Fiorella Mannoia, la versione migliore di sempre
Artista attenta all’attualità, Fiorella Mannoia non ha mai avuto paura di prendere posizione, convinta che leggerezza e impegno debbano andare di pari passo.
Con una voce da contralto e quel carisma unico arriva dritto al cuore delle persone, anche senza esprimersi con parole proprie. Raffinata interprete tra le più apprezzate nel panorama italiano, mette sempre al centro l’amore. Per la nostra canzone d’autore e per la grande musica brasiliana.
Nella stessa direzione viaggia lo show itinerante “La versione di Fiorella tour 2022”, che vede “la rossa” tornare live con la sua band per interpretare i brani che hanno contraddistinto una straordinaria carriera, dagli inizi del ‘68 fino all’ultimo “Padroni di niente”. Ad accompagnarla sul palco i musicisti Diego Corradin alla batteria, Claudio Storniolo al pianoforte e alle tastiere, Luca Visigalli al basso, Max Rosati e Alessandro “DOC” De Crescenzo alle chitarre, Carlo Di Francesco alle percussioni e alla direzione musicale dello spettacolo.
Sabato 19 marzo fa tappa al Gesualdo di Avellino: un altro grande appuntamento all’insegna della musica d’autore, che arricchisce il calendario degli eventi nel teatro irpino a cura di Anni 60 produzioni. I biglietti sono disponibili su www.ticketone.it e nei circuiti di vendita autorizzati.
L’avventura televisiva in onda su Rai 3 è stata fonte d’ispirazione.
«Durante le registrazioni inaspettatamente mi sono trovata a cantare canzoni che non avevo mai cantato, che mi ha fatto piacere cantare e che quindi riporterò sul palco. Anche il palco stesso richiama il programma, ci sono le lampadine viste in studio in questi mesi, perciò abbiamo voluto riportare un po’ “La versione di Fiorella” nel teatro.»
La gioia della prima vera tournée dopo gli anni di fermo e il dolore per la guerra alle porte.
«Mi sento felice perché dopo due anni e mezzo finalmente possiamo rivedere i teatri pieni e ricominciare una vera tournée che purtroppo non avevamo potuto fare per i motivi che conosciamo. Certo, con quello che sta succedendo non siamo nello spirito migliore, ma questo è il nostro lavoro e tutti lavorano nonostante quello che sta accadendo. Il nostro mestiere è questo e cerchiamo di intrattenere la gente e dare delle emozioni perché è quello che sappiamo fare.»
Una prima tranche primaverile e l’intenzione di portare lo show live anche durante l’estate.
«Abbiamo aspettato tanto per riuscire a ripartire, ed è ovvio che adesso nessuno di noi vorrebbe fermarsi più. Ci stiamo lavorando.»
Oltre ai brani dell’ultimo disco, grande spazio alle tante gemme del canzoniere storico e ai classici di sempre.
«Spero che siano due ore di emozioni in cui come sempre ci si divertirà, commuoverà e si rifletterà su tanti argomenti. È un po’ la prerogativa di tutti i miei concerti: si ride, ci si commuove, si pensa.»
In cinquant’anni di carriera ha avuto molto di più di quello che avrebbe mai potuto immaginare nei suoi sogni di ragazza.
«Ho cantato con i più grandi artisti italiani e ho cantato le canzoni dei più grandi artisti italiani. Perciò non c’è niente che io possa ancora desiderare.»
Capace di donare nuova vita a qualunque canzone, Fiorella Mannoia ha scritto pagine di storia della nostra musica ricercando collaborazioni artistiche anche tra le nuove generazioni.
«Credo di aver raggiunto tutti i traguardi che neanche immaginavo di poter raggiungere. Continuo a fare il mio mestiere e sono sempre a caccia di belle canzoni perché noi viviamo di belle canzoni, se non abbiamo le canzoni non andiamo da nessuna parte.»
Rossa di capelli e di fede, continua a cantare le donne: quelle che combattono, che subiscono, che amano. Con loro solidarizza, le critica, le sprona.
«Non amo dare consigli, ognuno deve fare la propria strada. L’unica cosa che posso dire, non solo alle giovani donne ma ai giovani in generale, è “leggete”. Perché, se non leggete non scrivete e non cantate; perché, per capire determinate canzoni e per poter scrivere determinate canzoni, ci vuole un bagaglio culturale che solo la lettura può dare.»
Dal Festival di Sanremo 1987 sono trascorsi ormai trentacinque anni. Un lasso di tempo durante il quale quel testo cucitole addosso da Enrico Ruggeri e da lei inizialmente bistrattato è divenuto il manifesto di una fragilità forte, che non si dà per vinta. Romantica, sognatrice, eppure pragmatica. Una femminilità che si nutre di silenzi, raccontando di sé anche attraverso quello che non dice.
«Oggi le donne hanno imparato a dire le cose, ma non tutto. Spesso i drammi si consumano in famiglia e non confessi quello che succede neanche a tua madre, a tuo padre o alle amiche… Quanto a quel testo, poi mi sono venuti quasi i sensi di colpa, perché le canzoni appartengono al pubblico. Ora mi diverte moltissimo cantarlo.» Solo con una variazione rispetto all’originale: da “e se ci confondiamo un po’” diventa “e se ci trasformiamo un po’”. La versione di Fiorella.