C’era una volta il Crimine: la recensione
Dopo Non ci resta che il crimine, primo capitolo della saga, e Ritorno al crimine, Massimiliano Bruno torna nelle sale con l’ultimo capitolo: C’era una volta il crimine.
A differenza dei film precedenti, che vedevano i protagonisti alle prese con gli anni ’80, in C’era una volta il crimine si trovano ad affrontare uno dei capitoli più drammatici della storia italiana. Moreno, Giuseppe e Claudio sono catapultati all’8 settembre 1943, giorno dell’armistizio, quando l’Italia firmò la resa incondizionata agli Alleati.
La comicità è a tratti coinvolgente e riesce per alcuni attimi a catturare lo spettatore. Ne risente però la narrazione piena di cliché e inaccuratezze storiche. Il tutto si salva in parte grazie all’impronta fumettistica che viene data alla pellicola. Interessante la scelta, anche se obbligata, di raccontare il furto della gioconda tramite una animazione nei titoli di testa. Uno stile che si ritrova a tratti nel film e che giustifica in parte delle scelte discutibili e delle dinamiche insolite per l’Italia del ’43.
C’era una volta il crimine di Massimiliano Bruno (2022).
I nostri protagonisti dopo aver rubato la Gioconda si ritrovano a dover affrontare un viaggio nell’Italia della Seconda Guerra Mondiale. Incontrano sulla loro strada personaggi storici come il futuro presidente della Repubblica Sandro Pertini, il re Vittorio Emanuele e Benito Mussolini.
Indispensabile l’insegnante di storia, Claudio, interpretato da Giampaolo Morelli. Scappato dalle dinamiche scolastiche, si ritrova in una relazione simile con il personaggio di Giallini. La coppia Morelli-Giallini funziona, innescano alcune gag divertenti e sono costanti per tutta la durata del film. E’ grazie a Claudio, professore di storia, che la banda riesce a stare un passo avanti alla Storia. Baratta la sua conoscenza in cambio della vita ed è cosi che il gruppo riesce sopravvivere. E’ proprio questo però uno degli espedienti narrativi che più penalizzano il film: i protagonisti riescono a sopravvivere a delle situazioni improbabili senza una vera base solida a cui far affidamento. Sembra, a tratti, come se si sia voluto alleggerire il clima di guerra.
Nuovo personaggio è quello di Carolina Crescentini nei panni di Adele, antifascista da cui i tre si rifugiano perché inseguiti dai nazisti. Il personaggio gode di una solida personalità e porta nella giusta direzione la banda. Bravissima Carolina Crescentini nella sua interpretazione. Adele si inserisce bene nella società del tempo come figura femminile ma in relazione ai protagonisti non riesce a trovare un suo vero spazio.
Bisogna sottolineare la scarsa ricostruzione storica dovuta a una banale progressione narrativa. Ad ogni modo il film prova a fornire una panoramica generale della situazione italiana di quel periodo e nel complesso il film funziona, intrattiene e non si percepisce troppo lo scorrere del tempo. Non riesce però a spiccare e raggiungere i modelli della commedia all’italiana a cui chiaramente il regista si è ispirato.
Silvia Maddalo per LiveMedia24