Chi ama Nina Simone, segua Benjamin Clementine
Benjamin Clementine è l'attuale artista che potrebbe essere paragonato alla immensa Nina Simone
Chi di voi, amanti, poeti e letterati, non conosce Nina Simone (Eunice Kathleen Waymon)? Sa che l’attuale personaggio che la potrebbe incarnare o che potrebbe essere alla sua altezza, musicalmente e artisticamente, è di sicuro: Benjamin Clementine.
ra qualche riga, esporrò la mia analisi del concerto tenuto il 26 luglio all’Estate Fiesolana 2022, in una caldissima notte d’estate.
In quasi 10 anni, dalla sua prima esibizione davanti a telecamere e pubblico seduto, dopo le sue esperienze da busker (artista di strada), molte persone adesso che hanno guardato le sue numerose presenze in after-show, late-show, e tutti i video delle sue premiazioni, dove ha anche ricevuto i complimenti e l’incoraggiamento di Paul McCartney, hanno commentato i video dicendo di averlo visto spesso nel loro percorso pedonale andando al lavoro, dicendo che speravano proprio che questo ragazzo, avesse un pò di successo prima o poi.
Ho introdotto questo mio scritto accennando il principale riferimento che mi è venuto in mente dai primi ascolti e visualizzazioni dei video, che ho studiato attentamente da subito, con Nina Simone perché è il più aderente per molti aspetti, che vado a spiegare subito. Chi conosce Nina Simone solo per “My baby just cares for me” forse può avvertire la sua aderenza vocale, poetica e anche la virtuosità di pianista. Nina Simone, seguì gli studi, a casa, sesta figlia di 8 fratelli, da pianista classica (grazie ai contributi della comunità nera di Tryon nella Carolina del nord, per poter poi accedere agli studi superiori) e già alla fine degli anni ’50 si inserisce nel mondo del blues, gospel, jazz, e soul con l’album che conteneva anche “I loves you Porgy” e “My baby just cares for me” appunto, per dire che la canzone oggi famosissima è degli anni ’60. Chi conosce più approfonditamente Nina Simone, guardando Benjamin nei suoi concerti, può associare benissimo l’esibizione di Nina a Montreux nel 1976, dove attraverso varie “difficoltà” del palco, chiamiamole così, mette in scena uno dei suoi migliori concerti da solista. Le capacità vocali di Nina sono indiscusse non solo come ampiezza di ottave ma più che altro per la caratteristica capacità di modificare il mood di una canzone in modo rapidissimo, oltretutto le permetteva di eseguire sempre in modo diverso le parti di improvvisazione, in mezzo a qualunque suo brano. In molti testi di Nina si intravede il suo impegno di donna attivista di colore, proprio nel bel mezzo degli anni più difficili della storia della popolazione afroamericana. Alcune di questi segnali sono presenti anche nei testi, altrettanto poetici, di Benjamin. I lunghi momenti oscuri di alcuni suoi brani sono certamente delle introspezioni, ma sono anche dettate dalle difficoltà di un’onesta e totale integrazione sociale. In questo, Nina, fu anche a fianco di Malcolm-X e al dott. Martin Luther King, fino al suo assassinio, e immediatamente gli dedicò una tesissima canzone sui fatti e i personaggi coinvolti. Per apprezzare più profondamente Benjamin, dovete guardare questo live di Nina.
Un palco cosi desertico è raro nei concerti pop, non quanto i concerti pianistici, un’asta, un mini-piano elettrico e un lungo sgabello, sul quale l’artista si appoggerà per tutto il concerto suonando la pedaliera del pianoforte (solo il pedale di risonanza) a piedi nudi. Un pianoforte a coda o comunque, vero, con le corde, sarebbe stato più efficiente e adatto a questo livello di esibizione.
Una bella camicia celeste e un lunghissimo pantalone bianco, la recente acconciatura di Benjamin lo rende molto meno aggressivo e rigido rispetto all’iniziale chioma fasciata e raccolta sopra la fronte (quasi come un primo Little Richard).
