Uncharted di Ruben Fleischer: la recensione

Uncharted approda nelle sale cinematografiche italiane. Alla regia c’è Ruben Fleischer (Zombieland, Venom) che si cimenta in un adattamento videoludico che fa ben sperare gli appassionati della serie creata da Naughty Dog.

Uncharted, titolo esclusivo per PlayStation, si è evoluto lungo le produzioni costruendo il mito di Nathan Drake, sempre più forte e affascinante. Nathan è l’avventuriero per eccellenza una versione 2.0 di Indiana Jones, un abile ladro alla ricerca di tesori, tombe e città pirata nascoste.

Possiamo quindi dire che Uncharted sia l’ennesimo adattamento videoludico deludente o ci troviamo di fronte a un cambio del senso di marcia?

Questo film fa sperare, sembra finalmente una svolta nella tradizione delle trasposizione videoludiche nel cinema che non soddisfano mai veramente gli spettatori. Purtroppo anche Uncharted non riesce nel suo intento rimanendo una copia mal riuscita del mito di Nathan Drake delle sue avventure.

Fleischer sceglie come protagonista Tom Holland, attore del momento che sta cavalcando l’onda del successo. Risulta difficile però vedere nel giovane attore le caratteristiche di Nathan Drake, sfacciato e pericoloso.

Uncharted fa comunque il suo dovere: intrattiene quando deve e a tratti diverte persino col suo tono spensierato e leggero dall’inizio alla fine. La missione è la più classica di sempre: un antico tesoro nascosto da ritrovare, inseguendo l’antica rotta di Magellano. Una motivazione semplice quella che spinge i personaggi ma non si trova mai tempo per scavare dentro i protagonisti, lanciati dentro un’avventura che fa fatica a trascinare lo spettatore.

Per fortuna Fleischer non si dimentica dei videogiocatori e semina lungo il film una marea di citazioni. L’alchimia tra Tom Holland e Mark Wahlberg funziona, tra i due c’è intesa e un giusto mix tra tensione e stima reciproca.

Uncharted resta un film incompleto che si appoggia alla nostalgia dei videogiocatori. Un film che non colpisce, un’avventura passeggera di cui non rimane traccia.

 

Silvia Maddalo per LiveMedia24

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