Il Mart di Rovereto rinnova i suoi percorsi espositivi
Diretto da Vittorio Sgarbi, il museo di Rovereto offre al visitatore quattro interessanti mostre
Visitiamo oggi il Mart di Rovereto, il museo realizzato su progetto di Mario Botta.
Il museo è uno spazio contenitivo moderno, inondato di luce, di deciso carattere architettonico, ben collocato urbanisticamente nel centro di Rovereto, di facile accesso per qualsiasi visitatore.
Klimt e l’arte italiana
Dal 15 marzo al 18 giugno 2023
Gustav Klimt (1862-1918) Giuditta II, 1909 – Galleria d’Arte Moderna Cà Pesaro
La mostra nasce da una idea di Vittorio Sgarbi, curata da Beatrice Avanzi. Espone due capolavori di Klimt, “Giuditta II” e “Le tre età della donna”, provenienti dalla Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Ca’ Pesaro e dalla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, oltre a 200 opere di artisti italiani .
L’idea
Una mostra tutta italiana, con due opere fondamentali di Gustav Klimt, acquisite dallo Stato per due importanti gallerie nazionali dopo la Biennale di Venezia del 1910 e L’Esposizione Internazionale di Roma del 1911. Il percorso espositivo mette in luce l’influenza che il visionario e prorompente pittore austriaco, massimo esponente della Secessione viennese, ha avuto sull’arte italiana, attraverso 40 artisti a partire dal veneziano Vittorio Zecchin e i giovani formatisi nell’ambito di Ca’ Pesaro tra i quali Galileo Chini .
In mostra anche i trentini Luigi Bonazza, Benvenuto Disertori e Luigi Ratini influenzati dai movimenti Mitteleuropei anche per la vicinanza geografica, come i triestini Timmel e Marussig che accolsero la lezione innovativa dell’Art Nouveau, rielaborando i tratti artistico-decorativi, fondendoli con il patrimonio culturale italiano
Klimt e L’Italia
Come moltissimi pittori, Klimt viaggia frequentemente in Italia. A Ravenna viene influenzato dai mosaici bizantini che lo affascinano enormemente con lo splendore del giallo oro. I quadri del “periodo aureo”, a cui appartengono Giuditta II e Le tre età della donna , sono caratterizzati da un inconfondibile stile, in cui trionfa il colore. Lo sfondo bidimensionale è riccamente decorato e contiene le immagini dei visi e dei corpi delineati in una visione tridimensionale, mentre le vesti divengono pura decorazione piatta in rinnovato “stile musivo”.
Le decorazioni di Galileo Chini
Galileo Chini : il primo artista che in ordine di influenza è accostato a Klimt. Pittore, ceramista, decoratore eclettico, Chini cerca di superare i confini esistenti tra le arti. Tra i maggiori esponenti del Liberty italiano, è presente alle Biennali veneziane dei primi anni del 1900, anche come decoratore. Egli è artefice di un ciclo formato da grandi quadri, 18 tele sul tema della primavera e della rinascita che essa rappresenta
Galilei Chini (1873-1956) L’incantesimo dell’amore a la primavera della vita, 1914 – Collezione privata
In queste opere in cui una profusione di colori caratterizza il gusto decorativo, abbagliante ma non stucchevole, è evidente l’influsso di Klimt. Nella tela presa in esame, i motivi ornamentali alternano forme circolari e triangolari. Lo spazio pittorico è ricoperto di una miriade di fiori simili a murrine veneziane dai motivi orientaleggianti, frutto di un suo soggiorno in Oriente.
Tra i vari quadri, colpiscono anche “Icaro” 1904, “La vita” 1919.
Gli artisti di confine.
I pittori Trentini, Altoatesini o del Friuli, nel periodo anteriore alla Prima Guerra Mondiale, vivono direttamente la trasformazione in atto nel mondo artistico austriaco o germanico. La vicinanza geografica crea legami stretti. In particolare Luigi Bonazza, trentino, affronta temi legati alla dimensione onirica, al mito e all’allegoria. In “La leggenda di Orfeo” Vienna 1905, si possono notare gli elementi decorativi della cornice in ottone e avorio, i colori vivi in cui domina l’azzurro in tutte le varie tonalità, il bianco ed il rosso. La vicenda mitologica ripropone il tema della vita, sospesa nella dimensione della morte, della razionalità e del sentimento. Catturano l’attenzione del visitatore anche “Notte d’estate” 1928 e “Notturno” 1926 per la delicatezza dei tratti corporei reinventati con tocchi di colore originali e freschi.
Luigi Bonazza (1877-1965) La leggenda di Orfeo, 1905 -Mart
Ca’ Pesaro.
Palazzo Pesaro diviene Galleria D’arte Moderna nei primi anni del 1900 . Il direttore Nino Barbantini è artefice di un polo espositivo e creativo d’avanguardia, dove operano alcuni importanti artisti italiani. Guardano alle innovazioni mitteleuropee pittori come Teodoro Wolf Ferrari in mostra con opere che mostrano gli influssi di Klimt in modo manifesto come ne “Composizione di salici e primule“, 1914. Interessante pittura di paesaggio con vedute che tendono alla bimensionalità e dai toni cromatici simili a quelli del Maestro viennese.
Personalità di spicco nell’ambito dello spazio espositivo di Ca’ Pesaro è Felice Casorati. Negli anni 1011- 1915 egli risiede a Verona. Realizza una stagione felice della sua produzione artistica in cui interpreta, in modo molto originale, le istanze della Secessione. In seguito alla visione dei quadri di Klimt nella Biennale di Venezia del 1910, crea opere di una spiritualità toccante. Molto famosa “La preghiera” in cui i fiori creano girandole di colori, attorniano la figura femminile raccolta in una posa di stile giapponese , sullo sfondo il blu intenso del particolare orizzonte curvo.
Felice Casorati (1883-1963) La preghiera, 1914. – Palazzo Forti Verona.
Vittorio Zecchin e la tradizione Veneziana.
Muranese di nascita, figlio di un maestro vetraio, è una artista a tutto tondo, crea mobili, pizzi e vetri, arazzi, condivide l’idea di una opera totale che è un cardine della Secessione viennese. Nelle sue opere si abbandona a sogno, fiaba, con vaghezze orientaleggianti. Trasforma così Venezia in un luogo incantato , le figure femminili sono fate che popolano luoghi magici di pura decorazione liberty.
Vittorio Zecchin (1878-1947) Le principesse e i guerrieri, 1914 – Galleria d’Arte Moderna Cà Pesaro
Il simbolismo
Nell’ultima parte della mostra sono presenti opere che sono ispirate al simbolismo che attraversa l’arte italiana tra ‘800 e ‘900.
In un primo momento la produzione di Klimt non può essere vista in Italia, perché considerata dai critici decadente, artificiosa. Solo alla IX Biennale di Venezia si possono osservare 22 opere esposte in una sala personale, che affascinano gli artisti italiani, tanto da subire in modo irreversibile l’influenza dell'”aristocratico innovatore dello stile” come lo definisce Boccioni.
Echi, influenze dello stile di Klimt attraversano il divisionismo, le suggestioni simboliste e tutta l’arte italiana, come mostrano le ultime opere che completano il percorso espositivo.
A cura di Emma Borella per LiveMedia24
Per informazioni https://www.mart.tn.it/
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