Luci al centro, sul pianoforte, ingresso al palco, tra controllate urla del pubblico e solo dopo un accennato inchino della testa mentre cammina verso il pianoforte, per poi appoggiarsi allo sgabello, un grande silenzio nell’anfiteatro, tranne il frinire dei grilli sugli alberi, anche lui se ne accorge e lo dice. Un attimo di orientamento, un caldissimo “buonasera…” sottovoce, applausi , qualche sguardo di controllo, e poi nel vuoto, per concentrarsi probabilmente, e… cominciano gli arpeggi di “Corner stone”.
Benjamin ha cercato di suonare e cantare tutti i suoi brani, senza interventi o interruzioni da parte sua, ma ci sono stati diversi interventi di persone del pubblico, particolarmente esaltate, che lo hanno indotto a rispondere, prevalentemente per educazione. Un poeta non può essere interrotto se fa una lunga pausa nella sua interpretazione, da urletti o un “bellooo” “bravooo” o da un applauso da chi non conosce interamente il brano fino alla fine. L’artista ha commentato e ha cercato di fare capire che non c’è niente di divertente o lontanamente ironico nei suoi testi, ma non tutto il pubblico lo ha capito a scapito di quasi tutta la sua esecuzione puntualmente interrotta. Benjamin ha detto che era un pubblico con un “forte senso dell’humor” e ha poi fatto battute sui cibi italiani, dei quali aveva provato tutto e forse troppo, ai suoi pasti precedenti al concerto (eppure è cosi longilineo fisicamente, ha delle braccia e mani molto affusolate) e questo, come ha detto sul palco, lo ha disturbato e reso la sua performance molto più affannata.
La forza dell’artista ha vinto su tutto e infine ha eseguito 3 brani nel bis.
Lost in translation: prima di uscire dal palco tutto il pubblico ha chiesto il tipico bis, ma in inglese o in francese (lingue perfettamente parlate da Ben) non si chiama cosi, si è quindi protratta in una ripetizione di parole inglesi dallo stesso suono come “piss” (!) “peace” “please”, in fondo non aveva davvero capito cosa stesse dicendo il pubblico. L’espressione di Benjamin quando gli è stato chiesto di fare “piss” sul palco, è stata stupenda… la sua risposta è stata “non ho capito veramente, ma continuerò a cantare, un’altra canzone…”
Come nel concerto di Nina a Montreux, anche qui l’asta del microfono ha creato problemi e innervosito l’artista. L’asta girava per conto suo mentre l’artista cantava inseguendo il microfono. Probabilmente era un modello di asta sbagliata per queste esibizioni, non si usano quelle a pavimento, servono quelle corte, con la base piombata da fissare sul pianoforte). Una nota ancora tecnica, il suo microfono o comunque l’equalizzazione audio della sua voce aveva troppe alte frequenze, proprio al limite del Larsen (rientro in cassa degli alti, il noto “fischio”, fastidioso che cancella la magia di qualsiasi spettacolo, che non si può considerare “il bello della diretta”)
Prima di rientrare in camerino, prima del “bis” ha detto di aver eseguito il suo repertorio e non aveva altro da suonare, ha cercato di inventare un brano con le “tematiche” sollevate dal pubblico durante la serata. Un successo di improvvisazione degna di un grande poeta, ma anche stata la riprova che l’artista è stato perfettamente incompreso. Già, le sue parole sono state chiarissime. Clementine, improvvisa il testo di una “new song” dedicata al pubblico del Teatro Romano di Fiesole a Firenze, vi ho trascritto le sue parole. Immaginate una situazione simile a quella di Montreux.
Avete detto: “dacci qualcosa di nuovo…”, ma io non la sento cosi, e mi dispiace io canto solo quello che provo, quello che sento,
ma non funziona cosi come dite, cosi come fate quando mangiate, come con i pomodori,
e a volte vi sentite cosi, come se domani vorreste mangiare una pizza…
è difficile, a volte è difficile, il mondo è difficile da capire,
questa non è una canzone, non sarà mai una canzone, infatti non lo sarà mai.
E’ solo una piccola storia nelle nostre vite,
Ci sono cosi tante cose nelle nostre vite,
io credo, io credo, che tutti abbiano bisogno di cantare,
ogni volta che c’è una storia,
una storia per gente allegra,
una storia per gente arrabbiata,
una storia per gente che si sente sexy.
Lo so di aver dilungato troppo, questa mia improvvisazione…
Ma, ve lo avevo promesso… chi se ne frega!
