“Io capitano”, la recensione
Esce oggi nelle sale il nuovo film di Matteo Garrone: Io capitano
In concorso alla edizione 80 della Mostra del cinema di Venezia, Matteo Garrone presenta il suo nuovo film: Io capitano
E’ ancora una vicenda poco romantica quella raccontata dal bravo regista italiano, noto per film violenti come Gomorra e Dogman ma anche fantastici e sognanti: Il racconto dei racconti e Pinocchio.
L’ultima opera di Garrone “Io capitano” è tragica poesia. Il nuovo film ci conduce nell’odissea di due ragazzi senegalesi pronti a partire per raggiungere un sogno ed un destino migliori. Ancora una vicenda di violenza, attesa dallo spettatore, quanto inaspettata dai giovani protagonisti, guidati dall’entusiasmo dell’età, mitigata da immagini e toni poetici.
Il film ha il sapore del realismo documentaristico, privo di influenze ideologiche ma ha lo stile di un film dal ritmo costante, sostenuto da una sceneggiatura lineare e raffinata opera di Massimo Gaudioso, Andrea Tagliaferri e Massimo Ceccherini.
Sinossi
I due cugini Seydou e Moussa lasciano Dakar in piena notte, all’insaputa dei parenti, per affrontare il lungo viaggio verso l’Italia. Poco vale il divieto della madre di Seydou che gli intima di restare, consapevole delle tante morti che falcidiano i migranti africani nel loro tragitto, per terra e per mare. “Devi respirare la stessa aria che respiro io”, gli ordina la madre, nel timore di perdere per sempre il figlio adolescente. Ma il sogno di avere un futuro in cui “I bianchi chiederanno gli autografi” al famoso musicista Seydou, ora artista in erba, è un motore dell’esistenza potentissimo che nessun adulto può fermare. Il viaggio dei due ragazzi inizia con un discreto gruzzolo di denaro, messo da parte con duro lavoro fatto all’insaputa dei parenti e con l’entusiasmo dell’avventura.
A poco a poco, la realtà cruda di una umanità in cammino, vittima di ogni sorta di trafficanti senza scrupolo, si mostra agli occhi increduli di Seydou e Moussa che faticano a concepire l’ efferatezza di chi antepone il business facile al valore della vita.
Il calvario della violenza mafiosa e delle carceri libiche li coinvolge presto direttamente. I due ragazzi diventano gli occhi di noi spettatori che li accompagnano in una avventura che li fa divenire uomini.
Io capitano, tragica poesia
Io Capitano racconta una vicenda tragica con uno sguardo poetico che conferisce al film una leggerezza inaspettata. Il regista ci porta in viaggio con e attraverso il punto di vista del due protagonisti. Il loro coraggio, la determinazione e la loro profonda umanità ci conducono in una avventura in cui bisogna resistere per sopravvivere e per portare a termine il progetto intrapreso.
In Seydou e Moussa non c’è disperazione, bensì consapevolezza e desiderio di non fallire. In loro matura l’idea di avere sbagliato a intraprendere quel cammino. Tuttavia affrontano e resistono.
La sceneggiatura delinea la psicologia dei due personaggi rendendoli complementari, protagonisti di una bella amicizia, giovani uomini che maturano e dimostrano un profondo senso di umanità. Sono i loro sguardi increduli su un mondo assurdo che ci colpiscono. La loro forza e la determinazione rendono ogni situazione meno drammatica. Certo ci si chiede come è possibile che tutto ciò accada.
E’ questo il cinema di cui si ha bisogno: uno sguardo vero sul reale, frutto di documentazione ma privo di retorica ed ideologia. Un cinema che racconta la realtà e che scuote le coscienze.
A cura di Emma Borella per LiveMedia24
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