Braska: il mio secondo disco, un salto nel vuoto
Un nuovo album per la giovanissima Braska, "Rockstar 17", un progetto costituito da sette tracce più che emozionanti.
“Rockstar 17” è il nuovo disco di Braska, giovane artista di La Spezia, classe 1998, pronta a raccontarci del suo nuovo progetto e annesse sensazioni.
Un salto nel vuoto questo nuovo disco, una nuova e importante occasione.
Vi lasciamo a questa nostra intervista, alle parole dell’artista…
Ti ringraziamo per aver accolto l’invito di LiveMedia24, Braska. “Rockstar 17” funge da titolo al tuo nuovo, secondo, progetto discografico. Quali sensazioni a riguardo?
Una forte emozione la possibilità di poter finalmente condividere questo progetto a cui io e il mio team lavoriamo da un anno e mezzo. Allo stesso tempo, però, provo anche una grande tensione nel lanciare un disco in inglese dall’Italia. Un disco che a suo modo dovrebbe anche far breccia in un panorama internazionale. Un vero salto nel vuoto.
Un ‘marchio’, una caratteristica che ti distingue dal resto, il cantare in inglese…
Sono proprio partita da lì e con questo disco ho voluto riscoprire le mie origini musicali, sperimentando anche sonorità inedite. Felice di aver raccontato, in una lingua che amo, dei temi a cui tengo molto, universali, in cui tante persone possono rispecchiarsi.
Sette tracce ma a quale di essi sei maggiormente legata?
Questi sette brani sono come figli per me e ognuno di loro racconta qualcosa. Raccontano chi sono, il mio modo di vedere il mondo, il rapportarmi con gli altri. Sono di certo molto legata a “You see me standing in the crowd”, perché fa riferimento ad un periodo particolarmente sofferente della mia adolescenza, al di là dei dieci anni di distanza da cui l’ho scritto. Un sogno uscito dal cassetto, letteralmente. Sono molto legata anche a “Cinammon Stars”, realizzato per mia nonna Eulalia. Ho immaginato, nel realizzarlo, una polvere di stelle, di cannella nel mio caso, da mettere negli occhi delle stelle per non farle piangere. Un punto di riferimento, mia nonna, una stella fissa nel cielo, notte dopo notte.
Come ha avuto inizio questo tuo percorso e da cosa prende forma, Braska?
Braska ha preso forma sette anni fa ed è basata su un discorso indipendente, supportata dal suo team, sempre al suo fianco. Prima di allora mi chiamavo Giulia e scrivevo musica già dall’età di dodici anni. Un’esigenza impellente, una cura per l’anima e il corpo, la mia reale salvezza. Ho cominciato con le cover, un po’ come tutti, calcando i primi palchi, le prime esperienze divisa tra contest e festival. Sentivo di essere molto attratta dalla musica black, per poi avvicinarmi al rap/r&b.
Quali palchi ti auguri di poter calcare, quali artisti incrociare, musicalmente parlando?
Mi auguro di poter ancora calcare dei palchi internazionali, simili al New Skool Rules a Rotterdam, uno showcase festival che si tiene ogni anno e che mi ha insegnato tanto artisticamente e umanamente. Se di Italia si parla, come tanti colleghi spero di poter ambire al Festival di Sanremo. Tuttavia, non voglio precludermi nulla, così come una futura collaborazione, se possibile, con tanti artisti emergenti che ammiro molto ma, più di tutti, mi piacerebbe poter incrociare la voce soul tra le più potenti d’Italia, Giorgia.
Alessia Giallonardo per LiveMedia24
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