Perché questa è la mia sensazione!
Ma non è la mia sensazione infatti, lo so tutte le volte, la maggior parte delle volte,
specialmente in questi giorni, dovreste usare il vostro cervello, perché a volte non lo
sentiamo bene, e altrimenti noi siamo…
non ammazzatevi per questo…
è una cosina logica, non una questione di sentimenti,
è difficile da sistemare, anzi, è facile da sistemare, e comunque…
Grazie!
Proprio come nell’interpretazione di Nina Simone della canzone “Feelings” a Montreux, reinterpretò il testo improvvisando una lunga parte al pianoforte con migliaia di note, una canzone che, secondo lei, non aveva nessun senso di esistere, tanto era profonda, di sentimenti.
L’ultimo brano dei tre del “bis”, è stata una richiesta dal pubblico, dopo che lui aveva chiesto “che posso fare per voi adesso…”, è stato “Eternity”. La stanchezza fisica lo ha portato a dover fare due tentativi del ritornello finale della canzone, che vocalmente richiede uno slancio piuttosto alto e lungo. Mentre tentava di eseguire il finale della canzone, dopo un “take a breath…” di una donna del pubblico, è riuscito a intonare la frase.
Prima della pausa del bis, ha chiesto di fare illuminare il pubblico, per fare un suo rapido e buffo sondaggio. Iniziando a dire che, per lui era una serata davvero stancante, per via della sua età, “sono vecchio, non proprio vecchio… ci sono persone intorno ai 30 anni? bene e sui 40? Sui 50? e vediamo… 60 anni? wow complimenti! e, proviamo 70 anni? sii! grande (applaude)! 80? eccola wow, complimenti!… 90 anni, non credo… come?! un uomo! sii, applausi per lui! ok bene, vi state spaventando? e se dicessi… 100? ah… nessuno… ecco, io mi sento 100 anni stasera… (risate) mi mancano i 20? tantissimi, ottimo! ma… 10 anni? …si? bellissima, bene è un piacere, non so perchè l’ho chiesto, credo che quando crescerai, farai grandi cose, bene, bene… scherzavo…”
Alla sua uscita dal palco, 4-5 persone si sono avvicinate per chiedere ai tecnici se sarebbe uscito per fare autografi o selfie, ma il tecnico responsabile di turno ha confermato che l’artista era davvero stanco e proprio esaurito e non sarebbe uscito. Diversa è stata la conclusione di altre 4 persone che si sono fatte “inserire” nel retro del palco insieme a Fellow (Federico Castello Fe+llo+w) reduce di X-Factor2021 (occasione sprecata per il 22 enne, di fare sentire la propria voce su quel palco televisivo) c’era poi sulle gradinate, anche un’altra ragazza di un X-Factor precedente…
Una coppia ha portato un mazzo di 24 rose bianche un una borsa di carta piuttosto voluminosa, chiedendo di farla recapitare a Benjamin, chissà.
Il concerto mi sarebbe piaciuto di più se il pubblico, quei soggetti, non avessero interrotto così frequentemente. Di fatto anche Nina, esigeva il silenzio totale, non tollerava interruzioni o battute di qualsiasi genere neanche i complimenti, mentre eseguiva le sue opere, solo a fine concerto, ringraziava e salutava guardando attentamente tutto il suo pubblico.
Nel concerto di Benjamin, non c’è stato un grande movimento sul palco, si è mosso solo per entrare ed uscire. Solo durante l’esecuzione di “Condolence” ha condotto una “lezione” di canto. Ha cercato di insegnare a cantare lentamente, facendo seguire al pubblico i suoi passi per indicare la lunghezza della nota, facendo su e giù per il palco.
Questo il link al live di Nina Simone, a Montreux del 7 marzo 1976, dove eseguiva una stupenda e lunga improvvisazione, cercate di arrivare almeno al minuto 16, del brano “Feelings” (non “Feeling good”, solo “Feelings”). Da notare dell’esecuzione pianistica di chi ha fatto studi classici per poi fonderli, con maestria, nelle armonie dei gospel e spirituals della chiesa del proprio paese nativo.
Giuseppe Faienza per LiveMedia24
Foto:Craig McDean2022