambe: c’è la vita fisica, quella spirituale e quella mentale. Se tutti questi sono allo stesso livello, lo sgabello è perfettamente in equilibrio, ma se uno di questi è più lungo o più corto, non c’è una vita bilanciata. Quindi per avere una vita equilibrata, ci vogliono le tre gambe allo stesso livello. Punto molto su questo perché poi i risultati sono evidenti.

Cosa ti ha spinto a prendere parte all’ambito dello spettacolo, a suo tempo?

Tutto ha avuto inizio da giovane. Mio padre era un missionario e giravamo il mondo insieme a lui, in questa grande tenda che sembrava un circo. Recuperavamo dei ragazzi dalla strada alcolizzati e con problemi di droga e facevamo degli spettacoli sul palco. Mio padre, all’età di cinque anni, mi metteva sul palco a fare queste recite che per me rappresentavano un gioco. Proprio per tale motivo il palco non mi ha mai spaventato. Tanti davanti al pubblico si chiudono, si spaventano, ma per me è casa.

Tra i ruoli che hai avuto modo di impersonare, ce n’è uno che, a tuo avviso, avrebbe ancora tanto da raccontare?

Darei volentieri maggiore vita al primo ruolo avuto ne “L’ultimo dei Mohicani”, con Daniel Day-Lewis. Impersonavo un soldato britannico che viene ucciso proprio dai Mohicani. Tengo molto a quella parte perché forse è quella che mi ha introdotto nel mondo del cinema. Prima di allora facevo il fotomodello e l’indossatore.

Il tuo vissuto è caratterizzato da un percorso molto importante, legato alle tue origini. Parlaci di te.. 

Certamente! Credo molto in Di che, come dicevano i pellerossa, “Non é chiuso dentro ad una scatola ma vuole essere amato da noi perché è stato il primo ad amarci, in origine”. Mio padre e mia madre, fin dalla giovane età, mi hanno impartito la parola di Gesù. Mio padre è il primo ad avere una storia molto interessante alle spalle. In breve, era un ex bancario di Nashville, in Tennessee, che ha venduto tutto per aiutare dei ragazzi che provenivano dalla guerra del Vietnam, negli anni ’70. Parliamo dei famosi hippie. La gente mi chiede spesso come si fa ad amare Dio. Prontamente, rispondo loro: “semplicemente amando quelli intorno a te”. Bisogna amare anche il proprio nemico, nonostante non sia facile. Con l’aiuto di Dio tutto è possibile.

Chi è Grant nella vita di tutti i giorni? 

Sono una persona che professa amore, affetto, fiducia. Credo che ciò sia fondamentale affinché tutti possano avere del bene intorno.

Progetti futuri all’orizzonte?

Ci sono diverse cose in ballo ma al momento non posso anticiparvi nulla.

Alessia Giallonardo per LiveMedia24

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