“L’amore che ho”, Giovanni Carta ci racconta il suo ruolo nel film di Paolo Licata

Nel film di Paolo Licata l'attore Giovanni Carta interpreta un uomo, un pittore, realmente conosciuto anni addietro. Un ruolo che probabilmente era gia scritto nel suo destino.

“L’amore che ho”, presentato al Torino Film Festival il 27 novembre, vede tra i suoi protagonisti l’attore Giovanni Carta.

Giovanni Carta è un uomo che vive per la recitazione, un mestiere che da sempre ama, ed è pronto a raccontarci di questa esperienza e della tournée teatrale tutt’ora in corso.

Vi lasciamo alle parole di Giovanni Carta, a questa nostra intervista, al suo futuro artistico…

Ti ringraziamo per aver accolto il nostro invito, Giovanni. Dal 27 abbiamo modo di vederti nel film ad opera di Paolo Licata, “L’amore che ho”, basato sulla storia di Rosa Balistreri, soprannominata “La voce della Sicilia”. Cosa puoi dirci a riguardo?

Esattamente! Raccontiamo la storia di Rosa Balistreri, conosciuta per la bella voce che la caratterizzava e per le violenze che ha purtroppo vissuto da parte del padre ed anche dal suo primo marito, ucciso per difendersi. Vincerà il processo ma dovrà andare via dalla Sicilia e si rifarà una vita partendo da lavori non ottimali. Una volta a Firenze conoscerà un altro uomo, da me interpretato, lo sposerà, e tramite lui stringerà rapporti con personalità importanti come Dario Fo e molti altri, portando nella sua voce la sua amata terra. Negli anni i problemi familiari non diminuiranno, vivrà dei dolori anche a causa di sua figlia… E non aggiungo altro per non togliervi la giusta curiosità.

Cosa ti ha spinto a prendere parte a questo progetto?

Un aneddoto molto particolare, simpatico, si rifà a questo storia. Interpreto Manfredi Lombardi, un pittore realmente esistito e che ho anche conosciuto tramite una compagna di Accademia, nipote dell’artista. Un ruolo che ho desiderato fortemente e che sono riuscito ad ottenere parlando toscano, da siciliano quale sono. Una sfida, una bellissima esperienza che mi ha concesso anche di poter toccare con mano alcuni quadri da lui realizzati in cui era ritratta propria sua moglie, Rosa.

Non meno importante l’esperienza teatrale che ti ha visto impegnato in un festival della Drammaturgia Contemporanea Europea.

Si, una partecipazione importante caratterizzata dalla presenza dei direttori dei teatri europei che si occupano esclusivamente della drammaturgia contemporanea. Ho portato in scena due testi mai rappresentati in Italia, lo scorso 23 novembre, uno ad opera di Marius Von Mayenburg e l’altro realizzato da Tiphane Raffier.

Cosa è cambiato da quelli che sono stati i tuoi inizi?

Di certo sono cambiato e ciò è accaduto di pari passo con l’evolversi del teatro. Le esperienze vissute, positive o negative che siano state, per forza di cose tendono a modificarti. Tutto aiuta, in un certo senso, a capire cosa si vuole realmente essere…

Cosa puoi anticiparci sui tuoi prossimi progetti?

Al momento posso soltanto anticiparvi che sarò nella prossima stagione di Màkari, per Rai1. Il resto è ancora da scoprire, da scaramantico quale sono.

Alessia Giallonardo per LiveMedia24

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