L’album della protesta, ascolta “Is this what we want?”

Un album silenzioso per una protesta che si fa sentire.

L’album di protesta Is this what we want?” si scontra con l’AI

Più di mille musicisti inglesi si sono uniti per pubblicare un album di protesta dal titolo “Is this what we want?”, una raccolta di 12 tracce che testimoniano il silenzio negli studi di registrazione e negli spazi scenici. Tutto ciò che il pubblico è in grado di sentire sono passi, respiri e rumori di sottofondo: quello che rischia di rimanere della musica e della creatività degli artisti.

L’intelligenza artificiale è ormai una tecnologia dilagante che, piano piano, si sta inserendo in un’ampia gamma di settori. Tuttavia, perché questa diventi sempre più accurata, serve che sia allenata con una vasta mole di dati. E’ qui, però, che le società legate all’AI incontrano un ostacolo: per aumentare la sua efficienza, l’intelligenza artificiale ha bisogno di dati coperti da copyright.

La proposta di legge

La proposta di legge del governo britannico va incontro a questo desiderio. Essa, infatti, consisterebbe nel concedere alle società di AI di utilizzare prodotti creativi (articoli, canzoni, film, …) per i loro scopi, a meno che, preventivamente, lo stesso autore non neghi l’utilizzo della risorsa da lui creata (pratica dell’”opt – out”). Il tutto senza che le società paghino alcuna royalty in caso di utilizzo.

La proposta di legge è stata accusata di agevolare le società stesse, a discapito del lavoro degli artisti, facendo diventare allo stesso tempo le AI dei veri e propri concorrenti sul piano della creazione artistica. Inoltre, gli artisti dovrebbero costantemente sorvegliare i movimenti delle proprie opere online, comunicando a migliaia di società come si desidera che i propri contenuti vengano trattati.

La richiesta dei creativi è quella di mantenere il criterio presente nella legge attualmente in vigore nel Regno Unito: permettere alle società di AI di utilizzare materiale coperto da copyright solo se è presente fin da subito il consenso da parte del titolare del diritto d’autore. Se questo dovesse venire a mancare, i dati in questione non potrebbero essere utilizzati per allenare alcuna forma di intelligenza artificiale.

Un fronte comune di protesta

E’ in questo clima di preoccupazione che da un’idea di Ed Newton – Rex, compositore ed ex dirigente di un’azienda legata all’AI, nasce “Is this what we want?”. L’album di protesta, attraverso i titoli delle sue canzoni, trasmette il messaggio: “il governo britannico non deve legalizzare il furto di musica a beneficio delle aziende di intelligenza artificiale” (“the British government must not legalise music theft to benefit AI companies”).

Tra i musicisti britannici che hanno partecipato alla protesta troviamo Kate Bush, Annie Lennox, Hans Zimmer, Damon Albarn dei Blur e il chitarrista dei Radiohead Ed O’Brien. I ricavi saranno devoluti a Help Musicians, un ente di beneficenza volto ad assistere i musicisti, occupandosi del loro benessere fisico e mentale, fino allo sviluppo della loro stessa carriera.

La protesta non si esaurisce solo nella pubblicazione di un album carico di parole non dette. Una lettera contro la proposta di legge, pubblicata dal Times, ha raccolto le firme di 34 musicisti e lavoratori dell’industria creativa, tra cui Ed Sheeran, Sting, Paul McCartney e Dua Lipa.

Anche i quotidiani britannici si sono uniti alla protesta, pubblicando sulle prime pagine del 25 febbraio lo slogan “Make it fair”. Così giornali di spicco come il Guardian, il Sun e il Times si sono uniti ai creativi per fare un fronte comune contro l’AI che rischia di appropriarsi indebitamente anche del lavoro dei giornalisti.

Uno sguardo al futuro

Is this what we want? E’ questo ciò che vogliamo? Gli artisti dicono no. Contrapponendosi alle mille risposte sempre a portata di click offerte dall’intelligenza artificiale, i musicisti decidono di rispondere con il silenzio. Un silenzio che ci offre la soluzione a tutte le domande.

A cura di Giada Targa per LiveMedia24

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