Edoardo Siravo: “Gli artisti hanno il compito di curare l’anima”
LiveMedia24 ha oggi il piacere di incontrare Edoardo Siravo. Siravo, per tutti noi, è l’indimenticato Commissario Vincenzo Leoni di “Vivere”, nota Soap di Canale5 ma, è anche un grande attore di teatro, un doppiatore e tanto di più. È piacevole poter avere a che fare con una persona così gentile, simpatica, sempre disponibile. Avremo presto modo di vederlo nella nuova serie, ad opera di Ferzan Ozpetek, basata su “Le fate ignoranti”. Intanto, vi lasciamo alle sue parole.
Edoardo Siravo
La ringraziamo per aver accolto l’invito di LiveMedia24. Come sta?
Ho lavorato talmente tanto nella mia vita da aver bisogno di un po’ di riposo. Diciamo quindi che sono stato bene. Ora che avrei voglia di tornare a lavorare, le chiusure attualmente in atto, non lo consentono, purtroppo. Non si ha più vita sociale, non si vedono gli amici, i parenti, non riesco nemmeno a vedere mia figlia. Spero si possa arrivare ad una soluzione il prima possibile. Affinché mente ed anima possano svilupparsi, vi è bisogno di poter interagire, di socializzare.
Affrontiamo un breve excursus. Come si è avvicinato all’ambiente dello spettacolo?
Ero un ragazzino timido che, per abbattere questa condizione, ha cominciato ad esprimersi attraverso il teatro, guidato da maestri straordinari. In famiglia nessuno aveva perseguito questa strada, prima di me. È un mestiere artigianale che oggi, purtroppo, tende sempre più a trasformarsi in un mestiere artistico, quasi come a voler perdere di valore. L’artigianato, invece, è qualcosa che va trasmesso di padre in figlio e poi da figlio a nipote. Un vero e proprio passaggio di testimone. Ad accrescere la mia popolarità ci pensò la soap opera, “Vivere”, a cui presi parte alcuni anni fa. Nel contempo ero impegnato sia nel doppiaggio che nel teatro ma, l’apparire in televisione, diede vita ad un bellissimo rapporto con il pubblico. La stessa magia che si ottiene durante una pièce teatrale.
Attore, regista, doppiatore. È un artista poliedrico.
Il doppiaggio e il cinema, durante il lockdown dello scorso anno, mi hanno permesso di non sentire del tutto la mancanza del lavoro. Mi piace realizzare regie d’opera, perché si tratta di lavori di gruppo. Diversamente, non mi sono mai occupato di vere e proprie regie teatrali. Mi adopero anche nella realizzazione di audiolibri, cosa che sta prendendo piede in Italia, negli ultimi tempi. Il teatro e il doppiaggio, così come il cinema e la televisione, mi divertono molto.
Ha doppiato artisti del calibro di Gérard Depardieu, Jeremy Irons, Kurt Russel, William Baldwin, Kevin Costner, Michael Keaton, Cristopher Reeve, John Goodman e molti altri. Ha avuto modo di incontrare qualcuno di questi artisti?
Ho incontrato Jeremy Irons durante un festival romano. È un vero e proprio attore di teatro, prestato al cinema, di stampo anglosassone. Non è mai se stesso, bensì è sempre nel personaggio. In Italia, un errore che spesso si commette, è quello di portare in scena se stessi, senza entrare realmente nel ruolo richiesto. A Roma, ho avuto modo di incontrare anche William Baldwin. Lo doppiai in “Dirty sexy money”. Avrei dovuto iniziare uno spettacolo teatrale con Gerard Depardieu, tempo fa, ma per motivi a me oscuri non andò in porto.
Noto per il ruolo del Commissario Vincenzo Leoni in “Vivere”. Che ricordi ha di quel periodo?
Accadde la stessa cosa che si verifica spesso in teatro. Il personaggio che porti in scena ti entra dentro e ci resta, per duemila puntate circa. Grazie al Commissario Vincenzo Leoni ho vissuto anche situazioni curiose. Le persone mi fermavano per strada convinte che fossi un vero commissario. Una volta invece accadde che un figurante, nel dire una battuta in una maniera più convincente, fosse poi stato scelto per diventare un mio sottoposto. Si tratta di Guccione. A dimostrare che, la soap opera era meno di serie b di quanto si pensasse. Un lavoro, quello che viene svolto al suo interno, più simile alla radio e al teatro, piuttosto che al cinema.
Edoardo Siravo
Recentemente ha ricevuto il premio Flaiano alla carriera. Cosa ha significato per lei?
Il premio Flaiano è reale, rispetto a molti altri premi. Sono stato onorato di riceverlo così presto. Solitamente lo si ottiene in età avanzata. In genere i premi si mostrano negli uffici o si espongono nel proprio appartamento. Nel mio caso, porto questo premio nel cuore.
Un ruolo che non ha avuto ancora modo di interpretare?
Avrei portato volentieri in scena l’Amleto ma l’età non me lo consente. Ho però avuto modo di realizzarne dei monologhi durante alcune serate. Farei volentieri il Cyrano De Bergerac. È un mio desiderio.
Di cosa le piace occuparsi quando non lavora?
Mi piace molto cucinare, fare la spesa, cercare cose particolari in giro o prodotti tipici del luogo in cui mi trovo. Tutte cose che mi divertono. Mi piacerebbe riprendere a giocare a tennis. Da giovane sono stato un campioncino. Inoltre mi piacerebbe riprendere a viaggiare. A causa del lavoro non ho avuto modo di spostarmi molto, negli ultimi anni.
Se potesse tornare indietro, sceglierebbe ancora una volta questa strada?
Non saprei. In italia il nostro mestiere non è molto apprezzato e, la colpa, è degli stessi attori e delle istituzioni che non lo considerano del tutto un vero e proprio lavoro. Mi piacerebbe fare l’archeologo, in modo da avere a che fare con i morti e non con i vivi.
Cosa ne pensa della situazione in cui versa attualmente il mondo dello spettacolo?
Gli attori sono i primi colpevoli della mancanza di rispetto da parte delle istituzioni nei nostri riguardi. Tutto ciò, ovviamente, si ripercuote anche sulla cultura, sulla bellezza in genere. Probabilmente, il fatto stesso di essere circondati da troppa bellezza, fa sì che ci si adoperi poco per curarla, per rispettarla. Dovremmo attuare una battaglia culturale affinché questo mestiere sia rispettato dai nostri cittadini stessi. Dico sempre che, il medico si occupa del corpo, mentre qualcun altro dovrebbe occuparsi dell’anima. Questo dovrebbe essere il compito di un attore.
Edoardo Siravo
Progetti futuri?
A breve prenderò parte alla serie basata sul film “Le fate ignoranti”, per la regia di Ozpetek. Rappresenterà il mio ritorno in televisione, dopo quattro anni circa. Il teatro mi ha tenuto lontano dallo schermo, rendendomi difficile la possibilità di conciliare entrambe le cose.
Ringraziamo Edoardo Siravo e Massmedia Comunicazione.