TEMINAL LIST SU AMAZON PRIME – LA RECENSIONE (SPOILER)
Terminal List, è una serie prodotta da Chris Pratt, protagonista dei titoli di Amazon Prime Video.
James Reece (Chris Pratt) è un comandante dei Navy SEAL incaricato di guidare la sua squadra in una missione segreta ad alto rischio in Iran. Il commando Alpha Platoon ha ricevuto solide informazioni sul luogo dove si nasconde Kahani, un noto creatore di armi chimiche del governo, e organizza la spedizione che punta a eliminarlo. La missione si ritorce contro la squadra statunitense che si ritrova nel mezzo di un’imboscata che stermina quasi per intero il plotone: soltanto il comandante si salva.
Una volta tornato negli Stati Uniti, Reece si ricongiunge con la moglie e con la figlia, personaggi essenziali nel corso della storia ma che mancano di profondità e caratterizzazione. James ritornato in patria è tormentato dal disturbo post-traumatico da stress. Alcuni eventi, come la ricostruzione della battaglia all’interno del tunnel, non combaciano con i ricordi sempre più confusi del comandante. La sensazione di essere tradito dai suoi superiori si fa sempre più forte quando viene attaccato da due sicari e riesce a sopravvivere.
Proprio in questo momento il grande risvolto che porterà la serie ad andare avanti fino all’ottavo episodio: La moglie e la figlia vengono uccise ed è proprio Reece a ritrovarle. Il nostro protagonista è sconvolto ed inizia, insieme a noi, a mettere in discussione tutti i suoi ricordi. E’ stato davvero attaccato? Ed è lui che ha ucciso la moglie e la figlia in un raptus di follia? Qualcuno lo vuole veramente uccidere?
La serie ingrana bene ma si perde lungo la strada…
Si tratta di un’idea di base solida, seria e riflessiva, che mette in moto i meccanismi di una classicissima trama di cospirazione militare.
I ricordi turbati del soldato si riflettono nelle visioni della sua famiglia, confondendo eventi passati e recenti facendo sì che lo spettatore cominci seriamente a dubitare della sanità mentale del protagonista, il quale non sembra nemmeno in grado di delineare con esattezza la realtà che lo circonda. La narrazione riesce a costruire un sistema intrigante, con la giusta dose di azione che porta sia conferme che ulteriori dubbi.
I combattimento sono forse l’unica costante della serie. Realistici sia i scontri corpo a corpo che con le armi da fuoco, mostrano tutta la crudeltà usata dal protagonista e dai sui antagonisti. Ci portano nella testa di uomini addestrati alla violenza con chiarezza, le colluttazioni non sono confuse ma si distinguono benissimo le azioni dei personaggi coinvolti.
Terminal List – James Reece (Chris Pratt).
Prima di parlare delle altre figure che accompagnano Reece nella sua avventura possiamo finire di delineare la trama e come si concluderà la serie in poche righe.
Dalla parte centrale del racconto la serie si dirige verso una storia di vendetta e violenza. Quasi tutti i dubbi vengono risolti trasformando la serie in un classico viaggio a tappe assassine verso il regolamento dei conti. Il comandante Reece stila una lista delle persone da uccidere e procede a depennare i loro nomi. L’eliminazione della continua paranoia spoglia la trama del suo carattere più interessante.
Un vero peccato per una serie che partiva con il piede giusto. Questo cambio di rotta è accompagnato da una regia non troppo originale, che si nasconde tra mille altre. Dopo l’episodio pilota, diversi registi prendono le redini alternandosi, ma i loro rispettivi approcci sembrano decisamente intercambiabili.
Purtroppo con il passare degli episodi iniziano a diventare stucchevoli anche tutte le scene che nei primi due episodi rendevano giustizia alla produzione. I tentativi della sceneggiatura di Terminal List di infilarci dei sentimenti si rivelano spesso banali. Pensiamo a quando Reece scarabocchia gli indizi sul retro di un disegno che sua figlia ha fatto per lui, o quando ricorda con affetto quella volta in cui un uccello si è schiantato contro la finestra di casa Reece. Un particolare ricordo che verrà riutilizzato più e più volte nel corso della serie. I momenti di confusione del protagonista in cui vede moglie e figlia diventano noiosi e prevedibili senza dare nessun valore aggiunto ne al personaggio ne alla storia.
La fotografia è in linea con i sentimenti del protagonista e si alterna in due linee temporali: colori molto freddi e cupi quando Reece vive il presente, e colori caldi quando Reece vive i momenti del passato con la famiglia.
I personaggi…
Lungo il percorso di Terminal List, incontriamo una serie di personaggi di contorno ‘standard’. Non abbiamo modo come spettatori di provare affezione verso queste figure. Sono tutte troppo piatte e senza personalità, pedine posizionate per far agire il protagonista. Si potrebbe dire qualcosa di più su ogni singolo personaggio ma alla fine la conclusione sarebbe sempre la stessa: caratterizzazione noiosa e piatta.
Conclusioni…
Finiamo l’ultimo episodio con tanta delusione per una serie che nei primi due episodi ci aveva promesso qualcosa di più. Ci sembrava si andasse in un’altra direzione rispetto alle solite narrazioni del soldato Americano, eroe di Patria. Invece ci ritroviamo con dialoghi discutibili, e onori non meritati, soprattutto nei confronti del protagonista: “Io sono la giustizia” è una delle frasi che veramente non volevamo sentire.
Nel delineare questa semplice storia di vendetta la trama non riesce a rendere realistiche tutte le svolte narrative, con alcune scelte che si dimostrano quasi azzardate nel loro voler ingigantire la minaccia su scala globale.
Tra l’altro, Terminal List si conclude lasciando aperta la possibilità di una seconda stagione, che speriamo vivamente non esca. La serie in fin dei conti è godibile fino al quarto episodio, dopo di che ha suscitato solo tanta frustrazione.
Silvia Maddalo per LiveMedia24.